2023-12-15
Fibrillazioni nella Difesa europea per il possibile ritorno di Trump
Oltre all’accordo Leonardo-Knds, firmata anche l’intesa per il futuro caccia Gcap.Leonardo e Knds, il gruppo nato dell’aggregazione di Krauss-Maffei Wegmann e Nexter, due dei principali produttori europei di sistemi terrestri militari con sedi operative in Germania e Francia, hanno siglato, in accordo con il ministero della Difesa italiano, un’alleanza strategica che ha per obiettivo la creazione di un gruppo di Difesa europeo e il rafforzamento delle collaborazioni nel campo dell’elettronica terrestre. L’alleanza consentirà di implementare programmi di collaborazione tra le nazioni europee attraverso il rafforzamento delle proprie basi industriali e lo sviluppo della futura generazione di piattaforme per veicoli blindati, tra le quali l’Mgcs (da Main ground combat system). L’intesa è in linea sia con la strategia definita dal ministero della Difesa italiano, sia con il piano d’azione dell’accordo recentemente siglato dai governi di Italia e Germania. Leonardo e Knds, inoltre, hanno siglato un’intesa per l’implementazione congiunta del programma di approvvigionamento del Main battle tank (Mbt) basato sul carro armato Leopard 2 A8. Le aziende collaboreranno nello sviluppo, nella costruzione e nella manutenzione delle unità destinate all’Esercito italiano, oltre che nelle piattaforme di supporto. L’obiettivo congiunto è accrescere ulteriormente le capacità di produzione e sviluppo in Italia per futuri progetti europei e di esportazione. Il ministero della Difesa italiano sta attualmente lavorando a due importanti programmi per il rinnovamento delle proprie forze terrestri: l’approvvigionamento di Leopard Mbt e dei veicoli di supporto, oltre che di nuovi veicoli da combattimento di fanteria (Ifv) conosciuti con il nome Aics (mezzi armati da combattimento per la fanteria) e di sistemi di supporto al combattimento. Il Gruppo Knds, che ha sede ad Amsterdam, conta circa 9.000 dipendenti e ha realizzato un fatturato 2022 di 3,2 miliardi di euro, un portafoglio ordini di circa 11 miliardi di euro e ordini in entrata di 3,4 miliardi di euro. L’operazione potrebbe rivelarsi opportuna anche dal punto di vista politico: se alle prossime elezioni negli Usa dovesse vincere Donald Trump, che si è sempre dimostrato poco incline a finanziare la Nato con i soldi dei contribuenti, si potrebbero creare le prime condizioni per la nascita di una Difesa europea. Del resto, sul sito della campagna elettorale 2024 di Trump si legge: «Dobbiamo finire il processo iniziato sotto la mia amministrazione di riesaminare lo scopo e la missione della Nato». Ma per poter agire sul piano della politica estera, secondo la Costituzione americana devono votare favorevolmente due terzi dei senatori. Una condizione improbabile da conquistare, ma non impossibile. E a ben ricordare, proprio il mandato di Trump tra il 2017-2021 portò alla nascita dei primi dibattiti sull’opportunità di una Difesa europea e all’inizio di programmi come quello per il nuovo caccia di sesta generazione tra Regno Unito, Italia e Giappone. Proprio su questo fronte i leader nazionali dell’industria della difesa del Global combat air program (Gcap), Leonardo, Mitsubishi Heavy industries e Bae systems, hanno accolto calorosamente la firma della convenzione sull’istituzione del «Gcap international government organization da parte dei rispettivi governi. I ministri dei tre Paesi hanno firmato il trattato che rappresenta un importante accordo nella progettazione condivisa e nella consegna di un aereo da combattimento di nuova generazione alle rispettive forze armate entro il 2035. Proseguono intanto le discussioni sulla futura struttura aziendale congiunta per la realizzazione del programma, con i tre attori industriali che si sono incontrati di recente a Tokyo. Guglielmo Maviglia, direttore programma Gcap per Leonardo, ha aggiunto: «Siamo orgogliosi di far parte del Gcap, che vedrà lo sviluppo di una piattaforma tecnologica innovativa». A oggi le persone che lavorano al programma sono circa 9.000 con più di mille i fornitori nelle nazioni partner. E anche questo è un ulteriore passo verso una Nato ridimensionata.
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