Fae Technology, pmi innovativa che opera nel design, prototipazione, progettazione e produzione di soluzioni per il settore dell’elettronica.
Tra neanche un mese festeggerà il suo primo compleanno in Borsa. Una presenza che si è fatta notare sul listino dell’Egm, quella di Fae Technology, pmi innovativa che opera nel design, prototipazione, progettazione e produzione di soluzioni per il settore dell’elettronica integrata. Segnata dalla crescita a doppia cifra dei fatturati. Dagli investimenti nella sede. Dalle collaborazioni internazionali.
E che ora vede arrivare al fotofinish anche l’operazione di M&A, annunciata alla quotazione. “Stiamo lavorando in maniera intensa sull’operazione – conferma Gianmarco Lanza, amministratore delegato della società -.L’obiettivo primario per noi non sarà solo crescere nel fatturato, ma soprattutto incrementare ulteriormente il nostro know how con soluzione proprietarie”.
Anche perché il fatturato dell’azienda, con sede in provincia di Bergamo (a Vertova ha completato di recente un investimento di 2 milioni) e hub di ricerca nell’iconico Kilometro Rosso, continua a navigare con le vele spiegate. Il 2022 si è chiuso con un +64,4% e ricavi a 39,4 milioni (ebitda di 3,9). Il primo semestre ha segnato un altro +57% a 27,3 milioni e anche per l’ultimo parte dell’anno le previsioni si mantengono ottime. “Manterremo il nostro percorso di crescita a doppia cifra – assicura l’ad -. Di fatto abbiamo anticipato il nostro piano industriale di 2 anni. Immaginavamo una crescita, ma non in questi termini”.
Merito delle soluzioni innovative proposte e della ricerca portata avanti. Come con Finapp, la sonda nata insieme all’omonimo spinoff dell’Università di Padova, che sfruttando l’interazione tra raggi cosmici e acqua, sviluppa soluzioni contro gli sprechi idrici e il dissesto idrogeologico. O con Flatburn, frutto della partnership con il Senseable City Lab del Mit di Boston per punta a monitorare la qualità ambientale delle città.
“L’elettronica è un mercato con delle potenzialità enormi – prosegue Lanza -. Il nostro punto di forza è quello di riuscire a coprire l’intero ciclo, per supportare il cliente nei diversi livelli, dalla progettazione alla gestione”. Le prospettive dell’azienda passano anche dal mercato internazionale. In questo senso sarà deliberato un aumento di capitale da 8 milioni, da realizzarsi all’occorrenza e con l’obiettivo di sostenere la crescita.
Crescita che passerà dall’incremento del fatturato, ma soprattutto dal miglioramento dell’ebitda. “L’orizzonte temporale in cui ci muoviamo è di medio periodo. Dopo un anno, posso dire che la quotazione ha reso la nostra azienda più attrattiva, sia in termini di visibilità, che di autorevolezza, ma anche consentendo l’ingresso di nuovi talenti. Ed era uno degli obiettivi che ci eravamo posti decidendo di andare in Borsa”, conclude il ceo.
Cristina Scocchia da inizio 2022 è l'amministratore delegato di Illy, il colosso del caffè con sede a Trieste.
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La quotazione in Borsa? “Entro il 2026”. Il rincaro delle materie prime? “Abbiamo aumentato i nostri listini di appena il 3% a gennaio e del 3% lo scorso anno, a fronte di un aumento dei costi delle materie prime del 17%. Anche in questo modo si è un’impresa sostenibile”. I prossimi obiettivi? “Crescere in Cina, la patria del tè, dove puntiamo a triplicare il fatturato”. Cristina Scocchia da inizio 2022 è l’amministratore delegato di Illy, il colosso del caffè con sede a Trieste.
Un’eccellenza italiana, simbolo dell’espresso, che proprio quest’anno compie 90 anni e che continua a crescere. Anche nel primo semestre ha registrato un incremento del 5% dei ricavi, sui 567,7 milioni di euro di fatturato del bilancio 2022. Ma a spiccare, nei conti, è stata la redditività, in crescita a doppia cifra con il +21%.
“Merito del lavoro per migliorare l’efficienza operativa che è stato fatto – spiega Scocchia – e della scelta decisa di puntare sull’espansione internazionale ed in particolare sugli Stati Uniti, che ci ha premiato con un incremento delle vendite del 16% nel primo semestre su quel mercato, e ora sulla Cina”. La scalata al colosso asiatico da parte del gruppo è appena iniziata. Con settembre è diventato operativo l’accordo quadriennale con Hangzhou Onechance Tech, gigante delle vendite da 800 milioni di capitalizzazione quotato sulla Borsa di Shenzen.
Luigi Corradi è fresco di riconferma nel ruolo di amministratore delegato di Trenitalia. Snocciola i numeri in crescita.
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Un sogno che è anche una promessa: “Mi piacerebbe che il treno divenisse il mezzo di trasporto più accessibile di tutti. Che una persona che la mattina si sveglia, e sa di dover andare da qualche parte, pensi come prima soluzione al treno. Questo il mio sogno per il futuro”. Luigi Corradi è fresco di riconferma nel ruolo di amministratore delegato di Trenitalia. Snocciola i numeri in crescita di questi primi cinque mesi: 225 milioni di passeggeri e +24% rispetto al 2022. Le vendite a livello internazionale, ovvero i clienti che acquistano viaggi in Italia dall’estero, aumentate del 65% rispetto al 2019. E poi ci sono i 6.600 collegamenti in treno e le circa 11.000 corse bus di Busitalia e FSE annunciate per l’estate.
Un sogno, Corradi, il suo, per il quale servono tanti investimenti.
«E noi li stiamo facendo. Ad iniziare dal trasporto regionale, per il quale, solo quest’anno, investiremo circa 1 miliardo di euro, una cifra molto importante e destinata anche all’acquisto dei nuovi treni, che andranno a sostituire i vecchi, con un piano che nei prossimi 3 anni porterà a rinnovare quasi completamente il parco regionale. Stiamo investendo molto sul trasporto regionale e continueremo su questa strada».
E i soldi? Tutti vostri?
«Molti fondi arrivano dai nostri bilanci. Poi ci sono progetti che portiamo avanti con le Regioni, alcune delle quali hanno ricevuto fondi del PNRR. Gran parte dei circa 26 miliardi che Pnrr e Fondo Complementare hanno assegnato al Gruppo Fs si concentrano sulle infrastrutture. E tanti investimenti andranno al Sud, proprio per velocizzare le linee”.
Pensando anche al Ponte sullo Stretto?
«Certo, gli investimenti che stiamo facendo al Sud, guardano in prospettiva anche al Ponte sullo Stretto che è parte integrante di uno tra i più importanti corridoi europei della rete TEN-T, che collega la Scandinavia con il Mediterraneo. Ma la nostra visione è generale. Guardi come è andata con l’Alta velocità. Si sono spesi tanti soldi per farla, è vero, ma quando è partita nessuno aveva idea del successo e di come sarebbe cambiata l’Italia grazie ad essa. Abbiamo dimostrato che è stata una decisione» azzeccatissima”.





