
L'intervento chirurgico è lacerante e non dà la serenità sperata Il 30 per cento dei trans si uccide per le ferite fisiche e mentali.L'incapacità ad accettare il proprio corpo, ad accettarne la statura, la conformazione, il colore della pelle, l'età, il sesso e il numero di arti, è un disturbo che porta la persona verso l'incapacità di accettare la realtà per quello che è. Il nostro corpo è reale ed è il primo elemento della realtà con cui entriamo in contatto, ed è l'elemento che media il nostro rapporto con il resto del reale.L'accusa di transfobia ha paralizzato la ricerca e la terapia dell'incapacità della mente ad accettare a realtà del corpo. Riporto le parole pubblicate sul New York Times dal transessuale Andrea Long Chu , scrittore e arista, un uomo estremamente intelligente che è riuscito a verbalizzare perfettamente il desiderio di dolore che c'è dietro il cosiddetto cambiamento di sesso. Andrea Long Chu sta per subire un intervento erroneamente chiamato di vaginoplastica, perché la vagina non può essere imitata o costruita. La vagina è un canale estremamente complesso, quello che si ottiene in questa chirurgia è una tasca a fondo cieco che deve essere dilatata continuamente perché il corpo la interpreta correttamente per quello che è, una ferita, e cerca di guarirla, che deve essere tenuta pulita da smegma e secrezioni più gravi se è stata confezionata con il colon.La traduzione è presa dall'ottimo blog di Sabino Paciolla: «Giovedì prossimo mi faranno una vagina. L'operazione durerà circa sei ore e sarò in convalescenza per almeno tre mesi. Fino al giorno della mia morte, il mio corpo considererà la vagina come una ferita; di conseguenza richiederà un'attenzione regolare e dolorosa da mantenere. Questo è ciò che voglio, ma non c'è garanzia che mi renderà più felice. In realtà, non mi aspetto che lo faccia. Questo non dovrebbe impedirmi di ottenerla. Non sono stato sul punto di suicidarmi prima degli ormoni. Ora spesso lo sono… Le passioni negative - dolore, odio per sé stessi, vergogna, rimpianto - sono un diritto umano tanto quanto l'assistenza sanitaria universale, o il cibo. Non ci sono buoni risultati nella transizione. Ci sono solo persone che chiedono di essere prese sul serio».Quest'uomo descrive benissimo il suo odio per sé stesso e il suo desiderio di dolore. Il diritto al dolore non è un diritto umano. La volontà di dolore non deve essere rispettata dalla medicina, che non deve diventane complice. Questi interventi possono essere seguiti dal rimpianto. Questo succede molto più spesso di quanto si creda e il rimpianto è atroce. Molte persone che hanno combattuto per anni con la convinzione che il cambiamento (apparente) di sesso avrebbe loro dato la serenità, quando si rendono conto che non è vero quando cominciano a rimpiangere il proprio vero sesso e a considerare l'opzione del suicidio. Lo spiega molto bene l'ex trans Walt Heyer, nel suo imperdibile libro Paper Gender. Il mito del cambiamento di sesso. Il cambiamento di sesso non è possibile. È un mito. In molti casi il desiderio di cambiare sesso è un sintomo di un'altra patologia, la schizofrenia o il disturbo dissociativo. Accontentare il paziente è evidentemente disastroso. Negli altri casi si è avuta nella vita del paziente un'impossibilità a identificarsi con il proprio sesso. La mente è plastica e può modificarsi sempre. Occorre rieducarla mente ad accettare il corpo, cioè la realtà. Il corpo non è plastico, se lo si modifica sanguina, e molto, e cicatrizza con dolore. Le ferite possono infettarsi e suppurare. Il sistema endocrino alterato è sempre in equilibrio instabile.Riporto le sue parole raccolte in un'intervista: «È giunto il momento di mettere a nudo l'inganno: gli interventi chirurgici di riattribuzione del sesso non fanno altro che peggiorare la vita di chi vi si sottopone. L'ho imparato a mie spese e non posso che essere vicino alla sofferenza dei transgender, ma un atteggiamento di comprensione non basta: è necessario un supporto psicologico e psichiatrico che li aiuti ad affrontare i loro problemi». Walt Heyer porta la sua testimonianza di ex transgender in occasione della presentazione dell'edizione italiana di Paper Gender. Il mito del cambiamento di sesso: «È pura follia continuare ad avallare una procedura chirurgica, fallimentare e causa di grandi sofferenze, come risposta a un disturbo che è di natura psicologica. Prendo la parola a partire dalla mia esperienza personale per far