
La storia degli studenti finalisti di un concorso internazionale ma senza soldi per volare all'evento di Boston è una balla spaziale. Il torneo, con 84 squadre da tutto il mondo, è all'inizio e si concluderà in Spagna, non negli Usa. La preside: «Ci hanno fraintesi».Una balla spaziale. La storia dei tre studenti napoletani che conquistano la finale di un concorso internazionale di robotica ma non hanno i soldi per volare a Boston, negli Usa, per tentare di aggiudicarsi il trofeo, dopo aver commosso l'Italia e il webbe, si è rivelata una bufala, o nel migliore dei casi una bufalina, in onore della saporitissima pizza alla mozzarella di bufala, vanto dei pizzaioli partenopei. Una bufalina che si è allargata a macchia d'olio e propagata alla velocità della luce, per colpa di articoli di stampa tutt'altro che accurati e approfonditi, spingendo le più alte cariche dello Stato a occuparsi del caso e tantissime istituzioni pubbliche e private a prodigarsi in una gara di solidarietà completamente inutile.Tutto inizia lo scorso 10 novembre, in occasione del Sabato delle idee, iniziativa che raduna a Napoli esponenti del mondo dell'università e della ricerca. Alla manifestazione sono presenti anche tre studenti dell'Istituto tecnico industriale Augusto Righi di Napoli, Mauro D'Alò, Davide Di Pierro e Luigi Picarella, che insieme ai docenti di matematica e informatica, Salvatore Pelella e Ciro Melcarne, partecipano all'High school Tournament della Zero Robotics, una competizione internazionale di programmazione di robotica aerospaziale ideata dal Mit, il Massachusetts institute of technology, in collaborazione con la Nasa. Al torneo partecipano studenti delle scuole superiori di tutto il mondo, che gareggiano nella programmazione degli Spheres, piccoli satelliti sferici ospitati all'interno della Stazione spaziale internazionale. La fase finale consiste nel mandare dei codici di programmazione per gli Spheres alla Stazione spaziale.Uno dei tre studenti lancia il suo grido di disperazione: «Non è facile per le scuole italiane e del Mezzogiorno in particolare», dice Davide, «competere con le scuole dei grandi colossi economici mondiali nel settore della ricerca aerospaziale senza strutture adeguate e senza nemmeno i soldi per andare a Boston per la finale internazionale di una competizione». Alcuni organi di stampa si buttano a pesce sulla succulenta notizia, semplificandola in maniera completamente sbagliata: «I tre bravissimi studenti napoletani non hanno i soldi per andare a Boston a disputare la finale del torneo internazionale per la quale si sono qualificati». Ci vogliono 6-7.000 euro, ma la scuola non li ha. L'indignazione monta, la commozione dilaga. Scatta la gara di solidarietà. Si offrono di pagare il viaggio a Boston, tra gli altri, la redazione del Tg 3 Web; Alberto Bombassei, presidente della Brembo e della Italychina; Giovanna Manzi, Ceo di Best Western Italia; la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che riceve gli studenti e la preside, Vittoria Rinaldi. Incontra preside e studenti anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.Si mobilita pure il vicepremier Luigi Di Maio. La preside del «Righi», Vittoria Rinaldi gongola: «Da Napoli ad Atlanta», esulta tre giorni fa la Rinaldi, «c'è stata un'incredibile risposta di tantissime aziende all'appello dei nostri studenti, una reazione che dimostra quanto sia importante accendere i riflettori sulle tante eccellenze sommerse all'interno delle scuole del nostro Paese». Tutto bellissimo, peccato che sia tutto falso. Una balla spaziale, appunto, che viene chiarita ieri, quando il Politecnico di Torino diffonde una nota: «Il torneo di quest'anno», recita il comunicato, firmato dal professor Leonardo Reyneri, coordinatore per l'Europa del torneo, «è ancora alle fasi iniziali e la classifica viene aggiornata in tempo reale fino alle fasi finali; i vincitori saranno decretati a metà gennaio 2019. Per le squadre europee e russe la finale di quest'anno è prevista ad Alicante, in Spagna; per gli americani al Mit di Boston e per l'Australia a Sidney». Apriti cielo (stellato): e il dramma dei tre studenti partenopei con tanto cervello e pochi soldi? «La notizia», spiega Reyneri alla Verità, con il tono di uno al quale girano assai le spheres per tutto questo trambusto, «è completamente falsa. Siamo ancora all'inizio delle semifinali, alle quali partecipano ben 84 team di tutto il mondo, che hanno le stesse possibilità di arrivare in finale. I ragazzi del Righi sono bravissimi, e hanno ottime probabilità, ma per ora nulla è certo, e in ogni caso abbiamo individuato Alicante in Spagna per la finale europea proprio per i costi: volo andata e ritorno e pernottamento costano circa 200 euro. Altrimenti, come accaduto lo scorso anno, le scuole italiane si radunano tutte qui a Torino. Boston? Se qualche scuola vuole andarci in gita…».«I ragazzi, i docenti e io», commenta la preside Vittoria Rinaldi, che in realtà in questi giorni non aveva mai chiarito bene la situazione, «abbiamo sempre spiegato come stavano le cose. Se poi nei titoli qualche media ha sintetizzato troppo non è certo colpa nostra. Il sogno dei nostri ragazzi è andare in finale in un luogo simbolo come il Mit di Boston, anziché ad Alicante». Considerato che la finale si svolge sulla Stazione spaziale internazionale, alla quale vengono inviati i codici, è già tanto che il sogno dei ragazzi del Righi non sia quello di un viaggio in astronave. Almeno per quest'anno.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 novembre con Flaminia Camilletti
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Colpi sulle forze Onu in Libano. Gerusalemme: «Abbiamo confuso i soldati per sospetti a causa del maltempo». E l’esercito avverte: «Se necessario operazioni a Gaza».
Ennesimo attacco alle stazioni Unifil in Libano da parte dell’Idf, ennesimo rimpallo di responsabilità. «Le forze israeliane (Idf) hanno aperto il fuoco contro peacekeeper di Unifil da un tank Merkava nei pressi di una postazione allestita da Israele in territorio libanese» ha denunciato Unifil ieri mattina, precisando che «i colpi sono arrivati a circa cinque metri dai peacekeeper, che erano a piedi» e sono stati costretti a mettersi al riparo. «I caschi blu hanno chiesto alle Idf di cessare il fuoco tramite i canali di collegamento di Unifil. Sono riusciti ad allontanarsi in sicurezza circa trenta minuti dopo, quando il carro armato Merkava si è ritirato all'interno della postazione delle Idf. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito». Poco dopo l’Idf si è difeso chiarendo di non aver «sparato deliberatamente» contro le forze di pace delle Nazioni Unite in Libano. Hanno affermato di aver scambiato i soldati per «sospetti» a causa «delle cattive condizioni meteorologiche».
Un volo breve, un dirottatore Naif e un mistero ancora irrisolto. Ecco la storia del terrorista a bordo di Northwest 305.
Volodomyr Zelensky e Kyriakos Mitsotakis (Ansa)
Prima è stato in Grecia, oggi va a Parigi e domani in Spagna: il presidente ucraino ha la faccia tosta di pretendere gas, fondi e aerei dopo che i suoi hanno sperperato svariati miliardi per farsi i water d’oro.
Non indossa il saio del pentimento anche se assomiglia sempre più a Fra Galdino impegnato in una questua perenne. È Volodymyr Zelensky che ieri è andato in Grecia, oggi sarà a Parigi e domani in Spagna a chiedere soldi, energia e armi. Come il frate cercatore del Manzoni dice: noi siam come il mare che riceve acqua da tutte le parti e la torna a distribuire ai fiumi. Solo che i suoi fiumi sono gli oligarchi e gli amici dello stesso Zelensky, che si sono spartiti tangenti miliardarie mentre gli ucraini continuano a morire di guerra e di freddo. Lo scandalo sulla corruzione – che l’Europa conosceva dal 2021 attraverso una denuncia della sua Corte dei conti, ma che Ursula von der Leyen ha scelto di ignorare – non si placa e il presidente ucraino, mentre va in giro a fare la questua, ha annunciato profonde modifiche negli assetti istituzionali a cominciare da un radicale cambiamento della e nella Commissione per l’energia e ai vertici delle aziende di Stato, che ha chiesto al governo di presentare con urgenza alla Verkovna Rada, il Parlamento.






