2018-10-08
La scienza serva dell'ideologia genera fake news
Ne parla anche The Economist: l'ideologia impera sulla scienza e domina nel mondo della letteratura accademica sottoposta a peer review. Le riviste, cosiddette scientifiche, in realtà subordinano la considerazione degli studi da pubblicare ai preconcetti ideologici che prevalgono nell’ambito del loro consiglio direttivo.
<p class="p1">Già nel maggio scorso avevamo avuto modo di ascoltare, al convegno organizzato a Roma prima della Marcia per la vita<em>,</em> il professor <strong>Giuseppe Noia</strong>, ginecologo del policlinico Gemelli, illustre clinico e cattedratico di fama internazionale, recentemente nominato dal Papa come consultore al Dicastero dei laici e per la famiglia. <strong>Noia</strong> al convegno ha spiegato come cura i bambini malati in utero e salva così loro e le loro madri dall’aborto eugenetico (non ossequieremo mai la neolingua chiamandolo “terapeutico” perché l’aborto non è una “terapia”, non cura, uccide). Il professore tra l’altro ha detto che trova difficoltà a pubblicare i successi strepitosi che ottiene il suo team: le riviste “scientifiche” gli rispondono che i loro dati sono inattendibili «perché loro sono cattolici» (e lui quindi pubblica su riviste internazionali giapponesi).</p><p class="p1">Ma questo è niente, rispetto a ciò che scrive <em>The Economist</em> (e ne parlano anche <em>LifeSiteNews</em> e altri, con maggiori dettagli): si tratta di un esperimento fatto da tre studiosi che si auto definiscono liberali e di sinistra, i quali hanno ottenuto la pubblicazione in riviste scientifiche di diversi studi fasulli e strampalati, fatti ad arte, con dati totalmente inventati.</p><p class="p1"><strong>Helen Pluckrose,</strong> della rivista <em>Aero Magazine</em>, il matematico <strong>James Lindsay</strong>, e <strong>Peter Boghossian,</strong> professore di filosofia della Portland State University hanno sottoposto 20 documenti fake alle riviste che si occupano di società, cultura e di studi di genere con l’obiettivo di problematizzare e diagnosticare «squilibri di potere e oppressioni radicati nell'identità<em>»</em>.</p><p class="p1">Ogni articolo iniziava con qualcosa di assurdo e/o profondamente non etico.</p><p class="p1">Uno studio verteva sull'osservazione e il biasimo della cultura dello stupro tra i cani, uno affermava che l'intelligenza artificiale è potenzialmente pericolosa perché è maschilista e imperialista, uno dimostrava che la scienza dell'astronomia è «intrinsecamente sessista»; uno denunciava l’omofobia degli uomini che non gradiscono la penetrazione anale, e uno era addirittura un capitolo del Mein Kampf di<strong> Adolf Hitler </strong>riscritto con parole d'ordine alla moda per parlare di femminismo: se questa roba è stata pubblicata, non ci deve stupire la persecuzione mediatica e professionale scatenatasi recentemente contro il professor<strong> Alessandro Strumia,</strong> reo di aver rilevato - dati alla mano - che nel campo della fisica non c’è discriminazione sessista contro le donne (ne ha parlato per conto del Cern a un convegno intitolato “Teoria delle alte energie e gender”: che c’entra il "genere" con la teoria delle alte energie?) tenutosi a Ginevra poche settimane fa.</p><p><div id="adagioad-inarticle-1" class="adagioad adagioad-inarticle-1" data-type="leaderboard-in-article"></div></p><p class="p1">Le metodologie di lavoro descritte dai tre americani erano molto scadenti, le statistiche totalmente inverosimili, le affermazioni non giustificate dai dati e le analisi qualitative motivate ideologicamente. Sostenevano anche cose eticamente molto discutibili, come il punire gli studenti universitari maschi bianchi per i secoli passati in cui è stata legale la schiavitù, facendoli sedere in silenzio, in catene, sul pavimento durante la lezione; o disquisivano di questioni assolutamente ridicole come il perché le persone si preoccupano dei genitali altrui quando pensano di fare sesso con loro.</p><p class="p2">Ebbene, sette di questi documenti dono stati accettati, quattro pubblicati online. Altri sette glieli hanno rinviati con richiesta di revisione. Solo sei su 20 sono stati cassati completamente.</p><p class="p1">Lo studio sui cani è stato accettato da Gender, Place & Culture, il capitolo femminista del Mein Kampf da Affilia, un pezzo che sostiene che il bodybuilding professionale discrimina ingiustamente gli obesi da Fat Studies.</p><p class="p2">Gli autori hanno dimostrato che qualsiasi cosa può essere pubblicata e divulgata, purché rientri nell'ortodossia ideologica dominante e sia infarcita di citazioni della letteratura esistente (infatti, tutte le fonti che hanno citato sono reali).</p><p><div id="adagioad-inarticle-2" class="adagioad adagioad-inarticle-2" data-type="leaderboard-in-article"></div></p><p class="p1">E non è la prima volta che questi burloni riescono nel loro intento: <strong>Lindsay</strong> e <strong>Boghossian</strong> avevano già pubblicato su Cogent Social Sciences un articolo assurdo su il pene concettuale.</p><p class="p2">Li abbiamo chiamati burloni, ma in realtà non c’è proprio niente da ridere: di poco tempo fa è infatti la decisione dell’Oms - che dovrebbe essere un consesso scientifico - di cancellare dal nuovo manuale diagnostico non solo il transessualismo, ma anche il sadomaso, il bondage, il feticismo ed altre perversità annesse. È diventato tutto normale: lo dice la scienza.</p><p class="p1">Tutto questo serva a farci capire che le fake news davvero pericolose, dalle quali bisogna imparare a guardarsi, sono proprio quelle che si paludano di veste accademica. I poveri blogger che scrivono che <strong>Michael Jackson </strong>è ancora vivo non sono pericolosi come coloro che promuovono e sostengono ideologie folli, totalmente scollate dalla realtà, perché «ci sono decine di studi scientifici che l’hanno dimostrato».</p>
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