Sembra quasi di vederlo, Mike Bongiorno, nel 1970, soffermarsi divertito su un passo di un articolo sul suo nuovo telequiz, Rischiatutto, che descrivendo le curiosità della celebre trasmissione, metteva in risalto la figura del giudice di gara, Ludovico Peregrini, nato a Como il 27 giugno 1943, spesso irremovibile nel respingere al mittente le contestazioni dei concorrenti. Per questo il cronista del quotidiano La Stampa autore di quel pezzo, soprannominò l’uomo con i baffi, sicuro del fatto suo, «il Signor no». La cosa piacque a Mike che, da quel momento, così lo chiamò sempre di fronte al pubblico.
È in vacanza ora?
«Sì, sono in Bretagna, perché mia moglie è francese, abbiamo una casa qui. Tornerò a Milano, dove ho sempre vissuto e lavorato, prima in Rai e poi a Mediaset, a fine agosto. Abbiamo due figlie che vivono in Francia, Sofia e Anna, 52 e 48 anni».
Quale professione hanno fatto i suoi genitori?
«Mio padre era amministratore in un collegio e mia era madre insegnante per i sordomuti».
Ci risulta laureato in lettere. Antiche o moderne?
«Lettere moderne alla Cattolica di Milano».
Su cosa l’ha fatta la tesi?
«La tesi di laurea l’ho fatta su Italo Calvino».
Da ragazzo guardava Lascia o raddoppia?
«Andavo a vedere Lascia o raddoppia? da mia nonna, perché noi non avevamo ancora la televisione, e mia nonna ce l’aveva. Mi ricordo molto bene».
Poteva immaginare di diventare, in futuro, stretto collaboratore di Mike?
«Con Mike spesso ne abbiamo parlato: mai avrei immaginato che questo ragazzino con i pantaloni corti sarebbe diventato un collaboratore di Mike Bongiorno».
Iniziò nel 1965 con Settevoci…
«Conobbi un autore televisivo e umorista, Guido Clericetti, che lavorava in Rai e mi chiese se avevo voglia di fare l’autore giovane nella trasmissione che iniziava con Pippo Baudo, Settevoci. Gli autori, Paolini e Silvestri, erano molto esperti e io il tuttofare, imparai molto da loro».
Da lì divenne, assieme a Paolo Limiti, autore di Rischiatutto ed esperto di telequiz.
«Sono diventato esperto soprattutto con Rischiatutto. Dopo Settevoci mi chiamò Mike e conobbi il mondo del quiz, delle domande, delle risposte, dei concorrenti. Fu la mia grande scuola».
Rischiatutto riprendeva il format di un programma statunitense, Jeopardy!.
«Mike, di lingua madre inglese, seguiva molti programmi americani. Jeopardy! lo ispirò nella stesura di Rischiatutto. Ciò che cambiò fu l’introduzione delle domande con supporto filmato che, per l’epoca, era una grande novità».
È esatto definire la sua figura, in studio, giudice di gara?
«Sì, giudice di gara, perché all’inizio c’era il notaio. Infatti molta gente, ancora mi chiama notaio. A Lascia o raddoppia?, ad esempio, il notaio doveva intervenire in caso di irregolarità. Poi l’ordine dei notai vietò di apparire in televisione per evitare pubblicità. Occorreva dunque una figura che non fosse un notaio e Mike mi chiese di fare da giudice, conoscendo perfettamente domande e risposte. Nacque questa figura che, intervenendo, diceva spesso che le risposte dei concorrenti non potevano essere accettate, per cui diventai “il Signor no”. C’erano molti soldi in palio, bisognava essere rigorosi».
Un giovane Emilio Fede, la intervistò nel backstage di Rischiatutto. Come le preparava le domande e su quali fonti?
«A Rischiatutto c’erano domande legate alla materia di gara scelta dal concorrente. Per queste domande ci affidavamo a degli esperti che contattavamo, non potendo individuare il livello di qualità e difficoltà della domanda. Per le domande della trasmissione, le sei materie di gara di ogni puntata, eravamo Paolo Limiti e io a scriverle e a decidere gli argomenti da affrontare».
Gli esperti erano pagati?
«Sì, certo».
La materia più eccentrica portata da un concorrente?
«La materia più strana che Mike volle, perché faceva molta sensazione, era “L’orario ferroviario italiano”. Il concorrente doveva dire tutte le fermate con relativi orari ad esempio di un treno da Milano a Bologna. Prendemmo il concorrente perché era un caso incredibile di memoria. Invece una materia che non abbiamo mai voluto era la storia dell’antico Egitto».
Perché?
«Perché sia io sia Mike eravamo molto superstiziosi e legate all’antico Egitto ci sono tante superstizioni, stupide fin che si vuole, ma cercammo sempre di evitare questa materia».
Infatti Mike scendeva dalla ripida scaletta degli elettricisti anziché da quella normale, dichiarando che faceva ciò per scaramanzia.
«Alla prima puntata utilizzò quella scaletta. La puntata andò bene, e dunque scese sempre da lì, seguiva i suoi riti scaramantici».
È accaduto che la contestazione di qualche concorrente convinto di aver dato la risposta esatta abbia messo in discussione l’esito finale di una puntata?
