2020-09-13
Non sanno fare neanche i conti. Tagliati gli sgravi anti Covid
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, ma se le promesse arrivano dal governo è probabile che ci sia di mezzo anche l'oceano. Già abbiamo visto che fine hanno fatto i bonus, a cominciare da quello per bici e monopattini. Annunciato agli inizi di aprile, avrebbe dovuto consentire a chi ne facesse richiesta di avere lo sconto sull'acquisto di velocipedi, anche elettrici. Confidando nel vantaggio economico, in molti si sono accaparrati le due ruote, ma della riduzione di prezzo annunciata neanche l'ombra.Invece di scrivere a produttori e rivenditori che la differenza di prezzo l'avrebbe pagata lo Stato, il governo ha detto agli italiani che sarebbe bastato un clic per ottenere l'abbuono. Ma, come si sa, verba volant e dunque dal clic si è passati rapidamente al flop. Gli acquirenti di biciclette e monopattini dovranno iscriversi a un portale e fare domanda, ma si dà il caso che, a distanza di mesi dal varo del bonus, il sito Internet su cui presentare la richiesta ancora non esista. Forse vedrà la luce a novembre, ma non è detto, perché potrebbe slittare ancora.Dicevamo che questo è solo un esempio della distanza che corre tra gli annunci e i provvedimenti. Infatti, allo sconto sui velocipedi può essere aggiunto quello delle vacanze, che è stato usato solo all'8%, perché le norme erano talmente complicate da renderlo poco fruibile. Alcuni albergatori, tra l'accettare la promessa del governo di un rimborso e rinunciare alla clientela, hanno scelto quest'ultima strada. Il rischio per la categoria dell'hotellerie era di non vedere un euro, con il risultato di avere, oltre al danno della crisi causata dal Covid, anche la beffa di un rimborso che non c'è.L'elenco delle promesse mancate che ci è capitato di ascoltare in questi mesi potrebbe continuare, ma vi vogliamo raccontare un'altra fregatura fresca fresca con cui la coppia Gualtieri-Conte ha gabbato le imprese italiane. Ricorderete che a metà maggio, in vista della riapertura delle attività, l'esecutivo aveva varato il cosiddetto decreto Rilancio, ossia un pacchetto di misure per far ripartire le attività imprenditoriali. Tra queste ce n'era una che garantiva un vantaggio fiscale sulle spese sostenute per assicurare la sanificazione degli ambienti e la protezione dei dipendenti. L'articolo 125 del decreto introduceva infatti un credito d'imposta pari al 60 per cento sugli acquisti di mascherine, gel e tutto il materiale necessario a mettere in sicurezza gli ambienti di lavoro. Il comma assicurava un'esenzione fino a 60.000 euro per ciascun beneficiario, nel limite complessivo di 200 milioni per l'anno in corso.Ovviamente, aziende medie e piccole hanno fatto i propri conti, investendo quattrini per fornire ai dipendenti tutto il necessario e anche di più. Già, meglio non rischiare con il Covid, anche perché la responsabilità di un contagio avrebbe potuto ribaltarsi sul responsabile della sicurezza e inevitabilmente sulla società. Per farla breve tutti, anche il nostro giornale, hanno comprato bancali di mascherine ed ettolitri di gel, istallando in ogni angolo dei dispensatori. Per non dire poi dei soldi spesi in pulizie con apposite attrezzature per sanificare i locali. Insomma, mettersi al riparo dal coronavirus è costato un occhio della testa, che però gli amministratori contavano di scalare dalle tasse. E invece no, la beffa del duo Gualtieri-Conte era in agguato e si è materializzata l'altroieri con una direttiva dell'Agenzia delle entrate con cui si spiega che il credito d'imposta è pari al 15,6%. Già così la fregatura è chiara, perché un conto è avere uno sconto del 60% e un altro è averlo ridotto di tre quarti. Ma la realtà è anche peggio. Infatti il credito d'imposta non è il 60% e nemmeno il 15, ma il 9, perché il 15% va calcolato sul 60 per cento. Quello del Fisco è cioè un gioco delle tre carte, dove a vincere è sempre il banco, cioè l'Agenzia delle entrate, che le tasse le vuole per intero e pagate entro i termini (pena multe salate), ma quando si tratta di riconoscere un vantaggio fiscale fa di tutto per ridurlo al minimo, in modo che i contribuenti rimangano con un pugno di mosche. È quel che succederà a molte aziende quando faranno i conti: credevano di avere un risparmio sulle tasse, ma non ci sarà nessun credito. Proprio come il governo, che in quanto a credito sta a zero.
