Le Fiamme gialle hanno scoperto due truffe da record sui bonus edilizi. La prima indagine è iniziata ad Asti. «Ha tutte le fatture... capisci a me! Fatture a iosa». Così, con naturalezza, gli indagati parlavano a telefono. Non immaginavano che gli investigatori della Gdf erano già sulle loro tracce. E, in chiacchierate che agli inquirenti devono essere sembrate delle ampie confessioni, si lasciavano andare a frasi di questo tenore: «Tutti i lavori sporchi che hai fatto, perché io tanto ho le fatture falsificate, ma ce le ho... eeeeh...». Uno degli intercettati a un certo punto minaccia anche di andare dalla Guardia di finanza: «Ricordati che ci sono le Fiamme gialle... io racconto tutto... tutto!». Gli investigatori ieri mattina hanno arrestato dieci persone con le accuse di associazione a delinquere, truffa, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. L’inchiesta, ribattezzata «Capisci a me», ha prodotto anche 73 perquisizioni in 18 province. La spropositata quantità di crediti fiscali che la presunta cricca aveva cercato di vantare sarebbe «stata generata», spiegano gli investigatori, «solo sulla carta». La mente, secondo l’accusa, sarebbe un commercialista, Enrico Maria Giuffrida, con studio al Vomero a Napoli. A dargli una mano ci sarebbe stato un cittadino albanese, Roberti Arapi, con studio a Schio (Vicenza). Il professionista, si legge nei documenti, avrebbe sfruttato partite Iva intestate a prestanome che avrebbero accumulato nei cassetti fiscali dell’Agenzia delle entrate dati ritenuti falsi. I cassetti fiscali, quando sono intervenuti i finanzieri, non erano stati svuotati. E le somme sono state sequestrate.
Un meccanismo ancora più redditizio sarebbe stato messo su, invece, in Campania. I crediti d’imposta per ecobonus e bonus facciate, frazionati in 18.000 comunicazioni per tentare di renderli incontrollabili, sarebbero stati inesistenti. Chi cedeva il credito in alcuni casi è risultato deceduto, nullatenente o senza fissa dimora. Qualcuno aveva anche precedenti penali per occupazione abusiva di edifici, truffa, ricettazione, sostituzione di persona, minacce, atti intimidatori, detenzione abusiva di armi e riciclaggio. La Guardia di finanza di Napoli e di Avellino ha sequestrato 1,7 miliardi di euro di crediti d’imposta, la cifra più alta di sempre. Gli indagati sono 21. E per tutti la Procura ha ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato. Gli esecutori dell’intervento edilizio avrebbero «un profilo fiscale evanescente», spiegano gli investigatori, oppure presenterebbero «elementi di collegamento con i beneficiari». Ma, soprattutto, le particelle catastali corrisponderebbero a immobili inesistenti. Perfino le comunicazioni dei Comuni, in oltre 2.000 casi, sarebbero risultate inesistenti.
Nel frattempo la commissione Finanze della Camera sta lavorando a una soluzione sulla questione della cessione dei crediti per i lavori del 2022. Un emendamento riformulato dal relatore al provvedimento, Andrea de Bertoldi (Fratelli d’Italia), e il combinato disposto di una remissione «in bonis» da parte dell’Agenzia delle entrate consentiranno al contribuente di comunicare fino al prossimo 30 novembre, in sede di dichiarazione dei redditi e versando una sanzione di 250 euro, la cessione del credito a un istituto bancario. Un’operazione che alla sua conclusione consentirà di superare la scadenza del 31 marzo fissata per comunicare la cessione del credito senza perdere il beneficio. La modifica rientra in un pacchetto di correzioni definite durante una riunione tra governo e maggioranza. Al vaglio c’è anche una proroga fino al 30 settembre per completare i lavori sulle villette che al 30 settembre scorso avevano effettuato almeno il 30% dei lavori per accedere al Superbonus 110%. Vengono infine salvati dallo stop alle cessioni e allo sconto in fattura scattato il 16 febbraio le Onlus, le case popolari (Iacp), gli interventi con il sismabonus (ma solo nelle aree del cratere) e i lavori per le barriere architettoniche. Una norma «salva infissi e caldaie» permetterà lo sconto in fattura per i lavori in edilizia libera se acquirente e installatore produrranno un’autocertificazione ciascuno che dimostri che il contratto tra le parti è stato stipulato prima del 16 febbraio. Per finire, potrebbe essere data la possibilità di scaricare i crediti in dieci anni e non in quattro, in modo da agevolare gli incapienti.
Resta invece ancora da sciogliere il nodo dei 19 miliardi di crediti incagliati: la Ragioneria dello Stato non vede di buon occhio l’ipotesi di usare gli F24 in compensazione e lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nei giorni scorsi si era detto «freddo», dal momento che, stando ai dati, molte banche e assicurazioni sono «ben lontane dall’aver già» esaurito i propri spazi. Un paio di istituti bancari, infatti, avrebbero manifestato l’intenzione di riavviare l’acquisto di crediti legati ai bonus edilizi.


