Un'indagine dell'università Cattolica di Milano svela che soltanto il 52% degli intervistati ritiene sia giusto imporre una tessera per andare a lavorare. Eppure il coro mediatico racconta che non sta succedendo nulla.
Un'indagine dell'università Cattolica di Milano svela che soltanto il 52% degli intervistati ritiene sia giusto imporre una tessera per andare a lavorare. Eppure il coro mediatico racconta che non sta succedendo nulla.«Non è successo niente». Così da giorni spiegano i giornaloni, secondo cui l'obbligo del green pass per poter lavorare non ha creato alcun sconquasso, né tanto meno ha prodotto disagi per gli italiani. La logica conseguenza di ciò che racconta la stampa mainstream è scontata: se il Paese non si è fermato e la maggioranza dei lavoratori si è adeguata alla nuova legge, provvedendo a munirsi di un certificato verde per svolgere i propri incarichi, significa che in fondo i no pass sono quattro gatti, isolati a causa della testardaggine con cui si oppongono a un lasciapassare che restituisce la libertà ed è strumento necessario per tornare alla normalità. Sarà. Ma a leggere nelle pieghe delle cronache, tutta questa tranquillità non si trova. Anzi, semmai si percepisce il contrario. Perché è vero che non ci sono stati sconquassi o scontri, e di questo ci rallegriamo in quanto i blocchi della circolazione ferroviaria o stradale non ci sono mai piaciuti, nemmeno quando a organizzarli erano Cgil, Cisl e Uil. Ma è altrettanto pacifico che, senza finire in prima pagina, ci sono segnali che dimostrano come tutto non sia stato digerito senza fiatare. Una volta si tratta di uno sciopero improvviso al museo, un'altra di una manifestazione di protesta, un'altra ancora della cancellazione di qualche corsa nel settore del trasporto. Per non dire poi, che è sufficiente passare davanti a una farmacia per rendersi conto di quante siano le persone che preferiscano sottoporsi a un tampone piuttosto che vaccinarsi. Nonostante i primi non siano gratis e il siero sia offerto senza sborsare un centesimo, per convinzione o reazione, centinaia di migliaia di italiani, ma forse sarebbe meglio dire qualche milione, preferiscono fare la fila e pagare piuttosto che adeguarsi al diktat governativo. Del resto, il trionfalismo con cui era stata accolta la mancanza di disordini che fin dal primo giorno di applicazione del green pass erano temuti, dovrebbe far riflettere. Così come fa pensare che, dopo aver parlato di boom delle inoculazioni a seguito dell'introduzione del certificato verde, ora nessuno si occupi più di come stia andando la campagna vaccinale. Beh, a rinfrescare la memoria provvediamo noi: ieri per esempio, chi si è sottoposto alla prima dose di siero era un terzo meno di chi ha ricevuto già la terza. E per essere ancor più chiari, il numero di vaccinati era inferiore a quello della settimana precedente. Insomma, le misure messe in campo dall'esecutivo e il giro di vite che ha contribuito a complicare la vita a chi non ha il green pass, non ha portato come conseguenza ciò che si aspettava, ossia una corsa a offrire il braccio alla patria. Ciò detto, c'è anche un interessante studio di cui forse chi ci governa dovrebbe tener conto ed è una ricerca di un centro che fa capo dall'Università cattolica. EngageMinds Hub ha intervistato 6.000 persone, senza badare alle simpatie politiche di destra o di sinistra. Oggetto del sondaggio è l'opinione degli italiani a proposito del certificato verde. Beh, a leggere lo studio si capisce che i cosiddetti no pass sono tutt'altro che quattro gatti e quattro estremisti. Solo poco più della metà degli italiani, il 56 per cento, ritiene che il green pass sia una misura efficace a ridurre il rischio di contagi. E soltanto il 52 per cento pensa sia giusto vietare l'accesso ai luoghi di lavoro a chi non ne sia in possesso. I ricercatori che si sono impegnati a scandagliare la psicologia di chi non crede che il certificato verde sia giusto e utile, aggiungono anche un ulteriore elemento di riflessione, ovvero che tra chi è favorevole al lasciapassare verde e chi non lo è perché lo ritiene uno strumento invasivo che limita la libertà, non ci sono differenze in materia di istruzione. A differenza di quanto si pensi, spiega la professoressa autrice dello studio, il discrimine non è dato dall'alfabetizzazione. Tradotto in due parole, significa che al contrario di ciò che si raccontano i giornaloni per giustificare il sostegno al green pass, chi lo critica non è un ignorante. O per lo meno non lo è più di quanti sono convinti che solo con il passaporto vaccinale usciremo dalla pandemia. Ps. Nel frattempo segnalo che ieri, nonostante i lasciapassare escogitati dal governo, i morti sono stati settanta. Una ventina in più della settimana scorsa.
Monica Marangoni (Ansa)
La giornalista Monica Marangoni affronta il tema della nudità in un saggio che tocca anche il caso delle piattaforme sessiste. «È il tempo del relativismo estetico che asseconda solo l’io e le sue voglie, persino con immagini artefatte».
Giornalista e conduttrice televisiva, laureata in Filosofia all’università Cattolica del Sacro cuore a Milano, Monica Marangoni ha condotto diversi programmi non solo in Rai. Nudo tra sacro e profano - Dall’età dell’innocenza all’epoca di Onlyfans (Cantagalli), con postfazione dello stesso editore David Cantagalli, è il suo primo saggio. Una riflessione particolarmente attuale dopo la scoperta, e la chiusura, di alcuni siti che, con l’Intelligenza artificiale, abbinano corpi nudi femminili a volti noti del mondo dell’informazione, dello sport e della politica.
Effetto Trump: dazi, tagli alla ricerca e revisione dei protocolli sanitari stanno frenando il comparto (-4%). A pesare, pure la scadenza dei brevetti. Cresce la fiducia, invece, nei processi tecnologici contro le malattie.
Il settore farmaceutico globale attraversa una fase di incertezza che si riflette sui listini. Da inizio anno il comparto mondiale segna un -4%, zavorrato anche dall’effetto cambio, mentre in Europa l’andamento complessivo resta vicino alla parità ma con forti turbolenze. Il paradosso è evidente: a fronte di una domanda sanitaria in crescita e di progressi clinici straordinari, gli investitori hanno preferito spostarsi su altri temi.
Donna, ingegnere aerospaziale dell'Esa e disabile. La tedesca Michaela Benthaus, 33 anni, prenderà parte ad una missione suborbitale sul razzo New Shepard di Blue Origin. Paraplegica dal 2018 in seguito ad un incidente in mountain bike, non ha rinunciato ai suoi obiettivi, nonostante le difficoltà della sua nuova condizione. Intervistata a Bruxelles, ha raccontato la sua esperienza con un discorso motivazionale: «Non abbandonate mai i vostri sogni, ma prendetevi il giusto tempo per realizzarli».
Luca Marinelli (Ansa)
L’antica arte partenopea del piagnisteo strategico ha in Italia interpreti di alto livello: frignano, inteneriscono e incassano.
Venghino, siori, venghino, qui si narrano le gesta di una sempiterna compagnia di ventura.
L’inossidabile categoria dei cultori del piagnisteo.
Che fa del vittimismo una posa.
Per una buona causa: la loro.





