2020-07-15
Tempi dilatati, aeroporti vuoti e autocertificazioni: cronaca di un volo tra Milano e Parigi
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Viaggiare in aereo dopo il lockdown non è così semplice. Tra ritardi, assembramenti, aerei che cambiano ora o giorno a piacimento, ecco la nostra esperienza durante un volo andata e ritorno da Milano a Parigi a inizio luglio.Il primo consiglio è quello di arrivare presto in aeroporto. Nulla di strano, qualcuno potrebbe obiettare, perché arrivare all'ultimo minuto, correre e rischiare di perdere l'aereo? Quel che non dicono, però, è che oggi - a causa del coronavirus - passare i controlli in aeroporto è una piccola avventura. Arriviamo a Malpensa, al Terminal 1, alle 12. Il nostro volo, un diretto su Parigi è previsto per le 14.25. Abbiamo tutto il tempo di pranzare, fare un giro tra i negozi e passare i controlli di sicurezza. Appena parcheggiamo al terminal notiamo però un dettaglio che, per chi vola spesso, lascia con la bocca aperta: Malpensa è deserta. Non ci sono code sul grande ponte all'ingresso e addirittura non si fatica a trovare un buco per la macchina in uno dei parcheggi aperti. Bizzarro, soprattutto se si pensa che è inizio luglio e che gli italiani amano andare in ferie più di qualsiasi altra cosa. Il terminal 1 di Malpensa in data 8 luglio (MB)«È il Covid» pensiamo. Dopotutto i voli sono ridotti. Le compagnie utilizzano un solo terminal. Sarà anche normale. Parcheggiamo e una volta varcato l'ingresso ci rendiamo conto di quanto un aeroporto dopo una pandemia sia un luogo davvero alienante. Ai banchi per il check in, non ci sono hostess e stuart. Quasi tutto è chiuso. Fatta eccezione per qualche bar e un edicola. L'edicolante, nascosto dietro un plexiglass, ripete come un ritornello stonato «si entra da sinistra, si esce da destra». I pochi presenti non sembrano capirlo. Si arrende. «Fanno tutti così, pazienza» commenta affranto allungandoci il nostro acquisto. Il primo problema lo si nota nell'area di accesso ai controlli di sicurezza. Qui, seppur tutti portino la mascherina correttamente, si entra in modo contingentato. A terra, un segno ci indica dove dobbiamo posizionarci per mantenere il metro di distanza. Peccato che molti non capiscano che, anche se non ci sono delle strisce a terra si debba comunque mantenere minimo un metro dagli altri. Ed ecco il primo assembramento. La fila prima dei controlli di sicurezza scorre piuttosto lentamente. Non ci sono particolari variazioni rispetto al solito se non la chiusura di quasi tutte le aree di controllo e la distanza imposta tra una persona e l'altra. Anche prima dello scanner del bagaglio a mano si sta separati. Su tre spazi disponibili, quello centrale è contrassegnato da una grande X rossa a indicare che ne è vietato l'utilizzo. Tutto procede liscio fino al gate, all'imbarco oltre al passaporto oggi bisogna consegnare un'autodichiarazione simile a quelle a cui siamo stati abituati durante il lockdown. E il gioco è fatto. Si sale in aereo. Gli aerei, pur essendo metà luglio, sono mezzi vuoti. Sul nostro stesso vettore erano presenti si è no 30 persone. I posti non sono tutti occupati, le cappelliere rimangono vuote, i trolley da cabina vengono comunque imbarcati gratuitamente mentre a bordo si può portare il borsone a patto che questo sia abbastanza morbido da stare sotto il sedile anteriore. Durante il viaggio la compagnia vi chiederà di compilare un'altra autocertificazione in cui dichiarare di non essere affetti da Covid, di segnalare la propria meta ed eventuali compagni di viaggio e un referente nel Paese di appartenenza a cui far riferimento nel caso in cui succedesse qualcosa. Quintali di dati, numeri di telefono, indirizzi, regalati "in nome della sicurezza". Quello che davvero risulta alienante è l'arrivo in aeroporto. Dopo l'atterraggio vi comunicheranno che la discesa avverrà una fila per volta, in fila indiana. Questo si traduce in una lunga fila indiana silenziosa, come le sale e i corridoi deserti di Parigi. L'arrivo a Parigi Dall'uscita al ritiro bagagli passando per i controlli incontriamo sì e no una cinquantina di persone, tra compagni di volo e assistenti di terra. Tutto procede in modo molto semplice, un termoscanner misura la temperatura all'uscita e ovunque sono disponibili dei volantini con indicazioni utili sul virus. Il ritiro bagagli a ParigiSe in Italia tutto sembra nella norma e solo le tempistiche sembrano essersi leggermente dilatate, in Francia la storia è differente. Oltre a non avere l'obbligo di utilizzo della mascherina negli spazi aperti, la maggior parte dei francesi rifiuta l'idea di tenerla anche nelle aree al chiuso. Distanziamento sociale è un termine del tutto sconosciuto in Francia e così non sarà raro trovare persone ammassate davanti al gate o al check in in attesa del proprio volo.