2019-01-12
Appello Lgbt contro il prof di Oxford: «Cattolico e omofobo, dev’essere cacciato»
Nell'ateneo britannico 350 studenti chiedono che sia rimosso il filosofo John Finnis. E chi lo difende è peggio di chi lo attacca.L'accordo tra Vox e Pp metterà fine al dominio gender. In Andalusia si alza il coro di chi teme lo spettro di un'onda nera. Ma il nuovo governo sosterrà la famiglia e la libertà educativa.Lo speciale contiene due articoli. Non basta essere uno dei più importanti filosofi del diritto viventi per restare al riparo dalla mannaia del politicamente corretto. Specie se si occupa una cattedra nel Regno Unito. Stavolta, a intervenire contro John Finnis, grande pensatore cattolico e mentore di Neil Gorsuch, il giurista americano nominato da Donald Trump alla Corte suprema, sono stati i censori della lobby Lgbt. Finnis, autore di numerosi saggi, tra cui l'epocale Natural law and natural rights (pubblicato in Italia da Giappichelli), è professore emerito all'Università di Oxford. Nei giorni scorsi è spuntata una petizione, firmata finora da oltre 350 studenti, per rimuoverlo dal suo incarico. Dopo sommario processo, l'inquisizione arcobaleno ha emesso il suo verdetto: Finnis è omofobo.Alla sbarra c'è praticamente l'opera omnia del filosofo. Gli ideatori dell'appello hanno preso di mira un saggio pubblicato nel 1994, in cui il professore paragonava la «copulazione» tra uomini e animali a quella tra persone dello stesso sesso, concludendo pertanto che gli atti omoerotici andavano «ripudiati». In un altro scritto del 2011, Finnis spiegava che la condotta omosessuale «non è mai una scelta e una forma di vita valida, umanamente accettabile» e che essa «distrugge il carattere e le relazioni umane». Tutte tesi che, per quanto forti, sono perfettamente in linea con l'insegnamento morale della Chiesa cattolica, cui Finnis aderì nel 1962. E, soprattutto, sono ben argomentate. Ma ai Torquemada, anzi, ai Transemada di Oxford è stato sufficiente fare copia-incolla con qualche frase a effetto per sfornare l'aberrante istanza di licenziamento. Quarant'anni di onorata carriera? Decine di pubblicazioni? Una nomination per il premio Nobel? Polvere e ombra. Se da qualche parte hai scritto che non ti piacciono gli omosessuali, devi ritirarti a vita privata. Finnis, dal canto suo, ha replicato che nei suoi saggi «non c'è una sola frase “fobica"» e che la petizione ha travisato la sua posizione.Ecco che cosa partoriscono le più blasonate università occidentali. Quelle che formano la classe dirigente, gli autoproclamati «competenti». Talmente dotti e progrediti, da praticare con disinvoltura un'arte fin troppo antica: quella di azzittire chi la pensa diversamente. Proprio come i cattivi fanatici cattolici processavano Galileo Galilei, loro scandagliano minuziosamente le opere dei filosofi estranei al côté liberal per poterli inchiodare ai loro imperdonabili reati d'opinione. Pazienza. Non ci stupiamo più. Poco lontano da Oxford, a Londra, qualche anno fa gli studenti si erano lamentati perché, sulla facciata del King's College, sono esposte solo le gigantografie di scienziati e letterati occidentali: assenti le minoranze etniche. Sarà mica perché nessun africano ha scoperto la penicillina, l'atomo o il Dna? La psicopolizia, nel mondo accademico anglosassone, è così diffusa che, nel 2015, persino Barack Obama invitò gli universitari dell'Iowa ad ascoltare le opinioni delle persone con cui non erano d'accordo, anziché silenziarle. Un appello caduto nel vuoto. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative simili a quella della petizione contro Finnis. Nel 2017, ad esempio, gli studenti di un ateneo canadese «denunciarono» ai capi dipartimento una giovane ricercatrice. Di quale crimine si era macchiata? Durante una lezione, si discuteva della legge fatta approvare da Justin Trudeau, che obbligava all'utilizzo dei pronomi del genere preferito dalla persona cui ci si rivolgeva. La donna ebbe l'ardire di propinare ai ragazzi anche l'opinione di un docente che criticava il provvedimento. I professori che raccolsero la delazione convocarono la ricercatrice accusata di transfobia. Lei registrò l'audio dell'assurda reprimenda e lo consegnò ai media. Volete sapere com'è finita? Pochi giorni fa, quei due professori hanno querelato la donna.Non ci sarebbe altro da aggiungere, se non fosse che, ormai, chi difende la libertà d'opinione sembra persino peggiore di chi la vuole conculcare. Basti leggere la missiva che ha inviato al Times uno studente di giurisprudenza di Oxford, Bláthnaid Breslin, che contesta l'appello anti Finnis dei suoi colleghi. Nell'articolo si legge, ad esempio, che «gran parte del lavoro accademico di Finnis è influenzato dalla sua adesione al cattolicesimo». E