2022-06-05
A Zan l’arcobaleno non basta più ora difende pure le «okkupazioni»
L’attivista Lgbt in quota Pd chiede il riconoscimento della Casa delle donne di Alessandria. Che ha preso possesso di un ex asilo. A gestire il centro sociale rosa c’è Non una di meno. Di solidarietà neanche l’ombra.Durante una sua recente visita in Piemonte, Alessandro Zan, deputato del Pd e paladino dei diritti Lgbt, sembra aver allargato il suo raggio d’azione, sposando anche la causa delle occupazioni di edifici pubblici. Se non tutti, almeno quello dove ha sede la Casa delle donne gestita ad Alessandria dall’associazione Non una di meno, a rischio di sgombero proprio in queste settimane. Intervistato da un quotidiano locale, Zan ha definito la Casa delle donne «un presidio importante per la lotta per i diritti» e addirittura «per la nostra democrazia». Ragion per cui, secondo il deputato dem, «il Comune o la Regione anziché contrastare tali realtà sul piano ideologico dovrebbero andare loro incontro». Il contrasto ideologico in realtà è l’ipotesi di ripristino della legalità, visto che la struttura gestita dall’associazione femminista ha sede in un ex asilo occupato (ma su Facebook Nudm lo definisce «liberato») del 2018. Una scelta di cui l’associazione si fa vanto sul suo sito Internet, raccontando che dopo i no ricevuti alla richiesta di ottenere in uso spazi pubblici, forte anche di una raccolta di 3.000 firme su una popolazione di circa 90.000 persone, «il 9 giugno, Non una di meno ha deciso di aprire le porte dell’ex asilo Monserrato, una bellissima struttura ex Ipab (quindi in capo alla Regione) chiusa da più di un anno e destinata all’abbandono». Portata a termine l’effrazione e l’occupazione «dopo un’estate di eventi pubblici e lavori di ristrutturazione, la Casa delle donne è stata finalmente inaugurata a settembre 2018 e a oggi offre attività e servizi di varia natura, dagli sportelli con professioniste a iniziative culturali, passando per la biblioteca femminista ai laboratori dedicati a bambine/i e adulte/i». Quella che per Zan è «un’istituzione» quindi non svolge accoglienza a donne maltrattate come altre realtà gemelle, ma è una sorta di centro sociale in rosa, colore che fa da sfondo anche alle copertine dei documenti scaricabili da sito Internet, tra i quali spicca la «guida pratica all’interruzione volontaria di gravidanza». Sulla pagina Facebook invece imperversa la campagna per evitare di dover fare i bagagli dall’ex asilo di piazzetta Monserrato. Il 12 maggio scorso ad esempio un post annunciava, con tanto di uso dello schwa che «il presidio in difesa della Casa delle donne dal rischio di sgombero continua! Tra pranzi, assemblee, pulizie, chiacchierate e notti insonni, tutt* coloro che sono stat* al nostro fianco sin dal primo giorno di vita di questo spazio stanno continuando ad attraversarlo, a rendere queste mura ciò che le rende indispensabili per la città!». Poi l’annuncio delle «prossime settimane di eventi», tra cui i venerdì studenteschi: «Studenti e studentesse della città hanno cominciato ad attraversare questo spazio nel 2019 con le mobilitazioni per il clima di #fridaysforfuture; con il tempo hanno costruito all’interno di queste mura un luogo fondamentale per i giovani e le giovani della città, e ora sono qui a presidiarlo!». Cosa c’entrino i piccoli emuli di Greta Thunberg con la tutela delle donne non è dato saperlo, ma ancor meno si riesce a collegare il «laboratorio di fumetto» annunciato per l’11 giugno prossimo «che vuole offrire un’occasione di elaborazione pratica sull’utilizzo del disegno e del fumetto come strumenti comunicativi volti a far emergere e dare corpo a narrazioni significative, per trasformare vissuti e riflessioni personali in racconti condivisi e collettivi». L’immobile occupato oltre a essere un ex asilo infantile è la sede dell’Ipab Asili infantili di Alessandria, commissariata dalla Regione Piemonte da luglio 2020. Tra i compiti assegnati al commissario c’è quello di «attivare tempestivamente le procedure necessarie per porre fine all’occupazione dell’immobile, sede istituzionale dell’Ipab, da parte della Associazione Non una di meno, e per ricondurre il medesimo nella piena disponibilità dell’Ipab», che non aveva abbandonato l’edificio, ma semplicemente cessato le attività dell’asilo a giugno 2017, «stante il ridotto numero di bambini iscrivibili alla scuola per l’infanzia». Ma non è tutto, da una relazione interna alla Regione Piemonte, che La Verità ha avuto modo di visionare, emerge che «l’occupazione della sede istituzionale dell’Ipab e la conseguente impossibilità della stessa di disporre di fatto e di diritto del proprio patrimonio […] ha impedito di procedere nell’interlocuzione in corso nel 2017-2018, tra il competente settore regionale e il Comune di Alessandria, finalizzata alla procedura di estinzione dell’Ipab con la quale si sarebbe potuto procedere al trasferimento del patrimonio […], con il vincolo di destinazione a servizi socioassistenziali educativi, a favore del Comune di Alessandria». Non una struttura «destinata all’abbandono» come sostengono le occupanti quindi, ma semmai a continuare a operare nel settore dell’istruzione. In un passaggio di consegne tra quella Regione e quel Comune che per Zan dovrebbero invece far diventare «un presidio stabile e riconosciuto da tutti. Enti compresi».
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.