«Nel corso degli anni qualche contestazione c’è stata, ma non ha mai creato grossi problemi. Forse qualche concorrente ha fatto ricorso, ma non è mai andato a buon fine. Tutto sommato ce la siamo sempre cavata bene».
Lei, nella vita ordinaria, si ritiene una persona molto fiscale?
«No, molto fiscale direi di no. Credo di essere una persona abbastanza equilibrata, ma non eccessivamente pignolo, no no, non lo sono».
Quando entrava, per esempio, in un bar, aveva l’impressione che le persone fossero intimidite dal suo rigore?
«No, intimidite no. In realtà c’era un rapporto abbastanza cordiale, la gente era molto curiosa. La domanda che mi facevano sempre era: “Com’è Mike Bongiorno?”, “Che tipo è?”. Erano contenti di fare quattro chiacchiere con me».
Capitava che lei e Mike andaste al ristorante assieme?
«Noi andavamo al ristorante dopo la registrazione della trasmissione, che finiva verso le 11, ma poteva succedere anche altri giorni. Quando lavoravamo in Rai, andavamo sempre in un ristorante in corso Sempione».
Come si chiamava quel ristorante?
«Si chiama ristorante “Montecristo” e c’è ancora».
Cosa prendeva Mike?
«Mike pigliava quasi sempre le stesse cose, cioè la fiorentina, perché era un grande carnivoro, e alla fine il gelato di crema. E poi si accendeva un bel sigaro».
Lei fumava?
«Ho fumato fino a 40 anni, poi ho smesso».
Sigarette o sigari?
«Sigarette».
Parlavate anche di calcio?
«Siii, moltissimo. Parlavamo molto di sport, che Mike amava molto. Era juventino, conosceva personalmente Gianni Agnelli, io ero e sono milanista, siamo andati anche allo stadio. Milan-Juventus, ad esempio, l’abbiamo vista 3-4 volte assieme».
Avete litigato per l’esito di qualche partita?
«Nooo, assolutamente, ci stuzzicavamo un po’».
Come vi trovaste nella tivù berlusconiana?
«Ci trovavamo molto bene perché c’era un grande entusiasmo, dato molto da Berlusconi, un grande persuasore e organizzatore delle cose. All’inizio eravamo un po’ dei pionieri, quelli furono anni molto belli».
Qual è stata la valletta che, in assoluto, ha fatto più innervosire Mike?
«(ride) Mah, io ricordo che ci fu un battibecco con Antonella Elia, la valletta della Ruota della fortuna. In trasmissione disse “io sono contro le pellicce”, lo sponsor era Annabella. Mike diventò furibondo perché si parlava male dello sponsor, poi la cosa, ovviamente, fu tagliata».
E il miglior pregio e il peggior difetto del presentatore?
«Il pregio è che non ho mai sentito Mike parlar male di un suo collega. Il suo difetto, purtroppo, è che arrivava sempre in ritardo, un grande ritardatario».
Ma se rimproverava spesso la Ciuffini quando arrivava in ritardo…
«Sì, la rimproverava, ma Mike era molto peggio. In un periodo in cui facevamo serate di beneficienza in Toscana, lei non sa quante volte perdemmo il treno a causa di Mike. Sì, sì, pure il treno perdemmo».
Fu un’invenzione di Mike il celebre saluto «Allegria!»?
«Sì, una sua invenzione. Nacque dal fatto che una volta arrivò in ritardo, come sempre, in una riunione e, entrando nella stanza dove lo aspettavano, trovò tutti silenziosi e irritati per il suo ritardo. Lui disse: «Oooh, allegria!». Questa è stata la genesi».
Per chi votava Mike?
«Era di centro».
Nell’implacabile alterco Bongiorno-Sgarbi a Telemike, sembrava che i due non comunicassero. Sgarbi su augurò che le case abusive sotto l’Etna fossero travolte dalla lava…
«Mike e Sgarbi erano profondamente diversi. Sgarbi un grande provocatore e a volte paradossale nelle sue tesi. Mike più tradizionalista, legato a valori sulla persona. Sgarbi più interessato al patrimonio artistico e culturale».
Sempre a Telemike una concorrente fu pescata con bigliettini di appunti e Mike le disse che stava mettendo in atto una truffa. Ebbe seguiti legali la cosa?
«Certamente, ma paradossalmente fu la signora Livoli a denunciare Mike per diffamazione. Ci fu un processo a Roma, che Mike ovviamente vinse».
Nei giochi tv di oggi si notano concorrenti spesso molto impreparati. Un abisso rispetto a Massimo Inardi e alla signora Longari.
«In questi anni la gente è molto meno preparata sul passato. Forse dipende anche dalla scuola. Se facessimo adesso le domande di 40 anni fa non prenderemmo più nessuno. I quiz culturali sono praticamente finiti».
Le è capitato di sognare Mike?
«Ah, continuamente. Il mio sogno ricorrente da sempre è che sta iniziando la trasmissione, Mike mi chiede le domande e io non le ho. È una cosa fastidiosissima. Ogni due-tre mesi faccio questo stesso sogno».
A cosa, della tv attuale, il Signor no dice no?
«Io dico sempre di no a ciò che ritengo volgare. Non mi piace la volgarità, ci sono trasmissioni, senza far nomi, con giochi, domande, atteggiamenti, molto volgari. Questo a me non piace».


