2023-06-04
Flop dei 730 precompilati dal Fisco. Il 95% è da rifare perché sbagliato
Ernesto Maria Ruffini (Ansa)
Rigettate 22 milioni di dichiarazioni: i contribuenti così rischiano di subire ulteriori controlli. Problemi pure con le lettere di compliance. I dati danno ragione a Giorgia Meloni quando dice che lo Stato «va a caccia di gettito».Rigettati 22 milioni di 730 precompilati dal Fisco, il 95% del totale, perché sbagliati. I contribuenti sono costretti a rifarli esponendosi al rischio di essere sottoposti a ulteriori controlli. Problemi anche con le lettere di compliance. Difficile dare torto alla Meloni quando dice che lo Stato va a caccia di gettito. È arrivata la stagione delle tasse e come ogni anno i contribuenti italiani si dovranno destreggiare con gli errori e le lacune del 730 precompilato. Risultano infatti essere ben pochi i contribuenti che inviano la dichiarazione dei redditi, preparata dall’Agenzia delle entrate, senza apportare modifiche. Quest’anno la situazione non è delle migliori. Secondo l’Associazione nazionale dei commercialisti nel 2021 su oltre 23 milioni di modelli predisposti sono stati poco meno di un milione quelli accettati e inviati senza modifiche, perché senza errori. Solo il 4,3% dei contribuenti ha inviato la dichiarazione precompilata senza apportare cambiamenti, contro un 95,7% che invece ha dovuto inserire nuovi dati o correggere quelli immessi dal Fisco.Numeri che fanno capire come lo strumento della precompilata presenti delle lacune di non poco conto; pensiamo, per esempio, alle somme relative ai vari bonus edilizi, oppure alle spese mediche, ai dati sugli immobili o alle donazioni fatte verso organizzazioni di beneficenza che molto spesso risultano essere mancati o necessitano di aggiornamenti. Azioni che vanno a pesare successivamente sui cittadini, dato che quando si modifica il 730 precompilato si può incorrere in accertamenti da parte del Fisco, dove si deve dimostrare che i dati aggiunti siano veritieri (attraverso scontrini, ricevute e fatture). Viene dunque da chiedersi se quel milione di contribuenti che ha inviato senza modifiche il documento fiscale lo abbia fatto perché veramente non ha riscontrato errori o piuttosto perché ha paura di incorrere in ulteriori controlli da parte dell’amministrazione finanziaria. Quest’anno, rispetto al passato la precompilata risulta essere maggiormente assistita, nel senso che all’apertura del 730 ci sono degli alert che aiutano il contribuente nella lettura e nella modifica del documento fiscale, ma il problema persiste ugualmente, dato che i dati continuano a mancare e alle volte risultano essere sbagliati. Il problema del 730 precompilato non tocca solo i lavoratori dipendenti, ma anche le imprese e gli autonomi. La precompilata Iva che ha debuttato, in via sperimentale, lo scorso febbraio (periodo d’imposta 2022) per una platea di 2,4 milioni di partite Iva, non sembra destinata a riscuotere un maggiore successo. «Il suo utilizzo può ritenersi di fatto nullo, se si considerano anche i registri Iva precompilati il cui utilizzo è quasi inesistente e i cui errori, che non mancano neppure per lo stesso 730, sovente determinano danni erariali considerevoli», sottolinea l’Associazione nazionale dei commercialisti. La precompilata per autonomi e lavoratori dipendenti, dunque, continua a presentare storture che dal 2015 (anno del suo debutto) a oggi non si sono riuscite a correggere. L’intera operazione del 730 ricade infatti sulla collettività e in particolar modo sulle spalle degli operatori dei servizi, come possono essere quelli che offrono prestazioni sanitarie che sono obbligati per legge, a inviare i dati fiscali che competono loro al sistema tessera sanitaria con le tempistiche e le modalità previste (per le dichiarazioni 2023: 30 settembre 2023 e 31 gennaio 2024). Lo stesso discorso vale anche per le aziende, le banche o le assicurazioni. Un sistema complesso, non privo di errori, che presenta più costi che benefici con solo un 4% dei contribuenti che accetta integralmente il precompilato fatto dall’amministrazione finanziaria. L’Agenzia delle entrate non è alle prese solo con la stagione del 730, ma si sta concentrando anche sull’invio di diverse lettere di compliance per regolarizzare le posizioni pendenti con il Fisco. Fin qui nessun problema, se non fosse che anche in questo caso l’operazione si starebbe rivelando essere ben poco accurata, a discapito dei contribuenti. Secondo fonti legate al mondo dei commercialisti lombardi, in questi giorni stanno arrivando tantissimi avvisi di irregolarità, che per il 90% risultano essere sbagliati. Errori che vengono successivamente sistemati perché si chiede l’assistenza telefonica agli operatori dell’Agenzia delle entrate o perché ci si rivolge al Civis, servizio che fornisce assistenza sulle comunicazioni di irregolarità, sugli avvisi telematici e sulle cartelle di pagamento. Anche in questo caso un tasso di errore altissimo che ricade interamente sui cittadini. Chi infatti si accorge dell’irregolarità può rivolgersi a un commercialista, pagarlo e risolvere il proprio debito fiscale correttamente, ma chi invece non intravede lacune pagherà la somma sbagliata prestabilita dal Fisco. Così l’Agenzia delle entrate guidata da Ernesto Maria Ruffini, non solo risulta essere sempre più distante dai cittadini, ma fa anche errori di non poco conto nei documenti fiscali che i contribuenti dovrebbero pagare. Sarebbe dunque opportuno creare un comitato di controllo che vigili sull’operato dell’amministrazione finanziaria, in modo da evitare errori grossolani, piuttosto che alimentare la caccia al gettito, che è stabilito nell’atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale 2023-2025 deciso dal Mef. Inutile indignarsi come ha fatto Elsa Fornero per le frasi di Giorgia Meloni sul «pizzo di Stato»: davanti a una tale mole di errori, difficile non dare ragione al premier quando puntualizza: «Lo Stato, invece di fare lotta all’evasione fiscale, fa caccia al gettito».