Nonostante il crollo delle immatricolazioni, Berlino lavora a un pacchetto di aiuti da 585 milioni per i veicoli green. Volkswagen: «Vendute 500.000 unità in meno». La «cinese» Volvo abbandona l’obiettivo di produrre solamente mezzi a batteria entro il 2030.
Nonostante il crollo delle immatricolazioni, Berlino lavora a un pacchetto di aiuti da 585 milioni per i veicoli green. Volkswagen: «Vendute 500.000 unità in meno». La «cinese» Volvo abbandona l’obiettivo di produrre solamente mezzi a batteria entro il 2030.La domanda di automobili in Europa non si è ripresa dalla pandemia Covid, con le consegne in tutto il settore in calo di circa 2 milioni di pezzi rispetto ai picchi precedenti e con la Volkswagen che da sola ha perso vendite per circa «500.000 auto, l’equivalente di circa due stabilimenti». Il bilancio, drammatico, della crisi lo ha tracciato il direttore finanziario del gruppo, Arno Antlitz, in un’assemblea con i dipendenti a Wolfsburg, dopo che il marchio tedesco a inizio settimana ha ipotizzato per la prima volta nella sua storia la chiusura di stabilimenti in Germania. In attesa di un duro confronto con i sindacati, ieri all’assemblea con gli oltre 16.000 lavoratori a Wolfsburg ha partecipato anche l’amministratore delegato, Oliver Blume, che ha difeso i piani dell’azienda ma che è stato fischiato dai dipendenti quando è salito sul palco assieme agli altri manager. Molti hanno esposto cartelli o hanno scandito «noi siamo la Volkswagen, voi no». Daniela Cavallo, rappresentante dei dipendenti Vw e membro del consiglio di sorveglianza, ha fatto sapere durante la stessa riunione che combatterà contro qualsiasi chiusura di fabbrica, aggiungendo che i lavoratori non dovrebbero soffrire per errori del management, tra cui le scarse prestazioni dell’azienda negli Stati Uniti. «La Volkswagen non è malata a causa dei suoi siti tedeschi e dei costi del personale tedesco», ha aggiunto Cavallo. «Il problema della Volkswagen è che il cda non sta facendo il suo lavoro». Sullo sfondo, ci sono però gli ultimi dati del mercato automobilistico tedesco che è crollato di nuovo ad agosto, appesantito dal crollo delle vendite di auto elettriche, che hanno registrato il calo maggiore in un anno a causa dell’effetto base e di un clima economico particolarmente cupo. In Germania sono state immatricolate 197.322 autovetture, il 27,8% in meno rispetto all’anno precedente, ha dichiarato ieri l’Agenzia federale della motorizzazione (Kba) in un comunicato. Il mercato delle auto elettriche è crollato del 68,8%. Ad agosto le auto elettriche hanno rappresentato solo il 13,7% del parco immatricolato a fronte del 18% medio del 2023. I cali hanno comunque interessato tutti i tipi di alimentazione e tutti i marchi tedeschi: -23,3% Volkswagen, -15,5% Mercedes, -23% Bmw, -36,6% Audi, -17,1% Opel, -44,6% Mini e -77,9% Smart.Il quadro di business nell’industria automobilistica tedesca è dunque peggiorato ad agosto. L’indice sul settore elaborato dell’istituto Ifo si è attestato a -24,7 punti, rispetto ai -18,5 punti di luglio. Le aspettative per i prossimi sei mesi sono crollate a -40,5 punti, rispetto ai -29,5 di luglio. Le aziende soffrono per la mancanza di nuovi ordini, soprattutto dall’estero. E questo si riflette anche nella pianificazione del personale. L’auto elettrica sarà però tenuta artificialmente in vita ancora a lungo con aiuti di Stato. L’esecutivo guidato da Olaf Scholz pensa a vantaggi fiscali pari a 585 milioni di euro l’anno prossimo e si prevede che saliranno a 650 milioni di euro entro il 2028. È quanto emerge da due indicazioni redazionali del ministero federale delle Finanze sui cui il Consiglio dei ministri si è riunito ieri, come anticipa il quotidiano Handelsblatt. Si tratta essenzialmente di due misure. Le aziende che acquistano auto elettriche dovrebbero poter utilizzare norme di ammortamento fiscale più generose: si parla del 40% rispetto alle tasse dovute nel primo anno. Inoltre, è previsto un aumento del prezzo massimo per la tassazione delle auto aziendali. I dipendenti che utilizzano un’auto elettrica come auto aziendale beneficiano di un’aliquota fiscale inferiore rispetto ai veicoli a benzina e diesel. Finora ciò vale solo per le auto elettriche il cui prezzo di listino lordo è inferiore a 70.000 euro. Il limite ora salirà a 95.000 euro. Il problema, però, è anche che la maggior parte degli automobilisti tedeschi è convinta che i lavori di manutenzione e riparazione sulle auto elettriche siano più costosi che su quelle a combustione. Lo rileva la società tedesca Dekra mostrando i risultati di un sondaggio condotto a giugno insieme con l’istituto di ricerche di mercato Ipsos su un campione 1.000 proprietari di auto responsabili della manutenzione e della riparazione del proprio veicolo. Il 56% degli intervistati stima che i lavori di manutenzione e riparazione sulle auto elettriche siano più costosi o notevolmente più costosi rispetto alle auto con motore a benzina o diesel. Il 30% ritiene che i costi rimarranno gli stessi, mentre solo il 14% ritiene che i veicoli elettrici siano più economici in termini di manutenzione e riparazione. Da una valutazione di oltre 200.000 denunce di danni è emerso che, in media, i costi di riparazione delle auto elettriche sono più alti rispetto a quelli dei veicoli a combustione. Nel frattempo, anche la Volvo fa i conti con la transizione green e abbandona l’obiettivo di vendere solo auto elettriche entro il 2030 a fronte di un calo globale della domanda di auto alimentate a batteria. Il gruppo svedese di proprietà di Geely è stato il primo tra i produttori di auto tradizionali a impegnarsi in una transizione completa all’elettrico e rimane il più ottimista riguardo a questa trasformazione. Ma poi le vendite di veicoli elettrici hanno rallentato a livello globale a causa delle preoccupazioni dei consumatori per i costi più elevati e la mancanza di infrastrutture di ricarica. Il colpo è stato particolarmente duro in Europa, dove la Germania e altri Paesi hanno interrotto bruscamente gli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici.
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