2023-03-22
        «I bambini si ammalano di meno». Ma li rincorrevano con la siringa
    
 
Ora che la frenesia vaccinale è diminuita, il «Corriere» cita uno studio che dimostra la minor predisposizione dei piccoli al contagio. Eppure, solo fino a pochi mesi fa, stampa e pediatri seminavano il panico tra i genitori.Non è passato molto tempo, anche se i mesi trascorsi sembrano un’infinità. Era solo l’ottobre del 2022 quando la Società italiana di pediatria insisteva - tramite ansiogene dichiarazioni alla stampa - affinché i genitori portassero i loro figli a vaccinarsi. Scriveva l’Ansa il 5 ottobre dello scorso anno: «È vaccinato solo il 38,5% dei bimbi tra 5 e 11 anni, un dato che preoccupa fortemente i pediatri che chiedono un forte rilancio della campagna vaccinale e invitano anche a rivalutare la misura delle mascherine nelle scuole». A esprimere al meglio la «preoccupazione» dei medici era appunto Annamaria Staiano, presidente della Sip. «Bisogna intensificare la campagna vaccinale per la fascia pediatrica perché la copertura finora raggiunta resta molto bassa. Attualmente», spiegava la dottoressa all’Ansa, «sono autorizzati i booster, ovvero i richiami di terza dose, solo per i bambini dai 12 anni in su, ma anche fra i 5 e gli 11 anni la copertura vaccinale è molto bassa. Ci auguriamo quindi una ripresa della campagna vaccinale in attesa che ci sia al più presto anche l’approvazione dell’Agenzia europea dei medicinali per i vaccini per la fascia 6 mesi-5 anni». In effetti, di lì a non molto, sarebbe arrivata anche l’approvazione internazionale per le iniezioni dai 6 mesi in su.Ci ricordiamo fin troppo bene il clima: chiunque osasse far notare che i piccini non si ammalavano e che, nel loro caso, il rapporto costi/benefici dell’inoculazione era totalmente sballato veniva immediatamente bollato come no vax. Ci furono attacchi feroci ai leader politici (Giorgia Meloni in particolare) che osarono dubitare della necessità di sottoporre i propri figli alla puntura. Un medico pacato come Giovanni Frajese finì nell’occhio del ciclone (di lì a poco sarebbe stato sanzionato) per aver dichiarato che non avrebbe fatto vaccinare la sua bambina. Insomma, anche nel caso dei minori, soprattutto quelli molto piccoli, il dogma vaccinale si manifestava in tutta la sua geometrica potenza, a dispetto dei dati e di ogni evidenza scientifica.Già: i numeri relativi ai ricoveri, ai decessi e alle terapie intensive parlavano chiarissimo, e mostravano che per i bambini non esisteva alcuna emergenza. Eppure si raggiunsero picchi di delirio senza pari. Ricordiamo, ad esempio, un episodio che fu raccontato sulla Verità da Patrizia Floder Reitter e che ebbe come protagonista il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) Antonio D’Avino. Costui arrivò a teorizzare che si dovessero terrorizzare i genitori per spingerli a vaccinare i piccoli.«Come pediatri da qualche mese siamo impegnati in modo significativo sul fronte della prevenzione e su quello delle vaccinazioni. Ma c’è un nodo, per far aumentare le immunizzazioni dei bambini occorrerà che aumentino i casi, ovvero che si inneschi un po’ di paura nei genitori. Noi continueremo a lavorare su questo fronte», disse D’Avino.Ecco, queste erano le follie che dovevamo sentire ancora pochi mesi fa. Adesso, con il solito colpevole ritardo, brandelli di verità iniziano a emergere. Ora, e soltanto ora, i giornali possono scrivere che i piccini non erano a rischio. Lo dimostra l’articolo pubblicato ieri dal Corriere della Sera con un titolo strabiliante: «Il raffreddore comune dà ai bambini l’immunità contro il Covid». A leggere il testo si rimane allibiti. «Uno degli interrogativi che ci si è posti durante la pandemia da Covid è per quale motivo i bambini si ammalassero di meno, sembrassero essere in qualche modo protetti. L’ipotesi principale, oltre al buono stato di salute rispetto agli anziani, era legata alla maggior esposizione a vari tipi di virus durante l’infanzia, tra cui alcuni coronavirus del raffreddore. Adesso questa ipotesi ha trovato conferma in uno studio condotto dal Karolinska Institutet, delle università di Berna (Svizzera), Oslo (Norvegia) e Linköping University (Svezia) pubblicato sulla rivista scientifica PNAS. I ricercatori hanno dimostrato che OC43, uno dei coronavirus che causano raffreddori comuni, ha aumentato la risposta immunitaria al Sars-CoV-2».Capito? Non soltanto è concesso dire che i bambini si sono ammalati «meno e in modo meno grave», ma salta pure fuori che - fra i 2 e i 6 anni - sono stati protetti grazie all’esposizione ai banali malanni stagionali, come confermano gli autori dello studio citato dal giornale di via Solferino. «I nostri risultati mostrano come la risposta delle cellule T si sviluppa e cambia nel tempo e che le cellule T, precedentemente attivate dal virus OC43, possono reagire in modo incrociato contro Sars-CoV-2. Queste reazioni sono particolarmente forti all’inizio della vita e diventano molto più deboli con l’avanzare dell’età», ha detto Annika Karlsson, del Dipartimento di medicina del Karolinska Institutet.A leggere queste frasi verrebbe da strapparsi i capelli per la rabbia. Non soltanto per anni i pediatri italiani hanno costantemente martellato i genitori perché sottoponessero i figli alla puntura senza che ve ne fosse bisogno. Ma grazie alle norme che hanno imposto un uso abnorme di mascherine e la chiusura delle scuole, nei piccini è stato provocato anche il cosiddetto gap immunitario: per proteggerli dal Covid da cui non c’era bisogno di proteggerli, li si è resi più vulnerabili all’azione di altri virus che - quelli sì - hanno causato emergenze e ingorghi negli ospedali.Di fronte a questa evidenza, non resta che arrendersi con amarezza alla realtà: il virus va temuto molto meno di certi pediatri.
        Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)
    
        Giuliano Pisapia, Goffredo Bettini, Emma Bonino e Anna Paola Concia (Ansa)
    
        L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina (Ansa)