2025-02-14
«Caldaie a carbone nella Milano di Sala»
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
Interrogazione di Luca Bernardo, capogruppo di Fi a Palazzo Marino, che chiede anche di verificare la sostituzione degli impianti a gasolio negli edifici pubblici, promessa dal sindaco. Mentre si è inabissata la battaglia per mettere al bando i sistemi privati.A Milano, nella centralissima area 1, dove si trova anche via Montenapoleone, quella che il sindaco, Giuseppe Sala, vorrebbe fosse un modello green, ci sarebbero ancora due caldaie a carbone. «Avete capito bene, nel cuore di Milano, dove proliferano i divieti per le auto a benzina e diesel, dove incombe la Ztl, c’è chi per riscaldarsi, usa ancora il carbone». A parlare è il capogruppo di Forza Italia al Comune di Milano, Luca Bernardo, che ha presentato una interrogazione sul tema al sindaco e agli assessori competenti. Nel testo Bernardo ricorda che «per il contrasto all’inquinamento nel Comune di Milano, lo stesso aveva deciso di intraprendere un percorso per risolvere la presenza delle caldaie a gasolio». Il consigliere ricorda che «dal primo gennaio 2025 non sono più disponibili gli incentivi all’installazione di caldaie a gasolio e tale fatto dovrebbe portare a soluzioni più innovative e tecnologiche per la riduzione dell’inquinamento». E sottolinea anche che «dal 2029 per la Commissione europea, per gli indici di efficienza fissati, non dovrebbero più esistere la tipologia di caldaie a gasolio». Ma ecco la scoperta. Bernardo chiede al sindaco e agli assessori competenti «di confermare per quanto riguarda la presenza di caldaie a gasolio del Comune di Milano, se ve ne fossero presenti tre e che sia stato intrapreso tale percorso indicato: area De Amicis, entro fine marzo 2025 passaggio a pompa di calore; area Sant’Arialdo, dovrebbero terminare i lavori di sostituzione di caldaie a gasolio entro fine anno 2025 al massimo gennaio 2026; inoltre esisterebbe una terza area in cui a fine 2025 e inizio 2026 dovrebbe essere sostituita la caldaia a gasolio. Quali interventi il Comune di Milano ha intenzione di mettere in atto in merito alle 3.000 caldaie a gasolio di privati, di cui in zona 1 (area Montenapoleone) che presenta due caldaie a carbone».Alcuni dati riassuntivi della situazione li ha forniti a La Verità l’assessorato all’Ambiente: a Milano ci sono circa 500 caldaie a gasolio tra edifici pubblici e privati di cui tre in edifici del Comune in via di sostituzione. Complessivamente nel capoluogo lombardo ci sono oltre 200.000 impianti. Nel 2019 quelli a gasolio erano circa 1.500 tra edifici pubblici e privati.Cifre snocciolate come se si trattasse di un risultato epocale ma che rappresentano un risultato insoddisfacente sia a fronte dell’inquinamento prodotto da tali sistemi, sia a fronte delle misure restrittive sulla circolazione delle auto, sia, non per ultimo, a fronte delle dichiarazioni di intenti espressi dal sindaco Sala sul tema.Un tema che ci sta tutto. Ecco quanto afferma Leonardo Caruso, presidente dell’Anaci di Milano (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari): «Secondo i dati forniti da Inemar, il riscaldamento incide per il 52,2%. La Lombardia è la Regione con il maggior numero di costruzioni in condominio, il 70% degli edifici a Milano sono stati costruiti prima del 1980, ovvero prima di qualsiasi legge che si occupasse di inquinamento. È evidente che le misure adottate in via straordinaria nei momenti più critici rimandano il problema, serve un’azione concreta sugli impianti che sono ormai vecchi. Negli ultimi anni, sono stati messi in atto piccoli accorgimenti come il rinvio dell’accensione degli impianti dovuto al protrarsi della bella stagione, ma queste non sono soluzioni a lungo termine».Ma facciamo un passo indietro. Il Comune di Milano aveva fatto una delibera per mettere fuorilegge le caldaie a gasolio dall’inverno 2023, poi c’è stato un ricorso e il Tar aveva dato ragione ai privati a causa del Covid. Ecco cosa diceva Sala a fine gennaio 2020: «Sulle caldaie a gasolio è necessario intervenire con una regolamentazione. Io non voglio solo regolamentare ma anche supportare per cui chiamerò già dalla settimana prossima gli amministratori condominiali per capire cosa si può fare, risentirò il governo per capire se i finanziamenti possono essere diversi».Dopo lo stop del Tar, Sala è tornato alla carica, quanto ad annunci. A febbraio 2024 dice di voler «riproporre» la delibera bocciata, «ma dovremmo trovare le formule per evitare un altro ricorso».Da quel momento però è calato il silenzio. «Non abbiamo più avuto notizia di un’altra iniziativa da parte del Comune», afferma il presidente dell’Anaci di Milano, Caruso. E sottolinea le diverse problematiche che comporta il passaggio a impianti meno inquinanti. «Il teleriscaldamento non arriva in tutte le aree della città e il passaggio al metano richiede condizioni particolari. Poi c’è un tema di tipo economico. Così chi ha uno scarso budget familiare procrastina la sostituzione». Su tutto incombe la direttiva europea (2012/27) che ha stabilito che i Paesi dell’Unione devono abbattere le emissioni inquinanti e favorire soluzioni più sostenibili, anche per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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