2025-08-14
Per liberare i rom da miseria e illegalità bisogna smantellare tutti i campi nomadi
I giornali minimizzano le condizioni della comunità milanese e dall’Europa piovono fondi inutili contro l’«antiziganesimo».Secondo don Paolo Steffano il problema sta nel fatto che i ragazzini sono stati «abbandonati a loro stessi. Sono allo sbando, sono sempre in giro a fare casino, magari riuniti in bande. Inutile stupirsi», dice il sacerdote al Corriere della Sera. «Se cresci in questo contesto è difficile prendere un’altra strada, hai bisogno di aiuto». Il contesto sappiamo tutti quale sia: quello del campo rom abusivo in cui vivevano i ragazzini di 13, 12, 11 e 10 anni che stavano a bordo dell’auto pirata che ha falciato lunedì la povera pensionata Cecilia De Astis al Gratosoglio di Milano. Il campo da cui quei bambini sono - pensate un po’ - scomparsi e riapparsi a piacimento, giusto per non farsi mancare niente.Quel contesto lo conoscono tutti bene e da tempo, ma in queste ore sembra che ci sia il timore di pronunciare le parole giuste, e di dire le cose come stanno. Si ha il timore di affermare quale fosse il primo e fondamentale aiuto (per dirla con don Steffano) di cui quei bambini avrebbero avuto bisogno: lo sgombero del campo. Da lì parte tutto, senza quello inutile ragionare oltre.Eppure, al solito, anche dopo un orrendo omicidio stradale reso ancora più atroce dalla giovanissima età degli assassini, si tenta di svicolare, di rendere torbide le acque e di cambiare discorso.Sempre il Corriere della Sera dà la parola a Maria Carla Gatto, presidente per otto anni del tribunale per i minorenni di Milano. Il magistrato giustamente spiega che i crimini dei ragazzini sono in crescita e sono sempre più violenti, fornisce una giusta analisi sulle disfunzioni sociali e il disagio psichico crescente, ribadisce che «bisogna investire nella prevenzione» e in particolare nella scuola. Tutto bello e sacrosanto. Manca solo un passaggio: nel caso del Gratosoglio non parliamo di adolescenti disfunzionali, di gang giovanili o di violenza sullo stile della serie tv Adolescence. Parliamo, invece, di campi rom e dei disastri che da sempre producono. Certo, è innegabile che in questa epoca i minorenni abbiano una montagna di problemi, molti dei quali causati dal digitale e del quadro sociale in cui sono inseriti. Ma esiste uno specifico legato ai nomadi di fronte al quale tutte le dotte analisi vengono meno.Anche la comunità di Sant’Egidio e Avvenire intervengono sull’argomento. E ripetono il ritornello già sentito: i ragazzini sono stati abbandonati, bisogna dare priorità alla scuola, bisogna integrare, bisogna aumentare i fondi per l’inclusione (20 milioni gestiti da Unar per rom e sinti, altri 40 stanziati dal ministero del Lavoro per l’inclusione scolastica e sociale). Ancora una volta, la ricetta è sempre la stessa, ben riassunta da Paolo Lambruschi sul quotidiano dei vescovi: «Si può iniziare a intervenire seriamente lasciando le ruspe in cantiere».In realtà, di soldi se ne stanziano fin troppi. Oltre ai 60 milioni di cui parla Avvenire ci sono i fondi europei di cui dà conto Silvia Sardone. «In risposta a una mia interrogazione», dice l’europarlamentare leghista, «la Commissione europea ci fa notare di aver finanziato una spesa mirata per i rom che comprende un totale di 1,8 miliardi di euro per migliorare l’accesso all’istruzione, l’occupazione e l’inclusione e per sostenere la società civile che lavora con le comunità emarginate. Inoltre nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale, nel periodo 2021-2027 sono stati stanziati 22 miliardi di euro per migliorare l’accesso a servizi inclusivi e di qualità e ridurre le disparità socioeconomiche e territoriali per le comunità emarginate, compresi i rom. Sono stati anche finanziati tre progetti universitari: Equalstrenght (2.3 milioni di euro) che documenterà anche le esperienze vissute e le strategie di resilienza adottate per affrontare la discriminazione quotidiana, Raise (2.9 milioni) che verificherà l’ipotesi secondo la quale è possibile attenuare il razzismo strutturale se le persone e le istituzioni in cui operano sono consapevoli dell’esistenza di tali processi di confinamento impliciti, Undeterred (3 milioni) che prediligerà la dimensione sistemica della discriminazione e si soffermerà sul miglioramento delle conoscenze su norme, procedure e pratiche che danno origine alle disuguaglianze». A tutto ciò si uniscono progetti «come quello del Comune di Milano: 3 milioni contro le discriminazioni etniche e per contrastare l’antiziganismo».Ebbene, nonostante tutto questo dispiegamento di finanziamenti a livello italiano e comunitario continuano a esserci problemi. Chiaro, i rom non sono la principale preoccupazione europea, ma ovunque i campi causano disagi e sofferenze, e non portano nulla di buono. Eppure non si riesce a eliminarlo del tutto. Bisognerebbe prendere atto del fatto, allora, che il grande nodo è proprio questo: inutile girarci intorno, bisogna sgomberare. Se il campo abusivo del Gratosoglio fosse stato raso al suolo, forse Cecilia De Astis non sarebbe morta. Se gli altri campi a rischio fossero chiusi, si eviterebbero altri disastri. Non c’entrano il razzismo o il presunto «antitziganismo». C’entra, al contrario, la dignità degli esseri umani. I rom devono vivere, lavorare e pagarsi una dimora come tutti gli altri. Devo rispettare le regole del vivere civile prima di tutto per il bene dei loro figli. E se non lo fanno, serve la ruspa.
George Soros e Howard Rubin (Getty Images)