2022-01-12
Con queste regole finiamo dritti in lockdown di fatto
Quarantene inutili e conteggi dei ricoveri sbagliati che mandano in rosso le regioni. Mentre il governo nasconde le sue lacune dietro i caproni espiatori no vax, il Paese rischia proprio quel che Mario Draghi dice di voler evitare: la paralisi. È la pandemia delle norme burocratiche assurde imposte da Speranza e Cts.Diciamoci la verità: se Mario Draghi avesse ragione, sarebbe tutto più facile. Basterebbe dare un altro giro di vite, mettere agli arresti domiciliari chi non si è ancora vaccinato, togliendogli lo stipendio e gli ultimi diritti rimasti, affibbiare una multa di qualche migliaio di euro a chi insiste a non offrire il braccio alla patria, infine mandare i carabinieri muniti di siringa, e il gioco sarebbe fatto. Sì, se fosse vera la frase pronunciata dal presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di lunedì («Gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipendono dal fatto che ci sono i no vax»), in pochi mesi si potrebbero spazzare via la pandemia e le sue conseguenze. Ma purtroppo, al pari di quella di sei mesi fa («Il green pass dà la certezza di trovarsi tra persone non contagiate e che non contagiano»), la frase del capo del governo non risponde al vero. È consolatoria, perché genera una certezza e identifica dei caproni espiatori che non si rassegnano a chinare il capo davanti alla scienza, ma è illusoria. Perché il virus non gira solo a causa di chi non si è vaccinato, ma anche tra coloro che si sono immunizzati con prima, seconda e terza dose. E, a differenza di quanto si voglia far credere, non è affatto vero che chi ha completato il ciclo vaccinale infetta «debolmente», come qualche virologo da salotto va ripetendo in tv: anche chi si è sottoposto all’iniezione può infettare come chi l’ha rifiutata. Del resto, per comprenderlo è sufficiente passare in rassegna i dati ufficiali: non quelli illustrati dal premier e nemmeno quelli mostrati in tv dal ministro della Salute, ma i numeri completi pubblicati dall’Istituto superiore di sanità. Da cui si evince che i non vaccinati sono più a rischio di ricovero in terapia intensiva e di avere effetti gravi, con conseguenze anche letali. Tuttavia, le persone vaccinate sono tutt’altro che esenti dal contagio, dall’ospedalizzazione, dalla degenza in terapia intensiva e, purtroppo, anche se con incidenza infinitamente minore rispetto ai non immunizzati, dal rischio di decesso. Nell’ultimo rapporto rilasciato dall’Iss, nel periodo fra il 19 novembre e il 19 dicembre, nella fascia fra i 12 e i 39 anni, si evidenzia un aumento dei contagi e dei ricoveri di persone vaccinate. I positivi nonostante l’immunizzazione sono quasi il triplo degli irriducibili no vax, e tra i degenti se ne contano più di un terzo del totale. Anche fra gli italiani con età variabile tra i 40 e i 60 anni i contagiati nonostante il vaccino sono tre volte tanto rispetto ai renitenti, ma la proporzione si inverte quando si parla di ricoveri. Tra i sessantenni e gli ottantenni, si registrano quattro positivi con vaccino ogni contagiato senza, e per quanto riguarda le degenze in ospedale rimangono avanti, seppur di poco, i vaccinati. Rapporto che passa da cinque a uno nel caso di positivi ultraottantenni, con il doppio dei vaccinati quando si parla di ricoveri. Ho lasciato volutamente da parte le terapie intensive, dove fino a 60 anni la bilancia va a svantaggio dei non vaccinati, per poi riequilibrarsi quando si parla di persone con un’età più avanzata. Discorso che vale anche per i decessi. Ovviamente, con questa carrellata di informazioni non voglio dire che tra vaccinati e non vaccinati ci sia la stessa mortalità, né voglio dimenticare il paradosso di Simpson, ignorando che a fronte di 46 milioni di immunizzati, coloro che ancora non lo sono non arrivano a 6 milioni. Tuttavia, se si guardano i dati si capisce una cosa, e cioè che il problema non sono «solo» i no vax, ma un virus che circola anche fra i vaccinati, prova ne sia che un numero sempre crescente di persone immunizzate si contagia, finisce in ospedale e non di rado in terapia intensiva. Non ho intenzione di usare la mia esperienza a fini statistici, ma nella cerchia di amici e colleghi i contagi si diffondono tra persone vaccinate, spessissimo con tre dosi. L’unica persona non immunizzata che si è contagiata deve ringraziare un vaccinato con tripla dose. Con ciò voglio sostenere che è inutile vaccinarsi? No, voglio solo dimostrare che il nostro problema non sono «solo» i no vax, che pure esistono in ogni Paese e spesso in percentuali superiori alle nostre, ma i vaccini che perdono efficacia, le varianti che aggirano le protezioni, le poche precauzioni adottate da chi, in possesso del green pass o del super green pass, si sente tranquillo. Non è tutto: il nostro problema sono anche le misure adottate che impongono quarantene anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Draghi dice di non voler chiudere le scuole e bloccare il Paese, ma con le norme volute da Roberto Speranza e dai suoi compagni procediamo spediti proprio verso la paralisi e con la sospensione di molte attività, oltre che di molte lezioni. Un esempio di ciò a cui alludo? Prendete Nicola Porro. Il conduttore di Quarta Repubblica, che il Covid lo ha fatto ed è pure vaccinato, per aver «avuto un contatto stretto» con un positivo è stato costretto all’isolamento fiduciario, nonostante fosse asintomatico e avesse un tampone negativo al Covid. Insomma, chiuso in casa nonostante non abbia niente e con lui milioni di italiani nelle stesse condizioni. Anche questo, secondo il presidente del Consiglio, è colpa dei «no vax»? Non sarà invece colpa del ministero della Salute, del Comitato tecnico scientifico e di quel manipolo di burocrati che insiste a curare il Paese con norme assurde, senza adottare i pochi provvedimenti che servirebbero, tipo aumentare le terapie intensive, l’uso delle monoclonali eccetera?
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)