2020-12-18
La lite su Mps blocca anche la Finanziaria
Carla Ruocco (Getty images)
Il nuovo piano strategico dell'istituto non pone «vincoli ad ipotesi aggregative» così come vogliono le vigilanze europee, ma mantiene comunque la porta aperta al pubblico. Due emendamenti dei pentastellati mettono a repentaglio la manovra.I grovigli armoniosi tra una parte del Pd e i Cinque Stelle schierati in battaglia contro il Mef non solo complicano il salvataggio di mercato del Monte dei Paschi, ma stanno anche ingolfando la manovra finanziaria del governo. Quanto sia ancora aperta la sfida tra il ministero del Tesoro, che deve accelerare su una fusione, e chi invece come i grillini vorrebbe lasciare la banca senese in mano allo Stato a colpi di emendamenti, emerge anche dal risultato del cda di ieri di Mps sul nuovo piano strategico al 2025. Piano che, si legge nella nota del Monte, è stato «elaborato ipotizzando iniziative strategiche coerenti con un sostanziale mantenimento dell'attuale modello operativo e dell'infrastruttura tecnologica della banca, al fine di non porre vincoli ad ipotesi aggregative» e che è stato predisposto «avendo presenti gli impegni assunti dal governo con la Ue e il Dpcm del 16 ottobre 2020» nel cui ambito viene segnalato opportuno «avviare un processo di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero nel capitale sociale, da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario». In sostanza, c'è un decreto che prevede una aggregazione, e ci sono gli impegni con le autorità di Vigilanza europee che vanno nella stessa direzione. Cui non si possono porre vincoli. Nel comunicato viene inoltre aggiunto che le scelte fondamentali operate dal piano «potrebbero essere soggette a cambiamenti a seguito delle interlocuzioni del ministero dell'Economia e delle Finanze con DG Comp», ovvero l'Antitrust europeo. In generale, il piano darà priorità «ad iniziative industriali» che puntano a «creare rapidamente valore, con contenuti rischi di realizzazione e compatibilmente con le caratteristiche dell'attuale modello operativo». I tre pilastri saranno «la focalizzazione del modello di business sulla clientela chiave, in linea con le quote di mercato storiche e la graduale uscita da segmenti ad elevato assorbimento di capitale e ridotta redditività; la semplificazione organizzativa e l'avvicinamento del modello operativo al business; il rafforzamento del bilancio ed il continuo focus sulla gestione dei rischi». Al netto delle ancora vaghe linee strategiche, al Montepaschi servirà subito una sostanziosa cura di liquidità. Mps si è quindi impegnata a predisporre un nuovo capital plan da sottoporre alla Bce entro il 31 gennaio che conterrà una indicazione dei fabbisogni di capitale quantificati tra 2 e 2,5 miliardi, «e un'indicazione circa le modalità per soddisfare detti fabbisogni». Resta dunque da capire chi ci metterà i soldi. Lo Stato, aprendo l'ennesimo e costoso paracadute pubblico, o un eventuale cavaliere bianco (e all'orizzonte per ora c'è solo Unicredit con un matrimonio assai complesso ancora tutto da organizzare)? Di certo, non si può continuare a gettare la palla fuori dal campo come è stato fatto ieri a giudicare dalle linee assai vaghe del piano firmato dall'ad del Monte, Guido Bastianini. Va trovato un punto di caduta tra finanza e politica. Il nodo per il matrimonio è infatti il riconoscimento delle Dta, i crediti differiti, in bonus fiscali, nel caso di Siena sarebbero attorno a 2,5 miliardi circa di benefici. Ma il M5s non è d'accordo e ha presentato due emendamenti nella legge di bilancio: uno punta a ridurre a un massimo di 500 milioni i crediti fiscali per le banche che si aggregano nel 2021 e uno consente la conversione delle Dta solo nel caso in cui almeno una delle due società che si fondono abbia meno di 50 dipendenti. Inoltre, è stato riammesso l'emendamento sempre a prima firma M5s che permette di trasformare le attività fiscali differite in crediti fiscali non solo in caso di fusione ma anche per realizzare aumenti di capitale. Verrà riformulata la legge o gli emendamenti salteranno? Vedremo. Nel frattempo, i Cinque Stelle e una parte del Pd (anche locale, se si considera il fronte capitanato dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani) utilizzano anche la mina esuberi come leva politica pro-nazionalizzazione. La riduzione degli organici di Mps - che tiene conto delle uscite, tramite il ricorso al fondo di solidarietà e turnover naturale, e dei nuovi ingressi - è stimata in circa 2.670 persone nell'arco del piano 2021-2025. «Il piano è soltanto il primo tempo di una partita molto più complessa nella quale incideranno la voglia, l'intenzione e la determinazione delle “parti interessate" rispetto alle decisioni già prese della Bce e della Commissione Ue», ha detto ieri il segretario generale Fabi Lando Sileoni. «Non è ancora identificabile il numero delle assunzioni che comunque non potrà essere inferiore al 50% del totale delle uscite. L'argomento sarà oggetto di trattativa sindacale. La politica, nei territori di appartenenza, dovrebbe chiarire qual è il suo pensiero rispetto al prossimo futuro del Montepaschi e dovrebbe chiarire anche le iniziative concrete che vorrà adottare sia rispetto a una eventuale integrazione sia rispetto ad altre possibili soluzioni».