Sarà una specie di rompicapo la formazione di una maggioranza per governare la Provincia autonoma di Bolzano, mentre dalle parti di Trento il centrodestra trainato dal leghista Maurizio Fugatti ha incassato la conferma. È questo, in sintesi, il verdetto delle urne in Trentino Alto-Adige, dove gli elettori sono stati chiamati al voto per rinnovare Consigli e presidenti delle Province autonome delle due città capoluogo della più settentrionale delle Regioni italiane. E, visto che a Trento la situazione politica era apparsa definita già a metà scrutinio, non presentando sorprese rispetto ai pronostici della vigilia, a livello politico i riflettori sono ora puntati sulla situazione altoatesina.
Qui c’è stato il calo della Svp - partito che governa ininterrottamente questo territorio dal Dopoguerra - cui si è sommata una frammentazione senza precedenti, che rende ora la partita della costituzione di una maggioranza un’impresa ben più complessa dell’ultima volta. Andiamo ai numeri: la Svp del presidente uscente Arno Kompatscher si conferma il primo partito ma lo fa perdendo più di sette punti percentuali e due consiglieri. Nel 2018, infatti, il partito della stella alpina aveva incassato quasi il 42%, mentre domenica l’asticella si è fermata al 34,5%. In termini di seggi, la Svp passa da 15 a 13 e questo rende tutto più difficile se associato al netto calo della Lega, con cui la Volkspartei negli ultimi cinque si era alleata, costituendo un’inedita maggioranza di centrodestra. Avendo il Carroccio eletto solo un consigliere, con il 3% (ne aveva 4 con l’11% nel 2018), l’accoppiata non consente di superare il quorum di 18 consiglieri per fare una maggioranza.
Lo scettro di primo partito della comunità italiana è passato chiaramente a Fdi, che si attesta al 6% nel territorio della Provincia ma a Bolzano città è il primo partito sfiorando il 20% e portando a casa due seggi. Se la maggioranza attuale si allargasse al partito di Giorgia Meloni, dunque, mancherebbero ancora dei seggi, ed è qui che nascono le difficoltà, con un panorama politico che presenta una frammentazione inedita.
Dopo la Svp, infatti, la «classifica» delle liste più votate vede al secondo posto il Team K, una formazione organica al centrosinistra, che ha preso l’11,1%, e al terzo posto i secessionisti filo-austriaci di Süd-Tiroler Freiheit (10,9%). Segue Fdi, quindi la lista dell’ex comandante degli Schützen Jürgen, Wirth Anderlan (5,9%), i liberali di destra Freiheiltichen (4,9%), il Pd che cala di più di un punto e si ferma al 3,4% e a seguire tutti gli altri, con M5s e Fi sotto l’uno per cento e senza consiglieri.
Stando così le cose, la maggioranza più papabile sembra quella tra Svp, Fdi, Lega e Freiheitlichen (che ha due seggi), formazione che ha una piattaforma (soprattutto su tasse e contrasto all’immigrazione) compatibile col centrodestra italiano. Il problema sarà verosimilmente su quanto un partito come Fdi, animato da una forte identità italiana, si sentirà di accettare su questo versante. Il fatto di essere diventato il primo partito «italiano» dell’Alto-Adige, non a caso, è stato sottolineato a dovere dagli esponenti di Fratelli d’Italia, come ad esempio il capolista Marco Galateo, il quale ha affermato che «Fdi, come gli amici della Lega, possono essere centrali nella formazione del nuovo esecutivo, ma non ad ogni costo. Lavoreremo», ha aggiunto, «nell’interesse di tutti gli altoatesini».
Entra più nel dettaglio il deputato Alessandro Urzì, che parla di una «coalizione che abbia come componente italiana le forze di governo nazionale, aperta ad altre componenti del gruppo linguistico tedesco ma riconoscendo il maggiore consenso riconosciuto proprio ai partiti di centrodestra in Alto-Adige dall’elettorato italiano». Tra le liste della comunità tedescofona, si segnala l’iniziativa che Anderlan, paladino della libertà contro i divieti al tempo della pandemia, ha assunto subito dopo essere stato eletto: «La mia prima battaglia», ha detto, «sarà quella per i responsabili dei danni provocati durante la pandemia che devono finire davanti al tribunale».
Tutto più facile a Trento, dove il presidente uscente Fugatti è stato rieletto col 51,8%, staccando di 14 punti il candidato del centrosinistra Francesco Valduga. A livello di liste il centrodestra, nel complesso, aumenta i suoi consensi grazie agli ottimi risultati di Lega e FdI, rispettivamente al 13,1 e al 12,3%. Tiene il Pd al 16,5%, mentre la lista del presidente prende il 10,7%. La Meloni si è rallegrata parlando di un «centrodestra unito» che «porta a casa un altro grande risultato», mentre Matteo Salvini ha scritto che «è stata premiata la concretezza e la buona amministrazione del territorio con la Lega e il centrodestra».



