Che i corvi svolazzino tra le sacre stanze non è di certo una notizia, si sa. Accade. Che i signori cardinali si radunino qua e là per chiacchierare tra loro su come va «l'azienda» è un'altra scoperta dell'acqua calda. Come ha fatto anche papa Francesco rivelando ai gesuiti slovacchi che ci sono stati «persino incontri tra prelati» mentre lui era ricoverato per l'operazione al colon che ha subito lo scorso luglio all'ospedale Gemelli.
Eppure le parole del Papa riportate da La Civiltà cattolica, riferite appunto all'incontro con i confratelli durante il recente viaggio in Slovacchia, sono un chiaro messaggio da parte del Pontefice. Ha rivelato appunto che ci sono alcuni che lo vorrebbero «morto» e pensavano «che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto». E quindi, «preparavano il conclave». In effetti, i rumors da Oltretevere è da un po' di tempo che parlano di «aria di conclave», spesso uniti a notizie incontrollate sull'effettivo stato di salute del Pontefice. Così, tra una profezia su possibili dimissioni (che il Papa stesso ha rimandato al mittente), e il toto-papa sui cardinali eleggibili, ci si aspettava che Francesco fosse, come dire, un po' meno attento alle «chiacchiere».
Anche perché da Paolo VI a Giovanni Paolo II, fino allo stesso papa Benedetto XVI, sono pieni gli scaffali di pamphlet sul futuro Papa e sul conclave, con accuse e illazioni ben assortite. E quanto a incontri tra prelati per discorrere sulle meravigliose sorti e progressive della barca di Pietro, c'è solo l'imbarazzo della scelta, senza scomodare per forza la cosiddetta Mafia di San Gallo, dal nome della città Svizzera in cui i cardinali più liberal, tra cui Carlo Maria Martini, Godfried Danneels e Walter Kasper, si incontravano fin dai tempi del pontificato di Wojtyla.
Comunque ieri il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato, e sempre nel listino ristretto dei futuri papabili, interrogato sulla questione ha dato una risposta tra il diplomatico e lo spaesato. «Probabilmente il Papa ha informazioni che io non ho. Sinceramente non avevo avvertito che ci fosse questo clima e poi penso, forse non avendo elementi alla mano, che si tratti di una cosa di pochi, di qualcuno, che magari si è messo in testa queste cose». Acqua sul fuoco insomma rispetto alle parole di Francesco, anche perché, Parolin lo sa molto bene, è nelle cose che di fronte al Papa che avanza in età all'interno si ragioni sulla successione. E non è detto che proprio Parolin sia in qualche modo coinvolto in questo perfino ovvio lavoro di analisi e preparazione.
Le parole del Papa quindi potrebbero essere una sorta di avvertimento in uno scacchiere comunque aperto. Che il conclave, infatti, sia una partita a scacchi con diverse pressioni interne ed esterne è un altro segreto di Pulcinella. Basta rileggere le ricostruzioni del conclave del 2005 che ha eletto papa Ratzinger e quello del 2013 in cui è stato eletto appunto Francesco.
Monsignor Georg Ganswein, storico segretario di Benedetto XVI, in una celebre relazione tenuta nel 2016 per la presentazione di un libro di don Roberto Regoli disse che «Joseph Ratzinger [nel 2005] uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra" («Salt of Earth Party») e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo"». È chiaro che lo Spirito Santo in conclave non detta il nome del candidato da votare, ma fa quel che può in mezzo a degli uomini.
Quindi, le parole del Papa che si sente attorniato da corvi carbonari suonano un po' stonate. Il pontificato secondo molti osservatori soffre una fase di stallo, o di stanca, o di tramonto secondo i più critici. Il sinodo sulla sinodalità, che è la prossima tappa a cui papa Bergoglio chiama la Chiesa intera per un cammino di tre anni, fa sollevare più di un sopracciglio nelle curie, per la paura di un'assemblea permanente attiva poco profetica e molto burocratizzata. Francesco probabilmente comprende che la sua forza trainante si è affievolita all'interno del corpo ecclesiale e vuol far sapere che sa, e assesta un bel colpo anche a «una grande televisione cattolica che continuamente sparla del Papa senza porsi problemi».
Il riferimento pare essere al colosso massmediatico cattolico americano Ewtn, fondato dalla clarissa Madre Angelica, morta a 92 anni il giorno di Pasqua del 2016. «Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie», ha detto il Papa ai gesuiti slovacchi, «perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l'ho anche detto ad alcuni di loro».
Secondo alcune informazioni citate da America, la rivista statunitense dei gesuiti, lo avrebbe detto a un giornalista e a un cameramen di Ewtn sul volo di ritorno dall'Iraq lo scorso 5 marzo. Quando uno di loro gli si avvicinò per dirgli che pregava per lui, il Papa avrebbe risposto che forse Madre Angelica è in Paradiso a pregare per lui, ma loro, cioè l'intero network, «dovrebbero smetterla di sparlare di me».
Si smarrisce così anche la narrazione del Papa indifferente alle critiche, o che non segue e non legge nulla se non un paio di giornali. Ciò che resta è un Papa che pare sentirsi un po' accerchiato, e indica il diavolo, il divisore, come operatore e architetto della situazione, anche se a finire nel mirino sono spesso confratelli e ambienti ritenuti «rigidi», conservatori, tradizionalisti. L'interpretazione polarizzante e politica esce così dalla porta per rientrare dalla finestra, nonostante tutto.
Se il predecessore di papa Bergoglio, l'attuale Papa emerito, si fosse dovuto mettere a rimbrottare tutti i mass media che «sparlavano» di lui avrebbe avuto una lunga lista di cattivi, talmente lunga che avrebbe fatto prima a lasciarli dire, come in effetti è avvenuto.


