Più che il Covid 19 a spaventare la banca centrale cinese sono i giganti tecnologici un tempo acclamati come i portabandiera dell'ascesa economica del Paese. Lo conferma la stretta di Pechino su Alibaba con la convocazione dei vertici dell'affiliata fintech, Ant Group, a poche settimane dallo stop alla Ipo dei record deciso all'ultimo minuto dal governo. I funzionari della banca centrale Pboc hanno chiesto un freno all'influenza della tecnologia sui suoi servizi finanziari: in sostanza, Ant Group deve tornare alle proprie origini di provider di servizi di pagamento, con il rischio di ridurre la crescita nel suo business più redditizio, quello dei prestiti ai consumatori e della gestione dei patrimoni. Sabato scorso si è tenuto un incontro tra Ant e le autorità di regolamentazione dei mercati finanziari della Cina. I regolatori hanno presentato ulteriori richieste, tra cui salvaguardare i dati personali nella sua attività di credito, migliorare la governance e agire con prudenza nelle attività di servizi finanziari. Si tratta dell'ennesimo affronto al maggior player al mondo nel settore e-commerce con un fatturato pari a 467,72 miliardi di dollari. Pechino ha infatti avviato un'indagine antitrust sulla compagnia la scorsa settimana e ha inviato funzionari al quartier generale di Hangzhou, segnando l'inizio formale della stretta del Partito comunista sulla società che ha fatto di Jack Ma l'imprenditore più noto del Paese. Ma è quasi svanito dalla vista del pubblico da quando l'offerta pubblica iniziale di Ant Group è naufragata su diretta disposizione del presidente Xi Jinping, in base alle ricostruzioni del Wall Street Journal. Secondo fonti citate da Bloomberg, a Ma è stato chiesto a inizio mese di non lasciare la Cina, malgrado non sia sull'orlo di una rovina personale. Il rimprovero pubblico nei suoi confronti è invece il segno che Pechino teme l'enorme potere dei suoi magnati della tecnologia, sempre più percepiti come una seria minaccia alla stabilità finanziaria e agli assetti di potere. Non a caso, con una serie di norme introdotte a settembre, Ant e altri conglomerati sono già stati obbligati a costituire società di partecipazione finanziaria, una mossa che li ha costretti a raccogliere un capitale sostanziale per sostenere le attività finanziarie di loro proprietà in settori come i pagamenti e i prestiti. A nulla è, così, servito ieri l'annuncio di Alibaba relativo a aumento di 4 miliardi di dollari, fino a 10, del programma di riacquisto di azioni proprie: il titolo ha chiuso un'altra seduta con pesanti perdite alla Borsa di Hong Kong, cedendo quasi l'8% attestandosi ai livelli più bassi degli ultimi sei mesi e perdendo quasi un terzo del suo valore di Borsa, il 30% circa, dai massimi del 2020, in scia alle indagini concentrate sulle pratiche monopolistiche. Tencent, altro campione acclamato un tempo tra i portabandiera dell'ascesa economica e hi-tech grazie alla app di messaggistica WeChat, ha lasciato sul terreno il 6,6%, mentre il big delle consegne Meituan ha ceduto il 6,8 per cento. Tutti i principali player, che hanno trascorso gran parte dell'ultimo anno a riprendersi dai tentativi dell'amministrazione Trump di impedire loro di accedere ai mercati e ai fornitori Usa, devono ora fare i conti con la crescente pressione dei regolatori preoccupati dalla velocità con cui stanno accumulando centinaia di milioni di utenti e un'influenza senza precedenti.