conoscere la sofferenza, spesso sottaciuta, che segna la vita di molti transgender. Ci sono vite devastate per la mancanza di un supporto psicologico adeguato. Molti terapeuti non sanno o non vogliono esplorare le problematiche legate all'infanzia. Non è accettabile che si ignorino deliberatamente fattori che sono frequentemente alla base dei disturbi psicologici responsabili dell'incredibile tasso di suicidi tra i transgender: il 30%. Da ex-transgender mi rendo conto di quanto sia importante passare dai fallimenti del trattamento chirurgico di riattribuzione del sesso a trattamenti psicologici che possano avere maggiore efficacia. Nell'affrontare l'argomento va chiarita la fondamentale differenza tra l'intersessualità e la transessualità: la prima riguarda alcune specifiche condizioni mediche di oggettiva ambiguità dal punto di vista biologico; i transessuali si trovano invece ad affrontare un disturbo psicologico. L'idea che il fenomeno transessuale abbia una base biologica è scientificamente infondata l'idea che i transgender siano così dalla nascita: tra i numerosi studi, uno recentissimo condotto da un gruppo dell'Università La Sapienza smentisce (Hormone and genetic study in male to female transsexual patients). È quindi necessario smettere di credere, e far credere, che la chirurgia possa offrire soluzioni: farlo significa collaborare con la manifestazione di un disturbo delirante e venire meno alla responsabilità di rendere accessibili trattamenti efficaci. Questo è ciò che ho imparato sulla mia pelle, dopo che la mia famiglia era stata lacerata dal mio cambiamento chirurgico di sesso. Dopo aver vissuto per 8 anni come donna ho capito che avevo fatto un tremendo errore. La mia vita era distrutta e i miei figli erano devastati dalla follia del loro padre. Ho capito troppo tardi che era stato un errore diventare Laura abbandonando la mia identità di Walt. È stato folle. Per questo ora voglio mettere in guardia altre persone dal ricorso alla chirurgia».In uno studio del 2009 del dipartimento di psichiatria della Case eestern eeserve University, i ricercatori hanno scoperto che la maggior parte delle persone che lottano in questo stile di vita - il 90 per cento - aveva almeno un'altra forma significativa di psicopatologia». Anche in un Paese liberale come la Svezia, dopo aver ricevuto l'intervento chirurgico che cercano, il tasso di suicidio delle persone che si identificano come transsessuali è 19 volte superiore alla popolazione generale. Lo studio www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3043071/ condotto su 324 transgender (cioè la totalità di coloro che nel periodo 1973-2003 si sono sottoposti in Svezia all'intervento chirurgico di riassegnazione sessuale) conferma che dopo l'intervento chirurgico c'è un rischio di mortalità, comportamento suicidario e problemi psichiatrici significativamente superiore alla media. Gli attivisti Lgbt vogliono farvi credere che la risposta umana è quella che incoraggia la chirurgia, ma affermare idee pericolose e distruttive non è compassione. La vera compassione è aiutare le persone a trovare la loro strada verso la libertà e la realizzazione che si ottiene conoscendo la verità. Miroslav Djordjevic è diventato famoso più di due decenni fa come uno dei maggiori esperti mondiali nella chirurgia per fingere di cambiare sesso. Il cambiamento di sesso è una finzione ma il dolore dei pazienti è reale. E reale è il dolore dei pazienti che si pentono Il pentimento per un intervento irreversibile, che ha castrato il paziente è enorme, ed è sotto censura dei movimenti lgbt, parlarne è etichettato come transfobia. I pazienti parlano di «livelli paralizzanti di depressione» con pensieri suicidi intensi. «Può essere un vero disastro sentire queste storie«, dice. «Eppure», sottolinea il medico, «non vengono ascoltate». In Inghilterra, la Bath spa University ha rifiutato una richiesta di ricerca sul rimorso che Djordjevic sta incontrando e i funzionari scolastici si sono rifiutati di considerarlo. È «potenzialmente politicamente scorretto», hanno insistito. Il dolore della persona che ha subito l'intervento e ne è amaramente pentito sotto censura, mentre la scena è occupata da trans che sembrano essere di successo e che caldeggiano interventi devastanti come una bella festa della libertà e della volontà.Le persone che si sottopongono a questi interventi devono poi essere circondate dalla menzogna. Questa menzogna è obbligatoria in alcune nazioni