Storicamente la Borsa svizzera ha sempre dato buone soddisfazioni agli azionisti con rendimenti elevati e rischi leggermente inferiori. Questo anche se negli ultimi anni ha perso un po’ questo status di Borsa «difensiva». Anzi, nell’ultimo anno, in particolare rispetto all’indice delle azioni mondiali, ha avuto un rendimento inferiore di quasi 10 punti percentuali, nonostante alcuni titoli come quello di Ubs abbiano fatto molto bene. In media, va detto, le azioni svizzere sono più costose di quelle europee o dei mercati emergenti, ma più economiche degli indici statunitensi con i loro titoli tecnologici ad alto valore. A giocare contro in questi anni c’è stato anche l’apprezzamento del franco svizzero che costa a molte aziende vendite e profitti minori e danneggia anche il corso delle azioni.
«Le aspettative di profitto per il mercato azionario svizzero nel 2024 sono leggermente migliori rispetto ad altri mercati, ma non sono particolarmente elevate», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf. D’altronde, i titani del listino svizzero sono quattro e valgono il 50% dell’indice Msci Svizzera. Sono in ordine di capitalizzazione Nestlé, Novartis, Roche e Ubs. Lo scorso anno due di questi big (Nestlé e Roche) hanno deluso le aspettative. Roche (che pesa circa il 15% negli indici azionari svizzeri) nel 2023 ha perso oltre il 7% (dividendi compresi) e il 40% dai massimi dell’aprile 2022 confermando che non esistono società (anche svizzere) o settori al riparo dalle fluttuazioni dei mercati. Tre dei farmaci antitumorali di punta della società continuano poi a perdere quote di mercato. Rappresentavano il 51% delle vendite nel 2017 e sono passati oggi all’11%. E dopo la scadenza dei brevetti anche altri medicinali di punta per gli occhi o per i polmoni hanno visto le vendite crollare.
Anche il gigante svizzero Nestlé, la più grande azienda alimentare del mondo, ha i suoi problemi. A partire dal balzo del prezzo del cacao. Inoltre, il colosso svizzero ha proceduto a concentrarsi soprattutto nel settore del caffè in cialde e nel mangime per animali (Purina) rivedendo i marchi in portafoglio, aumentando l’indebitamento e ricercando un equilibrio anche a causa di problemi legati all’integrazione informatica, strozzatura di capacità e aumento delle materie prime.
Nel 2023, però, le esportazioni svizzere di orologi (eccellenza del made in Switzerland) hanno stabilito un nuovo record (+7,6%) con un export più forte che mai. Nel lusso, Richemont (proprietaria di marchi come Cartier e Van Cleef & Arpels) ha mostrato segni di risveglio. Il concorrente Swatch group (che detiene marchi dell’industria orologiera top come Omega, Breguet, Longines, Certina, Blancpain e Hamilton) è sceso in Borsa. Nella seconda metà del 2023, la crescita delle vendite del gruppo Swatch ha risentito del franco forte e l’utile operativo è stato di circa il 10% al di sotto delle aspettative degli analisti.


