«Noi, Italia e Francia, cooperiamo assieme per un’Europa più verde, coesa e più sovrana». Per chi come noi da anni vede e segnala oltre le Alpi più pericoli che benefici, a leggere le prime frasi del documento, che costituisce il comitato permanente di politica industriale sotto l’ombrello del Trattato del Quirinale, è venuta una fitta alla milza. È anche vero che il post Covid, il rinsecchirsi della globalizzazione e l’avvio delle forti politiche di incentivi Usa sta cambiando le prospettive. Sia della nostra economia, sia di quella del Vecchio continente. Così siamo andati avanti nella lettura del testo e dei 16 punti programmatici. La gran parte riprende i passaggi principali del Trattato. E dunque la volontà di operare assieme per gestire con maggiore flessibilità le dotazioni Ue, proteggere il mercato europeo dall’Inflaction reduction act americano e implementare le attività spaziali.
Spuntano però alcuni articoli che contengono qualcosa di veramente nuovo. Punto sette. «Sosteniamo l’istituzione del fondo sovrano europeo, che supporti la capacità produttiva industriale nei settori strategici», si legge. «Siamo determinati a contribuire ai lavori dell’Unione europea su questo tema, mediante una proposta congiunta da presentare alla Commissione al fine di delineare un’agenda ambiziosa. In tal senso, attendiamo le proposte della Commissione, basate sull’analisi dei fabbisogni attuali, con l’obiettivo di presentare una risposta strutturata in due fasi, sul breve e medio periodo».
Punto Undici. «Avvieremo un lavoro congiunto sulle materie prime critiche nell’ottica di assicurare adeguati approvvigionamenti, fattore chiave per ridurre le nostre dipendenze strategiche». Non solo. Se si prosegue nella lettura e si superano i passaggi relativi alle batterie elettriche si arriva a un nodo cruciale. «Auspichiamo una più intensa cooperazione tra le rispettive agenzie di intelligence economiche e minerarie e tra le nostre imprese, esplorando le opzioni disponibili per investimenti congiunti in progetti per le materie prime, quali miniere, raffinerie e riciclo, ed inoltre per assicurare gli approvvigionamenti strategici, dopo aver individuato le complementarietà tra le diverse catene del valore».
Insomma, secondo il tavolo permanente Italia e Francia dovranno condividere «buone pratiche per sostenere relativi progetti attraverso investimenti privati e, se necessario, pubblici». L’idea di fondo del documento sottoscritto dal ministro Adolfo Urso e dal collega francese Bruno Le Maire è quella di mettersi d’accordo per coprire il fabbisogno dell’industria italiana e pariteticamente di quella francese entro la date del 2030. Infine, segnaliamo il punto nove del documento. «Supportiamo il pieno utilizzo degli strumenti di difesa commerciale, con particolare riferimento ai settori industriali emergenti, essenziali per la transizione verde e digitale dell’Ue». Qui il riferimento è a dazi e strumenti quali il golden power e tutto ciò che inibisca l’ingresso di fondi di Paesi non alleati.
Nel complesso si tratta di pilastri innovativi e quindi in grado di stravolgere il concetto di sovranità individuale. La competizione è ora così forte che l’Italia da sola non ha la stazza per muoversi e per essere competitiva. Va quindi salutata con interesse la mossa congiunta mirata alla nascita del fondo sovrano Ue. Solo così sarà possibile fare pressione su Berlino e avviare una sorta di triangolo europeo. Va certamente ricordato anche il momento di difficoltà che la Francia sta affrontando nel Sahel. Un picco minimo di popolarità nelle ex colonie, per usare un eufemismo, rende Parigi molto ballerina in tutte quelle nazioni ricche di miniere e di materie prime. Fino a poco tempo fa i militari francesi erano leader indiscussi in Mali, Mauritania, Burkina Faso e pure in Repubblica Centrafricana. In poco più di un lustro la Legione straniera è stata quasi soppiantata dai mercenari russi di di Wagner. Adesso il sostegno dell’Italia può cominciare a fare comodo. Anche da qui l’idea di mettere in comunicazione i reparti dell’intelligence economica. L’idea è molto buona. Facendo attenzione che la consueta aggressività francese possa essere contrastata. E il riferimento non è soltanto al recente caso delle navi di Fincantieri in Grecia.
Chi conosce bene il settore e il comparto sa che non sarà possibile aspettarsi un passo indietro della Francia. Sarà invece necessario che il governo autorizzi il nostro comparto di intelligence a essere più aggressivo su tutti i fronti economici. Così lo schema potrà funzionare. Altrimenti il percorso resterà cosparso di bucce di banana su cui si rischia di scivolare. Un esempio su tutti. Il punto 14 del documento parla di cloud, di connettività digitale e legislazioni inerenti il Web. Da anni Parigi cerca di imporre la propria tecnologia e scartare quella americana. Proseguirà nell’intento. Sta a noi valutare pro e contro. Così come i continui riferimenti che il documento di politica condivisa fa alla transizione green andranno pesati di volta in volta. Se si procede come si sta facendo con le direttive anti motore a scoppio allora si potrà fare un buon lavoro. In ogni caso servirà il triangolo con Berlino.


