2023-01-16
Sala vuole più multe per ripianare i debiti
Il limite di 30 chilometri orari in certe aree di Milano non serve per diminuire gli incidenti, già in calo da 20 anni, né per ripulire l’aria (rischia anzi di creare più smog). La verità è che il sindaco ha bisogno di entrate perché le casse del Comune sono vuote.A differenza di ciò che ci vorrebbero far credere, non c’è alcuna difesa della salute dei cittadini alla base della decisione di istituire un limite di 30 all’ora in tutta la città di Milano. Beppe Sala e compagni giustificano l’istituzione di un’area a circolazione rallentata con l’esigenza di ridurre l’inquinamento e il numero di incidenti nelle vie del centro. In realtà, né il primo né il secondo obiettivo paiono giustificare il provvedimento, e se avrete la pazienza di seguirmi, scoprirete che la sola ragione per cui l’amministrazione comunale del capoluogo lombardo punta a ridurre la velocità è costituita dalle esigenze di fare cassa. Un esperimento che da Milano potrebbe poi estendersi al resto d’Italia, in particolare in quei centri amministrati da giunte rossoverdi. Premessa: il bilancio della città di Milano fa acqua da tutte le parti e l’aumento dei biglietti per viaggiare sui mezzi pubblici non è in grado di coprire i buchi che si sono aperti con il Covid e i lockdown. Dunque, dopo avere introdotto l’area C e l’area B, che cosa c’è di meglio di una grande area a 30 all’ora? Se il ticket per l’ingresso nel centro e il divieto di guidare auto vecchie in città garantiscono all’amministrazione un robusto introito, immaginate quante multe riuscirà a incassare il sindaco dal calzino variopinto se l’anno prossimo sarà vietato viaggiare in città a una velocità superiore ai 30 all’ora. Con poco sforzo (basterà infatti installare telecamere e postazioni mobili ai quattro angoli della città), il Comune guadagnerà quanto basta per tappare le falle create dalla cosiddetta gestione «sociale» del centrosinistra. Qualcuno penserà che i nostri sospetti circa le ragioni del nuovo limite siano maliziosi. Ma, come diceva Andreotti, se a pensar male si fa peccato, quasi sempre ci si azzecca. Interessante, da questo punto di vista, è un’analisi condotta dal sito Truenumbers, che dopo aver letto le dichiarazioni di alcuni promotori del divieto di circolazione a una velocità superiore ai 30 chilometri orari, si è chiesto se davvero sia l’allarme incidenti a spingere verso una riduzione dei limiti. Beh, a leggere i dati, si scopre che la zona 30 all’ora non serve a far diminuire gli incidenti, ma a far guadagnare al Comune di Milano più soldi grazie alle multe. Spiega il sito: gli incidenti in città sono da anni in forte diminuzione. Dal 2009 al 2019 (il 2020, essendoci stato il lockdown, non conta e il 2021 è ancora da censire), la riduzione è stata del 28,16 per cento, passando da quasi 19.000 a 13.697. E se si estende il periodo di rilevazione fino al 2001, cioè comprendendo gli ultimi vent’anni, ci si accorgerebbe che il calo supera il 50 per cento. Dunque, perché introdurre una zona lumaca se non c’è alcun allarme? Milano è la città - cito testualmente - con il tasso medio di mortalità stradale più basso non solo d’Italia, ma addirittura d’Europa, perché considerando il rapporto tra morti e numero di abitanti, ha un valore inferiore alla media nazionale e anche a quella dell’Unione europea. Infatti, in città si contano 0,4 morti ogni 100 incidenti, contro una media regionale dell’1,3. La spiegazione del perché Sala e compagni vogliono far procedere le auto a passo d’uomo è dovuta forse alla necessità di ridurre l’inquinamento? Anche questa argomentazione non trova alcun riscontro nei numeri. Aver introdotto l’area C, con limitazione alla circolazione, non ha ridotto l’inquinamento e lo stesso si può dire dell’area B recentemente istituita. Milano nel 2022 ha conquistato la maglia nera per qualità dell’aria, con circa 3 mesi di aria «fuorilegge». Rispetto al 2021, i giorni con livelli sopra la norma sono stati 91, un terzo in più dell’anno precedente. Ma quel che conta è il fatto che, nonostante a ottobre sia stata istituita l’area B, cioè un divieto di circolazione nell’area urbana per le auto più datate, lo smog non è calato. Qualsiasi esperto poi potrà spiegare che riducendo la velocità si rischia una congestione ulteriore delle strade. Il che è dimostrato anche dai risultati dello scorso anno, cioè dopo la riduzione della carreggiata riservata alle automobili e la realizzazione di numerose piste ciclabili. Invece di diminuire le auto in ingresso in città, sono aumentate e di conseguenza è salito anche il tasso di polveri nell’aria. Ma se le ragioni che spingono a rallentare la velocità fino quasi a far procedere le auto come se fossero in colonna non sono l’allarme incidenti e nemmeno il desiderio di ridurre l’inquinamento, qual è il motivo per cui Sala e compagni vogliono far marciare le auto a 30 all’ora? La risposta è semplice: la necessità di fare cassa. Ossia di incassare più multe. E qui torniamo a Truenumbers. Il sito di verifica dei numeri, certifica che gli incassi dovuti a infrazioni stradali a Milano sono in forte diminuzione. Forse gli automobilisti si sono fatti più prudenti o semplicemente più accorti. Sta di fatto, che l’ultimo bilancio consuntivo ha riservato alla giunta di centrosinistra una brutta sorpresa. Gli introiti delle multe, invece di aumentare, come in un primo momento era previsto, sono diminuiti. «Per la precisione», scrive Truenumbers, «mancano all’appello 38 milioni di euro», non noccioline. Dunque, che si fa? Mettiamo un nuovo limite, devono aver pensato in Comune: così con la scusa degli incidenti e dello smog, potremo aumentare gli introiti. E così, eccoci arrivati all’idea dei 30 all’ora come misura per il bene comune. Ai polmoni dei milanesi non servirà a nulla, ma al bilancio municipale molto. Occhio: come dicevo, la città lombarda fa da apripista, ma poi altre arriveranno. I sindaci hanno trovato un nuovo modo per fare soldi alle spalle degli automobilisti.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)