Warren Buffett, l’addio dell’Oracolo: il genio che amava i giornali, McDonald’s e la pazienza
Alle soglie dei 95 anni, Warren Buffett si prepara a chiudere un capitolo della finanza globale. L’«Oracolo di Omaha», come è universalmente conosciuto per la sua capacità di anticipare il mercato con saggezza e semplicità, ha annunciato che lascerà la guida della Berkshire Hathaway entro la fine dell’anno, affidandola al suo braccio destro Greg Abel.
L’assemblea degli azionisti gli ha riservato una standing ovation. Era il minimo: il timone che lascia è quello di un colosso da oltre 1.100 miliardi di dollari di valore e 348 miliardi in liquidità.
Eppure, Buffett non si è mai allontanato da una vita frugale, restando nella casa di Omaha comprata nel 1958 per 31.500 dollari e iniziando a usare un computer solo nel 1994, su spinta dell’amico Bill Gates. Con coerenza ha evitato per decenni gli investimenti in tecnologia, considerandoli troppo instabili, salvo poi fare un’eccezione con Apple, una scommessa vinta e poi in parte monetizzata con la consueta tempestività.
Ma prima ancora di essere un miliardario, Buffett è stato un ragazzo curioso, capace di fare la sua prima operazione di Borsa a 11 anni: tre azioni Cities Service a 38 dollari. Presto rivendute a 40 dopo aver visto la quotazione scendere fino a 27 dollari. Ma il titolo poi superò i 200 dollari, e con quella lezione Buffett costruì una filosofia d’investimento basata sulla pazienza. «I mercati finanziari sono uno strumento per trasferire ricchezza dagli impazienti ai pazienti», ripeterà poi negli anni.
A questo principio ha ispirato tutta la sua carriera. Dalla piccola Berkshire Hathaway - una tessile in crisi acquistata nel 1965 - ha costruito un impero fatto di assicurazioni, ferrovie, energia, aziende alimentari e marchi storici come Coca-Cola, American Express, Geico, Dairy Queen e la sua amata See’s Candies. Nonostante le turbolenze economiche, Buffett ha sempre considerato i cali di mercato opportunità da cogliere, e ha resistito a ogni moda o panico, sempre con un sorriso e un motto zen: «Sii timoroso quando gli altri sono avidi, e avido quando gli altri hanno paura».
Accanto al genio finanziario, non sono mancate le passioni personali. Come quella per McDonald’s, dove ama fare colazione ogni mattina, spesso scegliendo il menù in base all’andamento della Borsa. A Omaha ha persino una gold card che gli consente di mangiare gratis a vita in tutti i fast food della catena.
E poi, c’è l’amore per i giornali. Buffett si è definito «newspaper addict», tanto da costruire un vero e proprio impero editoriale con oltre 30 testate riunite nel Berkshire Hathaway Media Group. Anche quando i ricavi crollavano, ha continuato a difendere il ruolo civile dell’informazione. Ha poi venduto tutto nel 2020, alla Lee Enterprises, che già gestiva le sue testate. E ha mantenuto un legame con un prestito da 576 milioni di dollari a tasso vantaggioso, mostrando che, anche in uscita, un investimento può generare valore.
Ora l’attenzione si sposta sull’eredità. Non solo quella finanziaria, ma anche e soprattutto quella etica. Buffett ha deciso che il 99,5% del suo patrimonio - stimato oggi in oltre 150 miliardi di dollari - sarà destinato a un fondo di beneficenza gestito dai suoi tre figli, Susie, Howie e Peter. Non intende creare una dinastia, ha scritto agli azionisti, ma spera che i figli distribuiscano «tutti i miei beni». Le sue donazioni, iniziate nel 2006, superano già i 58 miliardi di dollari.
Il Wall Street Journal ha scritto: «Non ci sarà mai un altro Warren Buffett». Forse perché nessun altro saprà unire, come lui, intelligenza e ironia, appetito per il rischio e colazioni da McDonald’s, passione per le azioni e amore per la carta stampata. E soprattutto, perché nessun altro ha saputo fare del tempo e della pazienza i suoi veri alleati.