2022-05-22
Acclamavano l’apartheid dei no vax, oggi s’inventano i gay «discriminati»
L'ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma (Ansa)
La pseudo emergenza del vaiolo delle scimmie eccita le virostar e mobilita i tifosi del green pass che evocano altre vaccinazioni di massa. Francesco Vaia ridimensiona l’allarme: non è una nuova malattia e non è grave.C’è da dire che, dopo un’esercitazione lunga due anni, l’arrivo del vaiolo delle scimmie («Monkeypox») non sta suscitando eccessivo allarme tra gli italiani. Al contrario, l’atteggiamento più diffuso è un sarcastico scetticismo. Di tutte le virostar apprezzate nel corso della pandemia, il più solerte nel cavalcare l’onda è Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Venerdì mattina pubblicava una suggestiva fotogallery di pustole (che, come spiega Anna Palamara dell’Iss, «compaiono prima sulle mani, poi sui genitali») causate dal vaiolo delle scimmie. Venerdì notte annunciava allarmato che nel giro di 24 ore i casi erano «quintuplicati nel mondo»: in totale 175, di cui 3 in Italia e 2 in Olanda (ma soltanto sei ore prima aveva parlato di «centinaia di casi in Olanda»). Né si è fatto sfuggire l’occasione per segnalare «le somiglianze col Covid» e sollecitare di «mettersi al sicuro» da questo vaiolo, perché «a giorni avremo migliaia di casi in tutta Europa»: gli insulti sul suo account, a centinaia, sono arrivati in una manciata di secondi.Dal punto di vista della comunicazione, insomma, la popolazione ha imparato a memoria il registro narrativo Covid e comincia a tirar fuori gli anticorpi, con buona pace di chi avrebbe voluto, allora come oggi, un’informazione davvero rispettosa della scienza, attendibile ed equilibrata. Non bastano le difese naturali, però, a impedire a figure come Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza, di esporre la sua teoria esplosiva sulle colonne de La Stampa di ieri: «Gran parte delle persone non è vaccinata (il vaccino contro il vaiolo, infatti, non è più obbligatorio dal 1981, ndr) e quindi non è protetta». «Questo calo dell’immunità di comunità», ha spiegato Viola, «può aver lasciato spazio ad un virus che finora si era riusciti a tenere sotto controllo».E dunque, come si può continuare a tenere sotto controllo? Con un’altra vaccinazione di massa? A sentire le indicazioni dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), non necessariamente: il Centro ha infatti circoscritto la trasmissione del virus all’interno della comunità gay, ribattezzata Msm («men who have sex with men»). Un’indicazione scientifica che alle orecchie di qualcuno è risuonata come uno stigma: «Ci sentiamo discriminati ed è folle additare gli omosessuali», è insorto il portavoce del Partito gay, Fabrizio Marrazzo, prontamente rintuzzato dal capo della cabina di regia del fu Cts, l’epidemiologo Donato Greco. «Non capisco questa diffidenza nel parlare delle modalità di contagio: nessuno stigma, ma la scienza deve essere chiara», ha dichiarato Greco. Secondo quanto scritto nel report dell’Ecdc, il contagio nella maggior parte dei casi è per via sessuale anale. «Ed è inutile dire che non lo sia», sostiene Greco, «non vedo perché non chiarirlo, se parlassimo di gonorrea quale sarebbe il problema? Stiamo attenti alle discriminazioni, ma dal punto di vista scientifico bisogna parlare e spiegare chiaramente le cose per non generare inutili allarmismi».Discriminazioni in ambito di salute pubblica rilevate, va detto, a giorni alterni. La comunità Lgbtq, infatti, aveva parlato di «discriminazioni» anche lo scorso anno, quando fu annunciato l’obbligo di green pass per chi lavorava. Afflato di solidarietà nei confronti della comunità dei non vaccinati? Macché. La protesta era stata espressa soltanto riguardo alla «criticità» tecnica del green pass, rappresentata dalla violazione della privacy nell’indicare nome e cognome sul certificato verde, rivelatore dell’identità sessuale e dunque «a rischio bullismo». Nessun accenno alla perdita del posto di lavoro subìto da centinaia di migliaia di cittadini italiani, né all’esclusione dello sport e dei trasporti pubblici sopportato per mesi da centinaia di migliaia di ragazzini, giovani e adulti.Il rischio cortocircuito comunicativo, a questo punto, è completo. Secondo Antonella Viola, «il virus del vaiolo delle scimmie rappresenta un reale problema per la salute pubblica e le misure di contenimento vanno prese prima che sia troppo tardi». L’allarme lanciato da Viola è stato subito ridimensionato dal professor Francesco Vaia: «Questa non è una nuova malattia e non deve destare allarme», ha dichiarato il direttore generale dell’Ospedale Spallanzani di Roma, «è un vaiolo minore, ha una sintomatologia più lieve del vaiolo tradizionale. Assolutamente no allarme, ma grande attenzione».Dichiarazione rassicurante, sì, ma pur sempre una goccia rispetto all’oceano allarmista, scatenato dallo stesso presidente Draghi già lo scorso 18 marzo, con l’annuncio previdente che «un’altra pandemia potrebbe rivelarsi importante anche tra qualche tempo». E infatti grazie alla previdenza del presidente del Consiglio l’infrastruttura è stata tenuta in piedi, pronta per immediata riattivazione.Qualunque sia la natura, la portata e le conseguenze del vaiolo delle scimmie, è evidente che le modalità di comunicazione, subito condivise da scienza e istituzioni, servono a portare acqua alla gestione anti Covid e a un futuro di «profilassi preventiva» spalmata su tutti, in sostituzione delle tradizionali cure su misura (e alla bisogna). L’obiettivo è sempre lo stesso, tenere alta l’allerta. L’unica via d’uscita è soltanto l’immunità naturale, ma all’antiscienza, che gli italiani si sono guadagnati sul campo: l’«operazione simpatia» del nonno d’Italia, in visita senza mascherina a una scuola di bambini con mascherina, criticata massicciamente dagli italiani su tutti i social, ne è la rappresentazione più virale, e felice.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.