Con il riaprire dei lavori all’Europarlamento si riaccendono le fiamme sotto i pentoloni del green e degli obiettivi della Commissione Ue, ancora guidata da Ursula von der Leyen, ma orfana per fortuna di Frans Timmermans. La scorsa settimana è stata la volta del trilogo sulle norme per la transizione delle case; ieri l’agenda avrebbe dovuto prevedere, in sede di commissione ambiente (Envi), il prodromo per la riunione necessaria per finalizzare gli emendamenti a un’altra legge pericolosa per la nostra industria, la nuova normativa sugli imballaggi. L’incontro di ieri non ha portato nulla. Lo shadow meeting, così si chiama in gergo, avrebbe dovuto definire gli emendamenti di compromesso da cristallizzare in Aula oggi e domani. Invece il termine «compromesso» non è mai stato pronunciato. Così, il calendario aggiornato prevede il prossimo incontro negoziale il 14 settembre con l’intento di stendere la versione definitiva degli elementi entro il 13 ottobre. Dieci giorni dopo toccherà organizzare il voto in commissione Envi, e poi sfruttare la plenaria di fine novembre per chiudere il cerchio.
La notizia di ieri è molto positiva, al di là dei tecnicismi. Il primo motivo è che si può sperare che anche l’appuntamento di metà mese sia una fumata nera e che quindi slitti tutto al 2024. Ovviamente, come abbiamo innumerevoli volte scritto su queste colonne, la Commissione Ue corre nella speranza di far diventare legge i propri dogmi (anche smorzati) entro il semestre bianco. I socialisti temono di essere spodestati alle prossime elezioni europee. Dunque, più si spinge il vettore green in là nel tempo e meglio è. Basti ricordare che la norma mira a rivedere il regolamento relativo alle spedizioni di rifiuti con la finalità di ridurre le esportazioni che causano danni all’ambiente o alla salute al di fuori dell’Ue, e contrastare più efficacemente i comportamenti illeciti. Per fare un esempio e comprenderne i rischi per il Pil, il caso della carta è esaustivo. Il derivato da macero prodotto dalle imprese italiane, a seguito delle attività̀ di lavorazione, è a tutti gli effetti una materia prima «end of waste», pertanto ha cessato la qualifica di rifiuto. Al contrario, il regolamento Ue sulla spedizione dei rifiuti prevederebbe una regola «peggiorativa» che non premia lo Stato più̀ virtuoso (come l’Italia) che dai rifiuti ha prodotto una materia prima da immettere sul mercato. In tal modo, la materia prima in questione rischia di essere riclassificata come rifiuto, e quindi soggetta alle stringenti limitazioni imposte per le esportazioni dei rifiuti dal regolamento.
Come aveva già spiegato a La Verità Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, l’associazione delle imprese che operano nel riciclo della carta, «l’Italia rischia di uscirne con le ossa rotte: il settore del riciclo sarebbe indebolito. In particolare, per il riciclo della carta si stima una perdita di circa 1 miliardo di euro. E sparirebbero tantissimi posti di lavoro», aggiungeva Sicilia. «Difficile fare una stima con precisione» ma, secondo l’esperto, «a rischio e facendo previsioni per difetto, ci sarebbe in ballo circa il 25% della forza lavoro del settore che occupa in Italia circa 50.000 addetti». Crediamo sia sufficiente questo spicchio per cercare di buttare più in là la palla. Ma dal dato tecnico di ieri - l’incapacità di trovare un punto di caduta sugli emendamenti mediani - emerge anche un aspetto tutto politico. Sebbene lo slittamento dell’agenda non sia sempre da prendere come una volontà politica, non possiamo non notare che le pressioni della Commissione Ue sui parlamentari si stanno indebolendo. Già il fatto che Timmermans sia tornato in Olanda aiuta a ripristinare il dialogo democratico e lascia molto più spazio di manovra ai gruppi parlamentari impegnati a trovare un nuovo equilibrio. Se prendiamo i voti negli ultimi nove mesi, vediamo chiaramente che il numero di membri del Ppe che ha votato allineandosi alla destra di Ecr è passato dal 20%, in occasione dello stop ai motori endotermici, all’80% dell’ultimo voto sulla legge Natura. I laboratori di riequilibrio della maggioranza sono e resteranno le commissioni d’Aula. Ecco perché anche le mosse sulle norme degli imballaggi acquisiscono un valore politico enorme.
Se poi giriamo il punto di vista della questione e osserviamo da Roma o da Milano le vicende di Bruxelles, appare chiaro che il ruolo centrale degli europarlamentari di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia non è mai stato importante e centrale come adesso. Le strategie sulle future elezioni si possono decidere a Roma e a Palazzo Chigi ma la messa a terra si fa in due modi. Uno diplomatico e trasversale tra coalizioni e l’altro manu militari al lavoro all’Europarlamento. E se si vuole arrivare a un obiettivo di riavvicinamento fra Ppe ed Ecr in modo da trovare anche un equilibrio con la Lega non si può più prescindere da ciò che avviene giorno dopo giorno nell’Aula europea. Importante il massimo ostruzionismo sui temi green e far emergere i pericoli della strada socialista alla transizione ecologica. Così i Popolari potranno spiegare ai propri elettori perché dopo un ventennio rompono con i socialisti. Meglio tardi che mai... aver capito che il modello Timmermans porta solo povertà.


