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Fine dei sogni: Renzi è tornato Cenerentolo

Alla fine si torna sempre lì, al Bomba. Cioè al soprannome che i compagni di liceo e università affibbiarono al futuro presidente del Consiglio. Negli anni di studio Matteo Renzi era infatti noto per spararle un po' troppo grosse e adesso che ricopre il ruolo di capo di governo le cose non appaiono cambiate. Per rendersene conto basta sfogliare le pagine dei giornali di ieri e confrontarle con quelle di un mese fa. Sabato mattina la maggior parte dei quotidiani dava notizia dell'esclusione dell'Italia dal vertice di Berlino in cui mercoledì prossimo Angela Merkel, Francois Hollande e Jean Claude Juncker discuteranno di agenda digitale con il gotha dell'industria europea. Il nostro premier non è stato invitato e ciò ha scatenato la sua ira, al punto da indurlo a rilasciare dichiarazioni stizzite in cui si collegava l'esclusione alle critiche mosse a Bratislava il 16 settembre. La notizia della mancata convocazione, per altro, si è avuta proprio nel giorno in cui l'Istat ha comunicato che il Pil del 2015 era in realtà più basso di quanto stimato: + 0,7 invece di più 0,8. Indice che, aggiungendosi allo sgambetto europeo, ha reso il quadro generale della situazione italiana ancor più deprimente.

Ora voltiamo pagina e dai giornali di ieri andiamo a quelli del 23 agosto, cioè il giorno dopo il vertice con Angela Merkel e Francois Hollande sulla portaerei Garibaldi, al largo di Ventotene. Le cronache riferiscono di un premier raggiante, talmente contento da fare spallucce a chi gli chiedeva un'opinione sulla Brexit. «L'Europa non è finita con l'uscita della Gran Bretagna». Sott'inteso: ci siamo noi, che insieme con Francia e Germania tiriamo la volata. Messaggio subliminale, ma neanche tanto: abbiamo preso il posto della Perfida Albione. Concetto per altro anticipato il giorno prima alla Versiliana, durante un'intervista pubblica con Paolo Del Debbio. «Vi ricordate l'immagine di Sarkozy e Merkel che sorridono quando era presidente Berlusconi? Ecco, oggi la situazione è cambiata, l'Italia è nel gruppo di testa, l'Italia sta tra i Paesi che decidono».

Gruppo di testa? Guida dell'Europa? Sono bastate tre settimane per rendersi conto di ciò che risultava evidente a chiunque volesse andare oltre le dichiarazioni trionfalistiche del capo di governo. L'Italia non è affatto nel gruppo di testa ma in quello di coda. Del resto quella della volata che stacca il gruppo dei ciclisti è un'immagine che piace molto al premier, visto che la usa spesso a sostegno della tesi che con lui al comando si vince la corsa. Nel settembre di un anno fa ad esempio dichiarò: «Voglio che l'Italia torni alla guida dell'Europa, punto di riferimento dell'economia europea e mondiale. I dati sul lavoro e sulla crescita dimostrano che non siamo maglia rosa e non cresciamo più di tutti ma siamo tornati nel gruppo dei Paesi di testa della Ue grazie alle riforme che abbiamo fatto e stiamo facendo». Le entusiastiche annunciazioni erano conseguenza di un presunto accordo per la redistribuzione dei migranti, che Renzi sosteneva di aver strappato battendo i pugni sul tavolo proprio con Merkel, Hollande e Juncker. Peccato, che – come chiunque è in grado di verificare con mano nelle proprie città – l'intesa che doveva spalmare gli extracomunitari giunti in Italia in tutta Europa non sia mai stata applicata, così come non ha avuto alcun seguito l'annunciato superamento dell'accordo di Dublino sulla base del quale i profughi rimangono (o sono rispediti) là dove sono sbarcati. Insomma, alle parole del presidente del Consiglio non seguono quasi mai i fatti, se non quando si tratta di elargire a debito, cioè a spese dei contribuenti, qualche bonus tipo quello degli 80 euro in prossimità di una scadenza elettorale. A dimostrazione dunque che pur con l'avanzare degli anni, il Bomba rimane fedele a se stesso e al motto di spararle grosse. Perché l'importante è stare nel gruppo di testa che giornali e tv riprendono.

Mogadiscio di nuovo nella morsa jihadista
i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
Dietro l’aumento delle violenze nei mari ci sono gli islamisti, che controllano la costa della nostra ex colonia.

Quando, nella primavera del 2025, una serie di assalti coordinati colpì la fascia costiera centrale della Somalia, nelle ambasciate affacciate sull’Oceano Indiano iniziò a serpeggiare un interrogativo inquietante: il crollo dell’ordine statale avrebbe ricordato di più la caduta di Kabul o l’implosione graduale di altri teatri dominati da milizie jihadiste? Le bande armate che oggi si muovono tra porti improvvisati e villaggi costieri hanno sottratto porzioni strategiche del litorale alle già fragili forze governative, spingendosi fino alle porte di Mogadiscio senza incontrare resistenza significativa. A luglio, gli equipaggi delle navi in transito segnalavano check point pirata a meno di 50 chilometri dalla capitale, mentre diverse missioni diplomatiche trasferivano il personale non essenziale in Kenya. Poi, quasi all’improvviso, l’avanzata si arrestò, lasciando il governo a celebrare una vittoria più propagandistica che reale, mentre gli osservatori più avvertiti attendevano solo il momento in cui i predoni del mare avrebbero ripreso il loro slancio.

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Il trionfo di Kast sposta il Cile a destra
Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)

Il Cile vira a destra. Il candidato presidenziale conservatore, José Antonio Kast, ha battuto al ballottaggio l’avversaria di sinistra, Jeannette Jara, ottenendo il 58% dei voti contro il 41% conseguito dalla rivale.

«Il Cile tornerà ad essere libero dalla criminalità, libero dall'angoscia, libero dalla paura», ha dichiarato il vincitore. «Criminali, delinquenti: le loro vite cambieranno. Li cercheremo, li troveremo, li giudicheremo e poi li rinchiuderemo», ha aggiunto. Sostenitore di Donald Trump, Kast, durante la campagna elettorale, ha promosso un programma politico securitario e all’insegna di una stretta contro l’immigrazione clandestina. Non solo. Ha anche promesso una politica economica liberista e improntata alla deregulation in determinati settori.

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Dal Golfo di Guinea alla Somalia è tornata la minaccia dei pirati
Getty Images
  • Gli attacchi a navi e petroliere sono sempre meno occasionali. E i criminali ora si spingono fino a 700 miglia dalla terraferma, come in passato. Gli Stati della regione non riescono a garantire la sicurezza dei commerci.
  • L’esperto di intelligence Stefano Ràkos: «La Marina indiana mantiene ancora una presenza nell’area, però difende soprattutto i connazionali».

Lo speciale contiene due articoli.

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(Ansa/Arma dei Carabinieri)

Misure per 21 persone, bottino da due milioni e mezzo. Ai domiciliari anche una 96enne.

I carabinieri del Comando provinciale di Milano hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Gip di Milano, a carico, fra gli altri, di 21 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio.

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