Il Commissario europeo per il commercio, lo slovacco Maroš Šefčovič, è a Roma in questi giorni. Ieri nel suo fitto programma ha incontrato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, il ministro del made in Italy, Adolfo Urso, dopo nel pomeriggio ha riferito a sei commissioni di Camera e Senato per poi concludere con il ricevimento a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni. Fin qui tutto nella norma: hanno parlato delle prospettive del commercio estero europeo dove l’Italia, seconda economia esportatrice dopo la Germania, gioca la sua parte. Diverso invece è il programma odierno: incontrerà Antonio Tajani, ministro degli esteri e del commercio internazionale, e qui ancora tutto nella norma. D’altronde Sefcovic è l’uomo che curato la trattativa con gli Usa sui dazi. Prima, però, il commissario incontrerà il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e tutto il mondo agroalimentare italiano. Una cosa che effettivamente è raro vedere, che ci fa un commissario al commercio con il ministro dell’Agricoltura?
Semplice. L’uomo venuto da Bruxelles si gioca il verdetto del Consiglio europeo sul Mercosur, ovvero l’accordo di libero scambio tra la Ue e quattro Paesi del Sudamerica, che ha avuto una gestazione lunga venti anni ma che alla fine rischia di mandare gambe all’aria l’agricoltura del Vecchio continente e in particolare quella italiana. Si rischia un’invasione di ingenti quantità di cereali o riso, ad esempio, a dazio zero. Non proprio un affare.
Sefcovic dovrà dunque dare dare le giuste rassicurazioni al mondo agroalimentare italiano che si sente minacciato dal Mercosur, soprattutto in alcuni settori di produzione. Dare le giuste salvaguardie agli agricoltori europei è essenziale perché il trattato sul Mercosur incassi il sì dell’Italia. Nessun mistero, lo aveva detto anche il governo il 3 settembre, quando aveva salutato con favore l’inserimento di clausole di salvaguardia a tutela degli agricoltori europei come il fondo da 6,3 miliardi per attutire l’eventuale impatto delle merci importati, la clausola «freno a mano», ovvero lo stop all’importazione di quei prodotti qualora il prezzo scenda più del 10% in un anno. Posizione che l’Italia aveva tenuto a Bruxelles con un ministro dell’Agricoltura finalmente presente nelle riunioni dei suoi colleghi europei.
Lollobrigida si è attirato gli strali del mondo industriale che giustamente guarda a un mercato a dazi zero composto da quasi 700 milioni di persone dove poter esportare i propri prodotti. Si diceva che l’Europa era ostaggio dei trattori. Il ministro, pur non pregiudizialmente contrario al Mercosur, ha ingoiato il rospo e ha trattato conscio che l’Italia era il Paese che mancava per costituire la minoranza di blocco all’interno del Consiglio Europeo. Ha quindi chiesto le clausole di salvaguardia giocando di sponda con la Francia e le ha ottenute, ha chiesto il fondo di ristoro per i contadini europei e l’ha ottenuto. Adesso chiede a Bruxelles, insieme agli agricoltori italiani ed europei, che nel vocabolario europeo venga inserita una parola: reciprocità. Il ragionamento politico che in ogni consiglio dei ministri europei dell’Agricoltura l’Italia fa è il seguente: non possiamo vietare l’uso di fitofarmaci nella Ue aumentando i costi di produzione per poi aprire il mercato a merci prodotte con sostanze che noi non possiamo usare. Giustamente noi imponiamo che il benessere animale venga rispettato e imponiamo degli standard di produzione che gli altri paesi dai quali importiamo non rispettano. Il risultato sarebbe la desertificazione del nostro sistema agroindustriale e il mancato raggiungimento a livello mondiale dei giusti obiettivi che l’Europa si impone. Per far questo va imposto un sistema di controlli efficiente che vigili sull’uso di fitofarmaci da noi vietati e sul rispetto di diritti, come quelli dei lavoratori, per fare entrare i prodotti nei confini Ue.
Ieri Sefcovic in Parlamento ha detto che «grazie anche all’espansione degli accordi di libero scambio, l’Italia sarà in grado di raggiungere il target di 700 miliardi di euro di esportazione nel 2027, una cifra veramente impressionante che credo creerà nuovi posti di lavoro, darà un nuovo slancio alla crescita e garantirà una maggiore stabilità alla prosperità dell’Italia con ripercussioni positive in tutta l’Unione europea». Sì, se passa il Mercosur a livello di Consiglio europeo. E tutto dipenderà dalle parole che oggi pronuncerà davanti al mondo agricolo italiano e a Lollobrigida. Tutti aspettano di sentir pronunciare queste due bellissime parole: reciprocità e controlli.







