2024-03-23
Gara delle virostar per terrorizzarci su una malattia che nemmeno esiste
Lorenzo Pregliasco e Ilaria Capua (Ansa)
Gli «esperti» giocano a chi la spara più grossa sulla prossima pandemia: per Ilaria Capua potrà essere di origine sessuale, Lorenzo Pregliasco punta sul virus respiratorio. Ipotesi infondate volte a intimorire, con il favore dei media.Diciamo la verità: questi un po’ ci sperano. Forse perché hanno nostalgia dei bei tempi in cui venivano interpellati come oracoli, e in base alle loro valutazioni si distingueva il bene dal male. Forse perché soffrono di astinenza da televisione o magari perché sono soltanto stanchi di scrivere libri sul cibo, sul vino e di rilasciare interviste sulle diete da seguire prima dell’estate. Fatto sta che ogni volta ci riprovano ad alzare il livello di allerta, a spargere paura fra la popolazione evocando lo spettro di nuovi e terribili mali. Va detto che i giornalisti collaborano che è un piacere. Repubblica interpella i televirologi (e qualche nuova scoperta nel campo della medicina terroristica) a proposito della «prossima pandemia», e ne cava risposte entusiasmanti. «Per Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano, potrebbe essere scatenata da un virus respiratorio; per Ilaria Capua, ora alla John Hopkins University di Bologna dopo aver diretto per sette anni il One Health Center in Florida, potrebbe essere anche di origine sessuale o oro-fecale; per Carlo Federico Perno, responsabile di Microbiologia e diagnostica di Immunologia all’Ospedale Bambino Gesù di Roma sono le zoonosi quelle da tenere d’occhio», si legge nell’articolo. Fenomenale: non sanno nulla, squadernano ipotesi le più diverse, ma non hanno dubbio alcuno: è solo questione di tempo prima che arrivi una malattia mortale, possibilmente più terribile della Covid. Ilaria Capua si perde con gusto nei dettagli: «Non è che perché abbiamo avuto quella da Covid», spiega alle agenzie adoranti, «siamo a posto per i prossimi duecento anni. Purtroppo non funziona così. La malattia X di cui parla l’Oms è un termine per dire che qualcosa, prima o poi, arriverà. Non si sa che cosa, ma succederà. E potrebbe essere ancora più aggressivo del Covid». Tutto chiaro: non sanno cosa, ma succederà. E sarà spaventoso. Se ne evince che la pseudo religione sanitaria è ben squallida cosa rispetto alle fedi tradizionali. Almeno nella Bibbia il libro dell’Apocalisse fornisce fior di dettagli e una precisa descrizione della fine dei tempi. I nostri presunti esperti, invece, oltre i vaghi spauracchi non sanno andare. Del resto non possono farlo, non possono andare oltre: non hanno alcun elemento, non hanno mezza cognizione - esattamente come non la avevano sul Covid - però sono costretti ad assolvere al loro ingrato compito di agitatori. A dirla tutta, le sole basi su cui finora si fonde la credenza in una «nuova pandemia» sicuramente in arrivo sono le sparate di Bill Gates e le uscite dell’Organizzazione mondiale della sanità. La quale del resto dipende in gran parte da Gates medesimo e pare seguirne le direttive. Non solo: c’è da considerare che l’Oms ha in programma di cambiare il trattato pandemico e il regolamento sanitario internazionale sottraendo ulteriore sovranità agli Stati, ergo ha tutto l’interesse a tirare in ballo disastri futuri, benché evanescenti.Il dramma, qui, non è nemmeno che l’organizzazione sanitaria tenti di imporre un nuovo regime terroristico, e nemmeno che i medici da schermo piatto si affrettino a obbedire alle indicazioni calate dall’alto e svolgano il compitino. A lasciare agghiacciati è il modo totalmente acritico con cui gli organi di informazione e una parte della popolazione recepiscono gli allarmi. Scorrendo un articolo del Messaggero ci siamo imbattuti nella seguente frase, leggetela con attenzione. «La stessa malattia X è ipotetica: non esiste. Ma il concetto di Malattia X descrive una minaccia molto reale e crescente per la salute umana - a cui il mondo deve prepararsi meglio per rispondere». Ora dire: come si fa a non inorridire di fronte a frasi simili? Come si può non rendersi conto della assurdità di quanto scritto? Letteralmente si afferma che la malattia X (quella a cui l’Oms fa riferimento quale minaccia da attendere rabbrividendo) non c’è, non esiste e non si può nemmeno immaginare che cosa possa essere. Non a caso da tre televirologi parlanti sul tema emergono almeno tre ipotesi differenti e tutte egualmente infondate. Eppure, nonostante ciò, l’articolo sentenzia che la malattia X è concreta e dobbiamo attrezzarci per prevenirla. Tutto chiarissimo: non esiste ma è concreta, non sappiamo quale sia ma arriverà di sicuro, non abbiamo dettagli ma dobbiamo spaventarci. Ebbene, come si può non riconoscere qui un meccanismo nemmeno troppo raffinato di controllo sociale? Certe affermazioni sono talmente grottesche da risultare fin troppo facilmente smascherabili. Non si prendono nemmeno la briga di organizzare un complotto: fanno tutto in piena luce, con la comica complicità di media ed esperti. Per non accorgersene bisogna essere davvero in cattiva fede. Oppure chissà, magari la malattia X è una male sconosciuto che rende più stupidi. In quel caso, è già arrivata e sta mietendo vittime. Ma, a differenza del Covid, non ha possibilità di cura.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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