2022-11-30
Mentre le casse puntano su Bpm Crédit Agricole si prende le polizze
Il Ceo di Crédit Agricole, Giampiero Maioli (Imagoeconomica)
Il mercato monitora gli enti previdenziali e la Banque Verte tratta in esclusiva l’alleanza nei «danni» e mette, oltre al cappello di socio e concorrente, quello di partner. Un accordo che influirà sul rinnovo della governance.Il Credit Agricole calza un nuovo cappello nel sistema bancario italiano. Il cda di Banco Bpm, ieri sera, ha approvato di affidare ai francesi un periodo di esclusiva per l’alleanza commerciale nella distribuzione delle polizze del ramo danni, valutato circa 300 milioni. Battuta, dunque, l’offerta dell’altra candidata in lizza - sempre francese - Axa. «Tale esclusiva», si legge in una nota, «è finalizzata alla negoziazione e definizione dei termini e delle condizioni del potenziale acquisto da parte di Crédit Agricole assurances di una partecipazione di maggioranza rispettivamente in Banco Bpm Assicurazioni e, subordinatamente al riacquisto da parte della banca, di Vera Assicurazioni che, a sua volta, detiene il 100% di Vera Protezione, con l’avvio di una potenziale partnership di lungo periodo nel settore danni/protezione».Come già comunicato al mercato il 3 agosto, prosegue invece il processo di internalizzazione del settore «vita», già avviato a seguito dell’acquisizione dell’intero capitale di Bipiemme Vita da Covéa.La Banque Verte rafforza, dunque, la partnership con il Banco guidato da Massimo Tononi (presidente) e Giuseppe Castagna (ad) con cui era già alleata nel credito al consumo di Agos Ducato ma di cui l’istituto francese, che possiede le ex CariParma, Friuladria e anche il Creval, è di fatto anche un concorrente. Soprattutto in alcune zone del lombardo-veneto. Non solo. L’accordo è rilevante anche per i futuri assetti di governance della banca di piazza Meda: a primavera va rinnovato il board e l’Agricole, oggi, è il primo azionista del Banco con quasi il 10%, dopo il blitz di aprile.Come evidenziava ieri Milano Finanza, proseguono gli incontri fra le fondazioni di origine bancaria e le casse previdenziali, azionisti e titolari da fine 2020 attraverso un patto di consultazione di una quota complessiva dell’8,28% del capitale. Quota che già in questi giorni - e comunque entro fine anno - dovrebbe salire al 10%, con possibili ulteriori arrotondamenti.Per il gruppo francese, guidato in Italia da Giampiero Maioli, rimangono aperte diverse opzioni: potrebbe appoggiare la lista del cda che, con ogni probabilità, confermerà Castagna e in cambio inserire nella rosa un proprio candidato. Oppure, potrebbe correre con una propria lista contrapposta a quella del board lanciando anche una scalata al Banco. Questa ipotesi sembra, al momento, poco probabile considerando anche come si è mossa la banca in passato sul «campo» italiano.Al netto dei nomi che verranno messi sul tavolo, il peso dei francesi verrebbe equilibrato da un blocco di soci italiani che ruota attorno alle casse: l’Enpam, la cassa previdenziale dei medici ha l’1,95% del Banco, quota che potrebbe presto crescere all’1,99%, mentre Lucca possiede l’1,24%, dietro a Fondazione Crt (1,8%). Ci sono poi le fondazioni CariAlessandria (0,5%), Trento e Rovereto (0,03%), Carpi (0,1%), Manodori (0,02%), ma anche Cassa Forense (1,66%) ed Inarcassa (1,04%). E al patto potrebbero aggiungersi anche l’Enasarco, l’Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresenti del commercio pronto a investire 70 milioni, l’Enpaia (addetti in agricoltura) e l’Enpaf (farmacisti).Il fatto che si allarghi lo spazio di manovra dell’Agricole nel mercato distributivo delle polizze e che, nello stesso momento, si rafforzi il peso delle casse previdenziali nel capitale di piazza Meda va guardato anche con le lenti di chi monitora le prossime mosse del risiko del credito in Italia. Da cui può dipendere anche il futuro del Monte dei Paschi. A inizio novembre la banca senese ha chiuso l’aumento di capitale da 2,5 miliardi, di cui 1,6 coperto dal Mef che ha il 64%. Tamponata per l’ennesima volta la falla di liquidità necessaria al rilancio, Mps deve essere traghettata verso quella «soluzione strutturale» più volte invocata dalle autorità europee e necessaria per l’uscita dello Stato dal capitale.Insomma, dovrà trovare chi compri la banca o che la fonda in un progetto più ampio. Come quello del terzo polo, di cui si parla ormai da qualche anno, che potrebbe coinvolgere proprio Banco Bpm e l’Agricole, nel ruolo di pivot, mentre a equilibrare il potere dei francesi sarebbero, appunto, le casse. Alla luce di chi ha messo l’«obolo» per l’aumento del Monte, è, infatti, cambiato l’azionariato dell’istituto toscano. Il controllo resta in mano allo Stato ma il secondo socio adesso è Axa, già partner bancassicurativo di Rocca Salimbeni, che ha dato il contributo decisivo investendo 200 milioni e detiene circa l’8% del Monte ricapitalizzato. Seguono le fondazioni (Cariplo, Compagnia Sanpaolo, Crt, CariCuneo. CrFirenze, Lucca, Pistoia e Pescia e Fondazione Mps) che arrivano a detenere tutte insieme circa il 3 per cento. Con partecipazioni più piccole ci sono invece Anima (all’1%) e le casse di previdenza come Enpam e Enarcassa che hanno in mano circa l’1,2% a fronte della trentina di milioni versati.Il nuovo cda della banca, espressione anche dei nuovi pesi nel parterre azionario, sarà nominato nella primavera 2023. Proprio come quello del Banco Bpm.
Jose Mourinho (Getty Images)