quindi? Se uno è influenzato da Karl Marx va bene, ma se s'ispira a Gesù Cristo vige la presunzione di colpevolezza? E ancora: «Il fatto che gran parte del suo lavoro accademico sia influenzato dalle sue convinzioni personali e dalla sua visione conservatrice è una valida ragione per screditare la sua posizione sull'omosessualità». Cioè? I cattolici e i conservatori hanno torto a prescindere? E per finire: «I principali assunti del suo pensiero possono essere dissociati dalle sue convinzioni conservatrici». Quindi diciamo che Vladimir Lenin, Eric Hobsbawm, o Antonio Gramsci reggono solo se possono essere dissociati da loro stessi? Che il buon filosofo è quello schizofrenico? Così, quella di Breslin sul Times risulta una difesa più imbarazzante del fanatico attacco. Anche se lo studente riconosce che Finnis non andrebbe liquidato «solo perché noi non siamo d'accordo con lui». Un principio talmente scontato che è assurdo lo si debba ribadire. Gilbert Keith Chesterton ci aveva avvisati: sarebbe arrivato un tempo in cui, per dire che le foglie sono verdi d'estate, si sarebbero dovute sguainare le spade.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/appello-lgbt-contro-il-prof-di-oxford-cattolico-e-omofobo-devessere-cacciato-2625750620.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="laccordo-tra-vox-e-pp-mettera-fine-al-dominio-gender" data-post-id="2625750620" data-published-at="1757672307" data-use-pagination="False"> L’accordo tra Vox e Pp metterà fine al dominio gender Il governo del cambiamento in Andalusia comincia a essere una realtà. Il Partito popolare e il partito Vox hanno firmato l'accordo politico per sostenere l'investitura di Juanma Moreno a presidente della giunta andalusa. Con questo accordo finisce, di fatto, l'egemonia socialista, che per ben 36 anni ha dominato quella regione spagnola, e viene mandata all'opposizione la pasionaria Susana Díaz, ormai ex presidente. Già si è levato in Spagna il coro di chi agita lo spettro di una «onda nera». Sì, perché i mezzi d'informazione, opportunamente manipolati, hanno trasmesso al mondo l'idea che il partito Vox rappresenti una forza di estrema destra. Qualcosa a metà strada tra Alba Dorata e Casapound. Niente di più falso. Dirigenti ed elettori di Vox provengono quasi tutti dal Partito popolare. Fanno parte di quel segmento dell'elettorato moderato che ha deciso di reagire alla deriva zapaterista e politicamente corretta che ha caratterizzato la politica spagnola degli ultimi decenni. Basta dare un'occhiata alle finalità statutarie e al coraggioso manifesto politico di Vox per capirlo. Lì si apprende, infatti, che il movimento si batte espressamente per la difesa e la promozione della vita dal concepimento alla morte naturale, per la famiglia naturale composta da un uomo e da una donna, considerata come célula básica della società, e la libertà educativa dei genitori, stanchi soprattutto dell'indottrinamento gender nelle scuole andaluse. È proprio il rifiuto di aborto, eutanasia, «famiglie arcobaleno», e gender nelle scuole che ha contribuito a far appioppare a Vox l'etichetta di movimento «fascista», «omofobo», «misogino», «maschilista», «franchista». Non è un caso, tra l'altro, che per sottoscrivere l'accordo con il Partito popolare, i dirigenti di Vox abbiano preteso la garanzia della libertà d'educazione e il diritto dei genitori a scegliere il modello educativo che desiderano per i propri figli, un piano di sostegno alla famiglia naturale e alle donne che intendono interrompere una gravidanza, dando loro assistenza e alternative socioeconomiche all'aborto. Uno dei fattori che ha contribuito al recente inaspettato exploit elettorale di Vox (11,5%) è da individuare anche nell'approvazione della legge regionale sulla violenza di genere e la lotta alla trans-omofobia. Si sono varate norme liberticide, soprattutto in campo educativo. Tra le altre cose, per esempio, si sono obbligati i mezzi d'informazione e gli istituti scolastici - compresi quelli cattolici - ad accettare l'ideologia gender, arrivando a prevedere sanzioni amministrative da 6.000 a 120.000 euro in caso di mancata ottemperanza. Tra le sanzioni gravi rientra il divieto di promuovere, diffondere o attuare qualunque forma di terapia volta a modificare l'orientamento sessuale e l'identità di genere. Vietato usare espressioni discriminatorie nei confronti di omosessuali e transessuali. Il portavoce della Conferenza episcopale iberica, padre José María Gil Tamayo, ha definito questa normativa l'espressione di una deriva «totalitaria», perché «pretende di imporre, attraverso forme di indottrinamento, un pensiero unico e inoppugnabile e di controllare scuola e mezzi di comunicazione».
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