2022-08-05
Bank of England alza i tassi all’1,75%
Vista della sede di Bank of England a Londra (Ansa)
Aumento di 0,5 punti, il sesto consecutivo. Raggiunto il livello più elevato dalla crisi del 2008. Previsioni a tinte fosche: entro fine anno recessione e inflazione al 13%.Il Regno Unito entrerà in recessione tecnica dalla fine del 2022 alla fine del 2023, quindi per un anno intero. Lo stima la Bank of England che ieri non solo ha aumentato drasticamente i tassi di 0,50 punti ma ha anche rivisto le previsioni sull’inflazione nel Paese, facendole salire, nel quarto trimestre, al 13%. L’indice dei prezzi al consumo (Cpi) dovrebbe rimanere a livelli molto elevati per gran parte del 2023, prima di scendere al target del 2% due anni più tardi. Sulla corsa dei prezzi pesano in particolare i costi dell’energia e i rincari degli alimentari, sullo sfondo globale delle riaperture post Covid, dei contraccolpi della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia, oltre che di alcuni effetti di dimensione più nazionale legati al dopo Brexit. Il reddito reale delle famiglie, al netto delle imposte, scenderà dunque bruscamente nel 2022 e nel 2023 e la crescita dei consumi diventerà negativa.Quanto ai tassi, la Boe li ha alzati all’1,75%, in linea con le attese e ai livelli più alti dal 2008. Si tratta del più grande aumento dei tassi d’interesse dal 1995, che li porta ai massimi degli ultimi 13 anni. «Il Comitato di politica monetaria ha optato, con una maggioranza di 8 a 1, per un aumento di 0,5 punti percentuali del tasso di riferimento, portandolo all’1,75%», ha spiegato l’istituto monetario nei verbali della riunione, seguendo l’esempio della Federal reserve statunitense e della Bce, che hanno accelerato il ritmo dei loro rialzi. La mossa annunciata ieri ha avuto intanto un primo impatto anche sul mercato valutario: la sterlina è scattata in netto ribasso sul dollaro, a 1,2094 sulla moneta Usa nel primo pomeriggio. Precedentemente la sterlina era salita fin quasi a 1,22 dollari. La politica monetaria della Banca centrale si intreccia, inoltre, con la campagna elettorale per il dopo Johnson. «La particolarità dell’obiettivo di inflazione della Banca d’Inghilterra», attualmente fissato al 2% «è che a stabilirlo è il governo, non noi. Questo, vorrei ricordare, è un aspetto che ci distingue da altre Banche centrali, che va preso in considerazione quando si discute della nostra politica monetaria», ha voluto rimarcare il governatore, Andrew Bailey, nella conferenza stampa al termine del direttorio, in merito a diverse domande sulle critiche rivolte alla Bank of England dalla candidata premier dei Conservatori, Liz Truss. Critiche a cui non ha voluto rispondere: «Non entriamo nella campagna elettorale», ha tagliato corto. Evidenziando però la differenza tra la Boe e altre istituzioni monetarie che solitamente definiscono autonomamente l’aspetto quantitativo della stabilità dei prezzi. «Anche noi dobbiamo perseguire la stabilità, ma nel nostro caso quanto sia l’obiettivo di inflazione lo decide il governo».Di certo, sia la Boe, sia la Bce (non è granché più roseo il quadro di prospettive fornito sempre ieri da Francoforte nel suo bollettino economico), sia la Fed devono procedere a una stretta aggressiva, anche se la crescita rallenta e la disoccupazione aumenta.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)