2022-11-26
Becciu in chat: «Il Papa vuole la mia morte»
Il cardinale parlava di Bergoglio in un gruppo con i familiari: «Non pensavo arrivasse a tanto». E i parenti rincaravano: «È un vigliacco». Il nuovo capo d’imputazione, associazione a delinquere, sorge dall’inchiesta sulla coop di Ozieri del fratello.Il Cardinale Angelo Becciu, ex numero due della Segreteria di Stato vaticana sosteneva che Papa Francesco volesse la sua morte. A dirlo è lo stesso Becciu in una chat con i suoi familiari, finita agli atti del processo che lo vede imputato in Vaticano per la gestione dei fondi da parte del suo ufficio. Il 22 luglio dell’anno scorso Becciu avrebbe infatti scritto a Giovanna Pani, riferendosi al Pontefice: «Non pensavo arrivasse a questo punto: vuole la mia morte». La donna avrebbe commentato: «È vigliacco, cattivo, vuole la tua fine». Per il cardinale i motivi sarebbero chiari: «Non vuole fare brutta figura per la condanna iniziale che mi ha dato». Due giorni dopo Becciu, con l’aiuto della figlia della Pani, registrerà una conversazione con Papa Francesco. Si tratta di una telefonata che un appunto trasmesso il 26 ottobre scorso dalla Procura di Sassari all’Ufficio del Promotore di giustizia del Vaticano descrive come «fatta dal Cardinale Becciu a Sua Santità Papa Francesco», con la quale «si intendeva spingere il Papa ad affermare circostanze di una qualche utilità» per il processo che stava per iniziare. Secondo l’agenzia AdnKronos nell’appunto firmato dal procuratore di Sassari Giovanni Caria sarebbe considerato anche «piuttosto evidente che la registrazione sia avvenuta all’insaputa del Papa, che essa sia stata fatta dal Becciu in collaborazione con Maria Luisa Zambrano e che fosse presente anche una terza persona di sesso maschile che ai predetti dava del lei». Per Caria la questione della registrazione della telefonata, che «da alcune circostanze emerse parrebbe che sia avvenuta da un luogo sottoposto alla giurisdizione della Città del Vaticano» è di «particolare delicatezza». Il procuratore ha anche sottolineato «il fatto che il giorno dopo è avvenuto un incontro della Zambrano con il cardinale e con il fratello Mario Becciu, nel corso del quale alla Zambrano è stato chiesto di portare la registrazione», precisando però che i suoi uffici non sanno se la registrazione sia stata usata o meno. La telefonata e la chat sono state scoperte dagli investigatori in «alcuni supporti digitali sequestrati nel corso della prima perquisizione (in particolare a Maria Luisa Zambrano, figlia di Giovanna Pani, entrambe persone di fatto di famiglia con tutti i Becciu)». L’esistenza della registrazione della conversazione con il pontefice è stata resa nota mercoledì dal promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi nel corso della 37esima udienza del processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del palazzo londinese di Sloane Avenue. Secondo quanto riferito da Diddi, la telefonata sarebbe stata registrata dal telefonino della Zambrano e Becciu avrebbe detto al Pontefice: «Lei mi ha già condannato, è inutile che si faccia il processo». Sempre a detta di Diddi, Becciu avrebbe chiesto al Papa di confermargli di averlo autorizzato al pagamento per il riscatto della suora colombiana rapita in Mali. Il promotore ha poi ricordato che «anche nelle sue dichiarazioni spontanee al processo il cardinale Becciu ha sempre detto che il Papa era al corrente, invece dalla telefonata il Papa sembrerebbe perplesso». Chiosando poi che per il pontefice «era passato poco tempo dalle dimissioni dal Gemelli dopo il delicato intervento ed era affaticato». I documenti, compresa la chat, depositati mercoledì dal promotore, fanno parte della risposta alla rogatoria nell’ambito della quale i magistrati di Sassari hanno trasmesso in Vaticano i risultati degli accertamenti condotti sulla Cooperativa Spes di Ozieri, guidata dal fratello del cardinale, Antonino. Documentazione richiesta dagli inquirenti del Vaticano in nuovo filone d’indagine che, come confermato mercoledì in aula da Diddi vede Becciu indagato con altre persone (di cui non è stata rivelata l’identità) per associazione a delinquere. Si tratta di un’indagine parallela a quella che è sfociata nel processo in corso, ma il promotore di giustizia, ritenendo rilevanti i documenti arrivati da Sassari anche per il dibattimento iniziato circa un anno fa, ha deciso di depositarli agli atti. Interpellati dai cronisti, sia Becciu che i suoi difensori Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, hanno detto di non sapere nulla di questo ulteriore fascicolo. Dalla rogatoria sarebbero emersi 928 documenti di trasporto del pane della Coop Spes alle parrocchie che sarebbero serviti «a giustificare le somme erogate dalla diocesi alla Spes». In aula Diddi ha riferito di una vera e propria falsificazione delle bolle di consegna per 18 mila kg di pane, documenti che secondo la ricostruzione della Gdf sarebbero stati realizzati poche settimane prima dell’inizio dell’attuale processo, ma riguardanti consegne di pane risalenti al 2018. A quanto ha spiegato il pg vaticano, le Fiamme gialle «sono andate parrocchia per parrocchia a cercare i destinatari del pane e nessuno ha riconosciuto la propria firma sui documenti di trasporto». Nel corso della sue deposizioni spontanee del maggio scorso Becciu si era soffermato proprio sulle accuse che sembrano averlo segnato di più, quelle di aver finanziato i familiari, attraverso fondi girati alla diocesi di Ozieri: «La verità è che la natura “promiscua” e la finalità “privatistica” di quel conto corrente, tanto sottolineate dall’accusa, non sono mai esistite. Con i finanziamenti ricevuti si è fatto del bene e soprattutto si sta garantendo il lavoro a una settantina di persone e nessuno, ma proprio nessuno dei miei familiari, si è mai arricchito con essi».
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