come il Canada, ancora facoltativa in Italia, m scatena l'accusa di transfobia. La persona che si ritiene trans vive nella menzogna. E questa menzogna deve diventare universale. Il rimpianto e il suicidio sono invece meno gravi nelle persone che non hanno toccato i propri organi sessuali, come Vladimiro Guadagno e come numerose donne che hanno fatto cure ormonali a base di testosterone che hanno aumentato la loro forza fisica e causato un'ipertricosi, con barba e baffi, ma hanno conservato ovaie e utero. Queste donne possono restare incinte e portare normalmente una gravidanza. Quando un giornale scrive che un uomo sta portando una gravidanza scrive una sciocchezza, una sciocchezza che tutti vogliono sia scritta. In Uk è stato proposto il termine persona incinta invece di donna incinta che potrebbe essere poco inclusivo. Analogamente nell' ultima legge fatta a New York che leva il vincolo delle 24 settimane quelle che possono abortire sono persone incinte. Ogni tipo di persona incinta.Vale la pena di battersi per la verità. Una volta violata la verità, l'obbligo di menzogna si estende a tutta la società, a ognuno di noi. La medicina non può diventare lesione grave su consenziente. Il dolore non è un diritto umano. A te cosa ti cambia? Tutto. Il dolore del mondo è una nostra responsabilità. Impedire il dolore inutile, intralciare pratiche che possono spingere al suicidio, far uscire il dolore dalla censura è un dovere di ogni creatura umana. Nessun uomo è un'isola. Il dolore spacciato per diritto umano ci riguarda.
Johann Chapoutot (Wikimedia)
Col saggio «Gli irresponsabili», Johann Chapoutot rilegge l’ascesa del nazismo senza gli occhiali dell’ideologia. E mostra tra l’altro come socialdemocratici e comunisti appoggiarono il futuro Führer per mettere in crisi la Repubblica di Weimar.
«Quella di Weimar è una storia così viva che resuscita i morti e continua a porre interrogativi alla Germania e, al di là della Germania, a tutte le democrazie che, di fronte al periodo 1932-1933, a von Papen e Hitler, ma anche a Schleicher, Hindenburg, Hugenberg e Thyssen, si sono trovate a misurare la propria finitudine. Se la Grande Guerra ha insegnato alle civiltà che sono mortali, la fine della Repubblica di Weimar ha dimostrato che la democrazia è caduca».
(Guardia di Finanza)
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, grazie a una capillare attività investigativa nel settore della lotta alla contraffazione hanno sequestrato oltre 10.000 peluches (di cui 3.000 presso un negozio di giocattoli all’interno di un noto centro commerciale palermitano).
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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Stefano Arcifa
Parla il neopresidente dell’Aero Club d’Italia: «Il nostro Paese primeggia in deltaplano, aeromodellismo, paracadutismo e parapendio. Rivorrei i Giochi della gioventù dell’aria».
Per intervistare Stefano Arcifa, il nuovo presidente dell’Aero Club d’Italia (Aeci), bisogna «intercettarlo» come si fa con un velivolo che passa alto e veloce. Dalla sua ratifica da parte del governo, avvenuta alla fine dell’estate, è sempre in trasferta per restare vicino ai club, enti federati e aggregati, che riuniscono gli italiani che volano per passione.
Arcifa, che cos’è l’Aero Club d’Italia?
«È il più antico ente aeronautico italiano, il riferimento per l’aviazione sportiva e turistica italiana, al nostro interno abbracciamo tutte le anime di chi ha passione per ciò che vola, dall’aeromodellismo al paracadutismo, dagli ultraleggeri al parapendio e al deltaplano. Da noi si insegna l’arte del volo con un’attenzione particolare alla sicurezza e al rispetto delle regole».
Riccardo Molinari (Ansa)
Il capogruppo leghista alla Camera: «Stiamo preparando un pacchetto sicurezza bis: rafforzeremo la legittima difesa ed estenderemo la legge anti sgomberi anche alla seconda casa. I militari nelle strade vanno aumentati».
«Vi racconto le norme in arrivo sul comparto sicurezza, vogliamo la legittima difesa “rinforzata” e nuove regole contro le baby gang. L’esercito nelle strade? I soldati di presidio vanno aumentati, non ridotti. Landini? Non ha più argomenti: ridicolo scioperare sulla manovra».
Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, la Cgil proclama l’ennesimo sciopero generale per il 12 dicembre.
«Non sanno più di cosa parlare. Esaurito il filone di Gaza dopo la firma della tregua, si sono gettati sulla manovra. Ma non ha senso».