Sarà messo a punto in Israele in tre settimane e disponibile in 90 giorni il primo vaccino conto il coronavirus. La notizia, pubblicata sul Jerusalem Post, si basa sui risultati dei ricercatori del Galilee research institut (Migal) che hanno messo a punto una nuova tecnologia per la somministrazione dei vaccini per via orale, che testeranno proprio sul terribile Sars-Cov-2. Chen Katz, leader del gruppo biotecnologico del Migal, ha spiegato che «il vaccino si basa su un nuovo sistema che permette di far passare la proteina in grado di scatenare la risposta immunitaria (antigene virale) nei tessuti delle mucose». Le cellule, inglobando l'antigene, indurrebbero l'organismo a formare anticorpi contro il virus. Il gruppo sta studiando da quattro anni questa tecnologia e l'ha testata per il coronavirus Ibv (che causa una bronchite nei polli). Negli studi preclinici - quindi su animali - sono riusciti a dimostrare che la vaccinazione orale induce alti livelli di anticorpi specifici anti-Ibv. Visto che la tecnologia dovrebbe essere la stessa per qualsiasi virus «abbiamo deciso, data l'urgenza globale, di scegliere il coronavirus come modello per testare il nostro sistema sull'uomo», ha dichiarato David Zigdon, capo dell'istituto Migal. L'approvazione dovrebbe arrivare entro 90 giorni, secondo Zigdon. Tempi così rapidi sono dovuti a una fortunata coincidenza. L'acido nucleico (Rna), che permette al Sars-Cov-2 di replicarsi, ha infatti una sequenza molto simile a quella del virus che colpisce il pollame, tanto che utilizza lo stesso meccanismo di infezione. Questi fattori hanno velocizzato tantissimo la ricerca, tanto che in poche settimane dovrebbe essere già pronto il lotto per la somministrazione orale. Nella lotta conto il tempo, l'Istituto israeliano sta individuando già potenziali partner che potrebbero accelerare la fase di sperimentazione sull'uomo, il completamento dello sviluppo del prodotto finale e il processo regolatorio di registrazione per rendere il prodotto disponibile entro i prossimi tre mesi. Sempre la tecnologia, in particolare l'intelligenza artificiale, è in prima linea anche per la diagnosi dei casi di Covid-19. L'istituto di ricerca cinese Damo Academy ha infatti annunciato di aver messo a punto degli algoritmi che in 20 secondi danno una diagnosi con un'accuratezza del 96%. La ricerca è stata finanziata da Jack Ma, fondatore del colosso del commercio online asiatico Alibaba, che ha messo a disposizione più di 14 milioni di dollari per progetti utili a debellare Covid-19. Il nuovo metodo sfrutta complessi processi di analisi basati su sistemi informatici in grado di elaborare i dati a partire da un campione di oltre 5.000 casi confermati di Covid-19, secondo le linee guida delle ultime ricerche effettuate sull'epidemia che si è rapidamente diffusa a livello globale. Mettendo a confronto le Tac, l'intelligenza artificiale sarebbe dunque in grado di distinguere i casi di Covid-19 da quelli di una comune polmonite, in poco tempo e con un margine di errore minimo. Questo significa una riduzione dei tempi di diagnosi, dato che di solito un medico impiega tra i 5 e i 15 minuti per leggere una Tac ed elaborare una diagnosi, mentre questi sistemi in 20 secondi scansionano anche 300 immagini. Il nuovo sistema diagnostico è stato già testato negli ospedali cinesi ed è in funzione nella struttura di Qiboshan, a Zhengzhou, nella provincia di Henan. Secondo i media asiatici, dovrebbe essere adottato in più di 100 ospedali della provincia focolaio dell'Hubei. Intelligenza artificiale anche nel consorzio pubblico-privato Exscalate4CoV (E4C), a trazione italiana, che si è aggiudicato 3 milioni del bando europeo Horizon 2020 per fronteggiare l'emergenza coronavirus. Il consorzio italiano, guidato da Dompé farmaceutici, aggrega 18 istituzioni e centri di ricerca in sette Paesi europei. Fulcro del progetto è Exscalate, il sistema di supercalcolo più performante a livello globale che, grazie alla sua «biblioteca chimica» di 500 miliardi di molecole, è in grado di valutare più di 3 milioni di composti al secondo per individuare il farmaco più promettente contro specifici costituenti virali, ma anche le sostanze capaci di inibire la capacità infettiva del coronavirus e contrastare contagi futuri. È intanto pronto, in America, all'Istituto nazionale delle allergie e malattie infettive (Niaid), il primo lotto di vaccino per il Covid-19 da testare sull'uomo. I risultati sono attesi per agosto. Il giorno in cui ci sarà il vaccino che immunizzerà da Sars-CoV-2 si dovrà forse ringraziare anche il comune padovano di Vo' Euganeo, che con i sui 3.300 abitanti fornirà dati importanti per capire la strategia e prevedere le mosse del virus. Il piccolo comune infatti è l'unico cluster al mondo ad avere nella stessa popolazione 3.000 tamponi al tempo del primo caso e dopo due settimane. Da ieri e fino a domenica, su base volontaria, gli abitanti di Vo' si sottoporranno allo screening. Entro alcune settimane si potrebbe avere qualche arma in più contro il coronavirus.