«It – Welcome to Derry» (Sky)
Lo scrittore elogia il prequel dei film It, in arrivo su Sky il 27 ottobre. Ambientata nel 1962, la serie dei fratelli Muschietti esplora le origini del terrore a Derry, tra paranoia, paura collettiva e l’ombra del pagliaccio Bob Gray.
Keir Starmer ed Emmanuel Macron (Getty Images)
Ecco #DimmiLaVerità del 24 ottobre 2025. Ospite Alice Buonguerrieri. L'argomento del giorno è: " I clamorosi contenuti delle ultime audizioni".
C’è anche un pezzo d’Italia — e precisamente di Quarrata, nel cuore della Toscana — dietro la storica firma dell’accordo di pace per Gaza, siglato a Sharm el-Sheikh alla presenza del presidente statunitense Donald Trump, del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, del turco Recep Tayyip Erdogan e dell’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani. I leader mondiali, riuniti per «un’alba storica di un nuovo Medio Oriente», come l’ha definita lo stesso Trump, hanno sottoscritto l’intesa in un luogo simbolo della diplomazia internazionale: il Conference Center di Sharm, allestito interamente da Formitalia, eccellenza del Made in Italy guidata da Gianni e Lorenzo David Overi, oggi affiancati dal figlio Duccio.
L’azienda, riconosciuta da anni come uno dei marchi più prestigiosi dell’arredo italiano di alta gamma, è fornitrice ufficiale della struttura dal 2018, quando ha realizzato anche l’intero allestimento per la COP27. Oggi, gli arredi realizzati nei laboratori toscani e inviati da oltre cento container hanno fatto da cornice alla firma che ha segnato la fine di due anni di guerra e di sofferenza nella Striscia di Gaza.
«Tutto quello che si vede in quelle immagini – scrivanie, poltrone, arredi, pelle – è stato progettato e realizzato da noi», racconta Lorenzo David Overi, con l’orgoglio di chi ha portato la manifattura italiana in una delle sedi più blindate e tecnologiche del Medio Oriente. «È stato un lavoro enorme, durato oltre un anno. Abbiamo curato ogni dettaglio, dai materiali alle proporzioni delle sedute, persino pensando alle diverse stature dei leader presenti. Un lavoro sartoriale in tutto e per tutto».
Gli arredi sono partiti dalla sede di Quarrata e dai magazzini di Milano, dove il gruppo ha recentemente inaugurato un nuovo showroom di fronte a Rho Fiera. «La committenza è governativa, diretta. Aver fornito il centro che ha ospitato la COP27 e oggi anche il vertice di pace è motivo di grande orgoglio», spiega ancora Overi, «È come essere stati, nel nostro piccolo, parte di un momento storico. Quelle scrivanie e quelle poltrone hanno visto seduti i protagonisti di un accordo che il mondo attendeva da anni».
Dietro ogni linea, ogni cucitura e ogni finitura lucidata a mano, si riconosce la firma del design italiano, capace di unire eleganza, funzionalità e rappresentanza. Non solo estetica, ma identità culturale trasformata in linguaggio universale. «Il marchio Formitalia era visibile in molte sale e ripreso dalle telecamere internazionali. È stata una vetrina straordinaria», aggiunge Overi, «e anche un riconoscimento al valore del nostro lavoro, fatto di precisione e passione».
Il Conference Center di Sharm el-Sheikh, un complesso da oltre 10.000 metri quadrati, è oggi un punto di riferimento per la diplomazia mondiale. Qui, tra le luci calde del deserto e l’azzurro del Mar Rosso, l’Italia del saper fare ha dato forma e materia a un simbolo di pace.
E se il mondo ha applaudito alla firma dell’accordo, in Toscana qualcuno ha sorriso con un orgoglio diverso, consapevole che, anche questa volta, il design italiano era seduto al tavolo della storia.
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