2024-10-21
Rimane invalida per il vaccino Covid. Lo Stato non le darà un quattrino
A sinistra Emilia Padovano prima e dopo il vaccino (Ansa)
Emilia Padovano, 52 anni, ha una paresi perenne del viso causata dal farmaco di Pfizer, che però non è inclusa nei tabellari, vecchi di 46 anni. In più, per i medici legali, siccome può ancora lavorare non le spettano sostegni.È rimasta menomata dal vaccino anti Covid e lo Stato lo ha ammesso: c’è correlazione. Tuttavia non le viene riconosciuto neanche un euro di indennizzo, con la seguente motivazione: il danno subito dalla donna, una paralisi di Bell permanente che le ha deformato la faccia e rovinato la vita, non è tra quelli inseriti nel tabellario di riferimento, scritto 46 anni fa per disciplinare le pensioni di guerra (dpr del 30/12/1981 n. 834 che si rifà alle tabelle del dpr 23/12/1978 n 915) e fa dunque riferimento a tutta una serie di menomazioni (amputazioni di arti, dita eccetera) che non corrispondono a quanto accaduto alla signora. È l’ennesima beffa subita da Emilia Padovano, 52 anni, residente a Torino, assistente sociale: tre anni fa bella donna, oggi invalida, impoverita dalle spese per le cure continue a cui deve sottoporsi e ancora una volta umiliata dallo Stato. Emilia è anche una delle protagoniste del documentario di Paolo Cassina, Invisibili, quello che secondo l’infettivologo Matteo Bassetti era un fake pieno di attori che si prestavano alle bugie dei cosiddetti no vax. Ebbene, caro Bassetti, ora la commissione medico militare certifica che Emilia Padovano non è per niente un’attrice, bensì soltanto una cittadina maltrattata dallo Stato. Come lei, tanti dovranno aspettarsi umiliazioni simili. Il tabellario a cui fa riferimento la legge sugli indennizzi infatti parla chiaro, ma è ovvio che le menomazioni causate da un vaccino non possono essere le stesse di quelle causate dalle bombe e questo si sapeva anche quando fu varato il decreto legge n. 4 del 27 gennaio 2022, convertito nella legge n. 23 del 25 marzo 2022, al fine di incentivare la campagna vaccinale e - a parole - tutelare i cittadini che si sottoponevano ai sieri sperimentali a mRna. Ricordiamo che l’estensione del diritto all’indennizzo per i vaccinati contro il Covid è servita per ammantare di costituzionalità l’obbligo vaccinale: proprio in virtù di tale diritto la Corte costituzionale, l’anno scorso, emise la discussa sentenza secondo cui era legittimo che lo Stato obbligasse i cittadini ai sieri. Scopriamo ora l’inganno, come è evidente da quanto scritto nelle conclusioni medico legali a cui è arrivata la seconda commissione medica ospedaliera presso il Dipartimento militare di Medicina legale di Milano, ovvero l’organo preposto a valutare per Emilia Padovano il diritto all’indennizzo, che è cosa diversa dal risarcimento danni, per cui è invece necessaria una causa giudiziaria. L’indennizzo consiste nell’erogazione di una pensione a vita, o anche di una somma una tantum, attraverso un iter amministrativo che passa, appunto, per il vaglio delle commissioni medico militari (Cmo), divise per competenza territoriale. «Casi di paralisi acuta del nervo facciale», scrive la Cmo nelle sue considerazioni medico legali sul caso di Emilia Padovano, «sono stati osservati anche dopo la somministrazione di vaccini anti Covid-19, sia a mRna che a vettore virale, sia durante la sperimentazione clinica che dopo la loro commercializzazione. Pertanto, vagliato l’iter clinico e terapeutico, in assenza di altre possibili cause rilevabili, questa commissione ritiene di poter sì riconoscere il nesso di causa tra l’infermità patita e la vaccinazione a cui si sottopose. Per quanto attiene la valutazione della menomazione, si concorda con quanto riportato nel parere di parte: danno biologico permanente del 15%. In termini di menomazione della capacità lavorativa generica l’infermità è per similitudine ascrivibile alla tabella B e quindi non meritevole di indennizzo».In pratica, dato che nella tabella - risalente al 1981, ben prima dalla campagna vaccinale anti Covid! - non è compresa la paralisi di Bell, la signora non può essere indennizzata; inoltre, secondo la commissione, siccome Padovano, nonostante il danno permanente, può lavorare, non ha diritto neppure a ricevere una somma una tantum.Commenta amara Emilia, intervistata dalla Verità: «Se ho subito un danno permanente, con un nesso di causalità riconosciuto, perché non mi devono riconoscere tutte le migliaia di euro che ho speso per curarmi e che ancora dovrò spendere per curarmi? Se sono in grado di lavorare è perché devo mangiare, visto che sono separata e con un figlio. Dopo la seconda dose di Pzifer mi sono guardata allo specchio ed ero un mostro, come se mi avessero deturpato con l’acido. Non riuscivo neanche a mangiare. Sono diventata come una vecchia di 90 anni. Mi sentivo pure in colpa verso me stessa, per aver tradito il mio corpo. La cura con steroidei non ha sortito gli effetti sperati, mentre io mi sono indebitata nel tentativo di curarmi, ma oggi, dopo tre anni, devo fare i conti la realtà di un danno permanente certificato: non sarò mai più la bella donna di un tempo e il mio viso resterà sfigurato per sempre. Non sono più in grado di baciare un uomo in modo normale perché una parte della bocca resta bloccata e questo impatta psicologicamente nella mia vita intima, ma allo Stato non importa: resto una “invisibile” e ora ho l’angoscia di non sapere se potrò sempre permettermi economicamente queste cure, soldi che in passato ho destinato e investito per la mia crescita professionale, per le necessità di crescita di un figlio, insomma, per una vita normale che non ho più».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)