2023-08-13
Il calcio ostaggio di mamme e papà. I contratti sono un affare di famiglia
Romelu Lukaku con la madre (Getty Images)
I parenti non sono più serpenti, ma agenti: l’accordo (quasi) saltato tra Samardzic e l’Inter è solo l’ultimo caso di una lunga serie di bizze con protagonisti genitori, fratelli e pure mogli. Che puntano alle ricche commissioni.Nel nome del padre e qualche volta della madre. Venerdì quando ha visto comparire in sede papà Mladen, il ragioniere dell’Inter in maniche di camicia, pronto con i contratti da far firmare al figlio Lazar Samardzic, è andato in palla. Beppe Marotta gli aveva detto che era tutto a posto. Lui era già sbilanciato sul ponte di Ferragosto e quell’uomo che chiedeva più soldi non lo aveva messo in conto. Ingaggio non di 1,6 milioni a salire ma di 2,2 e una percentuale più alta di commissioni. Prendere o lasciare. Il genitore del rifinitore serbo, evidentemente in possesso di maggiore fantasia del pargolo, aveva deciso di alzare la posta ad affare chiuso, probabilmente spinto da un rilancio del West Ham.A quel punto l’Inter si è irrigidita: «O firma alle cifre pattuite o non se ne fa niente. Auguri». Papà Mladen, che oggi fa l’angioletto («È tutto un equivoco»), aveva tentato il colpo della vita in tre mosse: aveva licenziato in tronco l’agente Rafaela Pimenta che aveva completato l’operazione; aveva modificato in proprio i termini dell’affare; aveva forzato la mano. Ora è tutto fermo, domani potrebbe esserci una svolta. Il giocatore passeggia nella Milano deserta e ripete: «Certo che firmo». Cosa? Diceva Gianni Agnelli: «Gli amici te li puoi scegliere, i parenti purtroppo no». Da quando il calciomercato è stato invaso da ogni genere di famigliare fino al quinto grado, il luna park è diventato ancora più divertente, folle, surreale. Butta lì un procuratore di antico lignaggio: «Prima era un suk silenzioso, adesso è un mercato delle vacche a cielo aperto, con i nonni a fare le trattative e i social a fare da moltiplicatore». Alla larga dai parenti serpenti, ecco calare dalle valli i parenti agenti, quelli che guardano il campione di casa e vedono Paperon de’ Paperoni. Con un vantaggio: le commissioni restano in famiglia. «Follow the money», anche l’affetto stinge nel dollaro e la frase «sei un tesoro» con un bacio come punto esclamativo assume un altro significato.Rimanendo nella sfera paterna, sull’altra sponda del Naviglio hanno imparato a conoscere Antonio Leao, gentile e risoluto genitore del fenomeno Rafael; prima di firmare il rinnovo con il Milan, ha tenuto tutti sulla corda. Gli piaceva ripetere: «Rafa non è un bambino abbandonato. Vive su consiglio di padre, madre, zio, famiglia». Aiuto, l’intero clan da gestire. Il capolavoro di Paolo Maldini non sarà mai celebrato abbastanza. Altri padri ingombranti sono Neymar Santos, che ogni anno chiede un ritocco agli sceicchi del Psg (e il mese scorso è stato arrestato perché stava deviando un fiume per ottenere un lago privato), Jorge Messi, che ha messo nei guai il figlio con il Fisco. Anche Mario Martinez provò a chiedere «più minuti per mio figlio», ma Lautaro decise di rispedirlo in Argentina. Li avrebbe ottenuti da solo.Le mamme non sono da meno. Se l’estate del pallone sgonfio sarà ricordata come quella di Romelu Lukaku è anche perché «fa tutto ciò che gli dice la madre». Donna Alphonsine ha un ascendente assoluto sul figliolo: fu causa della rissa sfiorata a San Siro fra Big Rom e Ibrahimovic, con murales annesso, quando il cobra milanista gli sibilò la frase sui riti woodoo della mamma. La vicenda era stata messa in piazza dal proprietario dell’Everton, Farhad Moshiri, che in una riunione disse: «Gli avevamo fatto l’offerta migliore ma lui chiamò la madre che gli disse di aver fatto un voodoo, ricevendo il messaggio di andare al Chelsea».A Torino hanno imparato a conoscere Veronique Rabiot, la dame de fer del calcio francese. Madame ha nelle mani la carriera del figlio, osserva contratti e statistiche, poi decide dove mandarlo a giocare. Lo ha cresciuto da sola, è da sempre la sua agente, riuscì a farlo ingaggiare dal Psg prima che fosse maggiorenne. Alterchi, tempeste perfette, frasi come «Adrien è ostaggio del club, a breve lo terranno a pane e acqua». Di solito sono il preludio alla rottura, avvenne anche tre anni fa quando lo fece salire in macchina e lo portò alla Juventus. Bonus per lei: dieci milioni. Famoso l’alterco con il padre di Kylian Mbappé in tribuna dopo il rigore sbagliato dal centravanti contro la Svizzera nell’ultimo Europeo della Francia. «Tieni in riga tuo figlio», gli disse. Borsettate Vuitton. Lampi da zuffa fra genitori fanatici al torneo parrocchiale.I parenti agenti sono una sciagura ma sono una tendenza. Ci fece un’inchiesta il New York Times quando la Premier decise (2015) che per i famigliari sarebbe stato più facile accedere al ruolo di procuratore e rappresentare i congiunti. La svolta avvenne quando la Football Association modificò lo statuto degli agenti rendendoli tutti intermediari, quindi senza test da superare. Basta compilare un modulo e Dane Rashford rappresenta Marcus, come il fratello di Alexander-Arnold o il padre di Christian Pulisic, oggi al Milan. I vecchi marpioni delle trattative si indignarono, parlarono di «Wild West in arrivo».Talvolta il connubio funziona. Nicolas Higuain ha fatto la fortuna del fratello Pipita (con micidiali strategie in uscita) almeno quanto i gol; Manuel El Shaarawy ha strappato per il fratello Stephan un ingaggio faraonico (40 milioni) dallo Shanghai Shenhua; Walter Cavani è sempre stato l’uomo chiave per i contratti del fratello Edinson. Pep Guardiola non firma neppure un autografo senza prima l’ok di Pere, che ha cominciato ad avvisare il City: «Mio fratello ha il sogno di allenare una Nazionale». Federico Chiesa non muove foglia che papà Enrico - profondo conoscitore di vizi privati e pubbliche virtù del pallone italiano - non voglia.La legge prevede che serva comunque un agente iscritto all’albo? Nessun problema, tutto si bypassa: lo si assume e lo si mette nel pool di famiglia. Domani è il giorno di Mladen Samardzic: lascia o raddoppia? Bicipite turgido o cappello in mano? Le pareti degli uffici nerazzurri ne hanno viste tante. Anche Wanda Nara minacciare, piangere, fare le fusa nei mesi lunari del caso Icardi. La mattina trattava da agente e la sera andava in tv a spiegare come Ivan Perisic avrebbe dovuto passare la palla al marito.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)