2024-03-12
Dal vento sardo alla fiaba della svolta. La bolla dei media è già scoppiata
Elly Schlein e Giuseppe Conte (Getty Images)
Per giorni siamo stati bombardati dalla teoria del sorpasso inevitabile del centrosinistra. Dopo la risicata vittoria di Alessandra Todde doveva essere l’ora di Luciano D’Amico. Eppure ai sogni dei giornaloni mancano 43.000 voti.La sinistra non ha visto arrivare 43.000 voti, più o meno l’equivalente di cittadine come Vasto e Avezzano, o come Ortona e Sulmona messe insieme. Tanti sono infatti i voti che domenica hanno distanziato il governatore uscente Marco Marsilio dallo sfidante Luciano D’Amico. Eppure, fino al giorno prima, nella narrazione di Elly Schlein e Giuseppe Conte, ma anche di Carlo Calenda e compagni, la differenza tra gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra non c’era e se c’era era a favore del candidato del cartello progressista. Per giorni, infatti, siamo stati bombardati con l’annuncio del sorpasso. Il vento è cambiato, spiegavano in coro i leader del Pd e dei 5 stelle. Dopo la Sardegna, cadrà anche l’Abruzzo. E già si immaginavano vincenti perfino in Basilicata, dove si voterà prossimamente. Poi, a urne aperte e consensi contati, la sorpresa: sette punti di distacco del governatore sull’avversario, appunto 43.000 voti, con D’Amico che neppure nei primi exit poll sopravanzava Marsilio.A onor del vero, bisogna riconoscere che Schlein, Conte e compagnia sinistra non sono i soli responsabili del clamoroso errore di valutazione che nella notte di domenica li ha lasciati con un palmo di naso. Per giorni sono stati cullati nell’illusione di poter scavalcare il candidato di centrodestra e dare una spallata al governo di Giorgia Meloni dalla cricca dell’informazione. La chiamo così, cricca, perché quando si mettono d’accordo, i giornaloni riescono a propinare le loro convinzioni, ma forse sarebbe meglio chiamarle aspirazioni, come se fossero oro colato. Dalla sconfitta in Sardegna in poi, cronisti e commentatori hanno raccontato agli italiani un cambio di scenario che esisteva solo nelle loro teste, ovvero una rimonta del centrosinistra capace di mettere in seria difficoltà il centrodestra. Un falso clamoroso. E per rendersene conto era sufficiente guardare i numeri. In Sardegna, come ha onestamente ammesso lui stesso, ha perso Paolo Truzzu, il candidato di centrodestra. È ovvio, ha perso anche chi lo ha scelto come possibile governatore della Sardegna. Ma se si leggono le percentuali dei due schieramenti, ci si rende conto che comunque l’attuale maggioranza di governo anche nell’isola è rimasta in vantaggio rispetto al cartello di sinistra che ha sostenuto Alessandra Todde. Senza considerare poi che, negli ultimi 25 anni, chi aveva vinto le precedenti elezioni non ha mai ottenuto la riconferma. Dunque, visto che la sfida si era chiusa a favore della candidata grillina per un pugno di voti (1.600 in totale), che senso aveva parlare del cambiamento di verso dell’orientamento dell’opinione pubblica? Nessuno, ma per settimane abbiamo ascoltato una narrazione che descriveva come prossima la sconfitta di Marsilio e il trionfo di D’Amico, con illustrazione degli effetti sullo scenario parlamentare del famoso campo largo, ossia dell’intesa fra 5 stelle e Pd. Come si è visto, non c’è nessun campo largo, ma solo un campo stretto e accidentato, forse addirittura un campo minato (Conte vorrebbe comandare, la Schlein pure), che non può contare sulla maggioranza degli elettori. Anche in questo caso, basta guardare i numeri. In Abruzzo il Pd ha tenuto, guadagnando qualche punto percentuale rispetto al passato, ma in compenso è crollato il Movimento 5 stelle, passato dal 20 per cento delle precedenti regionali al 7 per cento (alle politiche di due anni fa prese il 18,4 per cento) di ieri. Oggi i grillini sono il quinto partito, scavalcato dal Pd, ma anche da Forza Italia e dalla Lega. Quest’ultima perde un punto rispetto alle politiche e il 18 per cento rispetto al 2019, ma ne guadagna e molti Forza Italia. Nel complesso, la coalizione di centrodestra è avanti di quasi dieci punti rispetto a quella di centrosinistra e dunque i sogni di gloria che per giorni ci sono stati propinati a reti e testate unificate si sono rivelati pura illusione, del genere fantasy.Allo story balling, tipologia di narrazione alla quale pare da anni affezionato, appartengono pure i racconti di Matteo Renzi, che dal palco della Leopolda ha pronosticato una prossima crisi di governo dovuta al cortocircuito della maggioranza. Sarà, ma per vaticinare la caduta dell’esecutivo credo che il senatore semplice di Rignano abbia sbagliato giorno, perché domenica l’unica cosa che si è vista è la crisi del centrosinistra.
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.
Ecco #DimmiLaVerità del 5 novembre 2025. Il nostro Stefano Piazza analizza gli aspetti più inquietanti del terrorismo islamico internazionale.