La dichiarazione finale della COP 28, celebrata come un successo, in realtà è un documento ambiguo, pieno di equilibrismi lessicali, in cui non si parla di abbandono dei combustibili fossili. Semmai, l’accordo lascia via libera a gas e nucleare come fonti necessarie a sostenere la transizione.
In Islanda parte la cattura di CO2 dall’aria, la Russia attacca centrali e reti elettriche in Ucraina, l’idroelettrico cinese riparte dopo la siccità, in Norvegia nuovo contratto per i lavoratori offshore, l’EIA abbassa le stime della domanda di petrolio per il 2024, scarseggia l’offerta di platino.
L’agenzia americana per l’ambiente inguaia le centrali a carbone, Microsoft investe nelle rinnovabili, le utility europee alla prova dei prezzi in calo, la FTC dà l’ok alla fusione Exxon-Pioneer ma il CEO di Pioneer deve andarsene.
Il sindacato americano dell’auto conquista lo stabilimento Volkswagen, gli USA a caccia di terre rare in Africa, l’Indonesia vuole crescere con il nichel, l’uranio canadese è strategico per la Francia, un report di JP Morgan smonta le rinnovabili.
In Francia l’industria della componentistica elettrica si rilancia, L’IEA critica l’Unione europea sull’energia, Biden alza i dazi contro la Cina, i prezzi bassi della CO2 mettono in crisi la transizione europea, il sindacato americano dei lavoratori dell’auto si espande.