L'ambasciata azera: «Menzogne su di noi». La nostra risposta: «E' cronaca»

L'ambasciata azera: «Menzogne su di noi». La nostra risposta: «E' cronaca»
Ansa

Spett.le direttore, in questi anni ci siamo trovati spesso a scrivere delle repliche al Suo giornale, sempre con garbo e rispetto, cercando di evidenziare i limiti di un'informazione unilaterale Purtroppo I'articolo di Alessandro Da Rold del 16 novembre esula da questo contesto, tanto da non meritare neppure un commento. Restiamo infatti attoniti nel leggere simili menzogne e diffamazioni mi passi tali termini pure brutali, perché di questo si tratta. Un certo tipo di notizie, totalmente false. si addice ad altro tipo di stampa, piuttosto che all'informazione seria e professionale che Vi avevamo, fino ad ora, attribuito. Ritenendo inaccettabile che il nome della nostra ambasciata e dei nostri diplomatici venga associato a simili articoli, Le chiederei una riflessione e una rettifica su quanto esposto

Cordiali saluti,

Mammad Ahmadzada

Gentile ambasciatore Ahmadzada, abbiamo più volte dato spazio sulla Verità alle vostre prese di posizione sull'annosa vicenda del Nagorno Karaback. L'articolo che mi contestate non è altro che è un resoconto della cronaca delle ultime settimane, fatti confermati dai diretti interessati tramite intimidazioni documentate. Come si può definire «menzogna» la minaccia ricevuta dal sindaco di Asolo Mauro Migliorini? Si tratta una mail minatoria per aver semplicemente chiesto l'indipendenza del Nagorno Karaback in consiglio comunale. Nel testo c'è scritto: «Ricorda, non siamo lontani». Siamo sempre disponibili a ospitare la vostra opinione, tramite, se volete, anche un'intervista.

Cordiali saluti

Alessandro Da Rold

A Bruxelles tengono su l’elmetto. Però cominciano a scaricare Kiev
Kaja Kallas (Ansa)
Nella Commissione Ue si deplora il livello «rivoltante» di corruzione in Ucraina. Lo scandalo mazzette rafforza la posizione di Orbán e il veto belga sull’uso degli asset russi. Kallas invece rimane coi paraocchi.

In Europa faticano ad ammetterlo e c’è pure chi - tipo Kaja Kallas, che smania per farci indossare gli elmetti - tiene su i paraocchi. Ma la verità è che lo scandalo delle mazzette in Ucraina ha rotto qualcosa nell’idillio tra Kiev e Bruxelles. Con l’opinione pubblica già stressata dall’ossessiva evocazione di un grande conflitto contro la Russia, messa di fronte alla prospettiva di un riarmo a tappe forzate, anche al prezzo della macelleria sociale, diventa complicato giustificare altre liberali elargizioni a Volodymyr Zelensky, con la storiella degli eroi che si battono anche per i nostri valori.

Il suo armadio di scheletri era aperto. Eppure Zelensky è stato trattato da eroe
Volodymyr Zelensky (Ansa)
S’incrina il favore di cancellerie e media. Che fingevano che il presidente fosse un santo.

Per troppo tempo ci siamo illusi che la retorica bastasse: Putin era il cattivo della storia e quindi il dibattito si chiudeva già sul nascere, prima che a qualcuno saltasse in testa di ricordare che le intenzioni del cattivo di rifare la Grande Russia erano note e noi, quel cattivo, lo avevamo trasformato nel player energetico pressoché unico. Insomma la politica internazionale è un pochino meno lineare delle linee dritte che tiriamo con il righello della morale.

L’Unesco si appresta a conferire alla cucina italiana il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità. La cosa particolare è che non vengono premiati i piatti – data l’enorme biodiversità della nostra gastronomia – ma il valore culturale della nostra cucina fatta di tradizioni e rapporto con il rurale e il naturale.
Sulle armi all’Ucraina il Copasir gela Tajani
Antonio Tajani (Ansa)
Il ministro degli Esteri annuncia il dodicesimo pacchetto: «Comitato parlamentare informato». Poco dopo l’organo smentisce: «Nessuna comunicazione». Salvini insiste: «Sconcerto per la destinazione delle nostre risorse, la priorità è fermare il conflitto».

Non c’è intesa all’interno della maggioranza sulla fornitura di armi a Kiev. Un tema sul quale i tre partiti di centrodestra non si sono ancora mai spaccati nelle circostanze che contano (quindi al momento del voto), trovando sempre una sintesi. Ma se fin qui la convergenza è sempre finita su un sì agli aiuti militari, da qualche settimana la questione sembrerebbe aver preso un’altra piega. Il vicepremier Matteo Salvini riflette a fondo sull’opportunità di inviare nuove forniture: «Mandare aiuti umanitari, militari ed economici per difendere i civili e per aiutare i bambini e sapere che una parte di questi aiuti finisce in ville all’estero, in conti in Svizzera e in gabinetti d’oro, è preoccupante e sconcertate».

Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy