Nel mondo degli influencer - dove già si rimpiangono i tempi del lockdown quando si facevo fior di quattrini con le dirette sulla skincare e le recensioni sponsorizzate - gira ormai da tempo la voce che la Ferry abbia perso il tocco magico. Il disastro di Sanremo e le continue gaffe del marito Fedez non hanno funzionato come spin per la seconda stagione dei Ferragnez su Prime Video. Idem per la casa nuova di Milano. Anche la perenne esposizione dei figli ai riflettori di Instagram comincia a stancare. Soprattutto il pubblico più giovane, più attratto dai tiktoker che dalle imprese di Vittoria e Leone.
E mentre il «potere della condivisione» perde forza (ovvero perde like e followers), Chiara Ferragni deve fare anche i conti con l’Antitrust. Il Garante della concorrenza ha, infatti, esteso alle società dell’imprenditrice digitale il procedimento avviato circa un mese fa nei confronti di Balocco per pratiche commerciali scorrette. L’Autorità ha allargato a Fenice e Tbs Crew, entrambe riconducibili alla Ferragni, il procedimento avviato nei confronti della Balocco industria dolciaria per pratica commerciale scorretta in relazione all’iniziativa commerciale denominata «Chiara Ferragni e Balocco insieme per l’ospedale Regina Margherita di Torino». Ieri i funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni nelle sedi delle due società con l’ausilio del Nucleo speciale antitrust della guardia di finanza. L’istruttoria avviata a metà giugno, dopo un esposto presentato dal Codacons insieme all’Associazione utenti dei servizi radiotelevisivi, riguarda la vendita di pandori a edizione limitata «griffati» Ferragni (al prezzo di 12,90 euro qualche settimana prima dello scorso Natale), per sostenere la ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino.
Secondo il Garante, sia nei comunicati stampa sia sulle confezioni del pandoro, il modo in cui veniva presentata l’iniziativa poteva indurre in errore i consumatori, facendo leva sulla loro sensibilità per iniziative benefiche a sfondo sociale. I consumatori, infatti, potevano essere indotti a credere che, acquistando il pandoro, contribuissero alla donazione per l’acquisto di un nuovo macchinario mentre la Balocco aveva disposto una donazione in cifra fissa a favore dell’ospedale parecchi mesi prima del lancio pubblicitario dell’iniziativa e, dunque, del tutto indipendentemente dall’andamento delle vendite del prodotto.
L’influencer non ha commentato la notizia sul suo profilo Instagram, anzi, ha continuato a pubblicare storie sui figli, sulla sua linea di cosmetici, sulla nuova collezione di cartoleria in collaborazione con Pigna, sulla cantiere della nuova casa che sarà pronta a ottobre, sui saldi nel suo negozio di Milano e annunciando «una cosa bellissima da fare stasera, dopo vedrete».
Nel frattempo, la galassia societaria è in movimento. A fine giugno si è chiuso il percorso del riassetto nell’azionariato di Fenice che sul fronte dei conti, Fenice ha archiviato il 2022 con ricavi per 14,2 milioni e un giro d’affari a valore retail di 61 milioni, in aumento, rispettivamente, del 115% e del 134% sull’anno precedente. Alchimia, il veicolo di investimento nel venture capital fondato da Paolo Barletta con la partecipazione di Annabel Holding di Nicola Bulgari, ha siglato un accordo per la cessione di una quota dell’srl al club deal promosso da Avm Gestioni. L’intesa prevede una progressiva cessione di quote in capo ad Alchimia, che oggi controlla il 40% della società, fino a un massimo di 20 milioni, con una valutazione complessiva di Fenice fissata a 75 milioni.
L’operazione avverrà entro fine anno e permetterà ad Avm di acquisire la partecipazione in diverse tranche. A seguito dell’accordo, la valutazione della società è salita a 75 milioni (Barletta aveva investito nel 2013 poco meno di 400.000 euro e in dieci anni ha avuto un ritorno di circa 75 volte). La Ferragni, che di Fenice è amministratore delegato, è diventata il primo azionista col 32% in mano alla sua Sisterhood, mentre il 13,7% residuo è di Esurines, che riconduce alla Mafra Shoes. Non solo. Come ha scritto qualche settimana fa il quotidiano MF, proprio poco prima dell’ingresso di Avm, lo storico braccio destro della Ferry, Fabio Damato, nella veste di consigliere d’amministrazione di Fenice, ha costituito una srl dedicata alla vendita retail di prodotti con brand Ferragni. La Fenice Retail srl ha un capitale di partenza di 10.000 euro, è guidata dalla stessa influencer come amministratore unico e andrà a gestire tutte le attività connesse allo sviluppo e amministrazione di negozi.
Finora, infatti, i prodotti col marchio della moglie di Fedez venivano commercializzati principalmente con «corner» dedicati in altre catene commerciali (ad esempio la Rinascente) e gran parte delle vendite avveniva online sul sito chiaraferragnibrand.com, mentre l’unico store monomarca è rimasto quello a Milano al Porta Nuova shopping district.
Se le riorganizzazioni societarie con l’ingresso di nuovi soci, per la Ferragni, «sono solo una nuova tappa del viaggio imprenditoriale iniziato anni fa e che mi ha visto combattere per far valere le mie idee», qualche problemino la vicenda del pandoro Balocco potrebbe portarlo anche in termini di reputazione. Il marito, Fedez, ha da tempo in corso una battaglia con il Codacons. Le querele che si sono scambiati finora si sono sempre risolte con qualche storia su Instagram. Nel caso del pandoro Balocco, invece, si è acceso il faro dell’Antitrust ed è arrivata la Finanza.





