
Tregua tra il centrodestra e il governo Draghi sul catasto
Ieri mattina, già prima del tanto atteso incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi sulla delega fiscale Matteo Salvini aveva lasciato chiaramente intendere che né la Lega né Forza Italia sarebbero andati alla rottura. E così è stato. Il governo non rischia di cadere e un accordo sulla riforma del catasto e sul cosiddetto sistema duale (aliquota progressiva sui redditi da lavoro, aliquota proporzionale sui redditi da capitale) alla fine si troverà. Tempo ce n’è, visto che la delega, che era attesa in Parlamento il 19 aprile, vi approderà invece il 2 maggio. «I tecnici si metteranno subito al lavoro per elaborare delle proposte», hanno detto ieri Salvini e Antonio Tajani uscendo da Palazzo Chigi. Si tratta di riscrivere le norme più controverse per garantire nero su bianco che il ridisegno del sistema fiscale e l’aggiornamento del catasto non comporteranno un aumento delle tasse, come ribadito ieri dallo stesso presidente del Consiglio (col quale il “centrodestra di governo” avrà un nuovo incontro dopo Pasqua).
«CLIMA COSTRUTTIVO»
«Clima costruttivo e di grande collaborazione», si faceva trapelare ieri da Lega e Forza Italia per dare il senso del vertice. All’incontro, durato un’ora, hanno partecipato anche i capigruppo leghisti e forzisti alla Camera e al Senato, il ministro dell’Economia Daniele Franco e altri esponenti dell’esecutivo. Per Salvini Draghi ha dato «ampia disponibilità a risolvere i problemi». «E’ stato un incontro positivo. I tecnici si siederanno al tavolo per sistemare delle proposte. Ci rivedremo dopo Pasqua con il presidente del Consiglio e pensiamo che si possa chiudere positivamente», gli faceva eco Tajani. Il punto più controverso è da tempo l’adeguamento, entro il 2026, delle rendite catastali ai valori di mercato. Un’operazione di trasparenza e basta, ha ribadito ieri una volta di più Draghi. Parole che non rassicurano il centrodestra, anche perché dopo le elezioni del 2023 la palla passerà a un altro governo e a un altro presidente del Consiglio (anche se non necessariamente).
L’altro tema, salito alla ribalta negli ultimi giorni, riguarda la doppia tassazione: l’ipotesi di un’aliquota unica (e per un periodo transitorio di una doppia aliquota) sui redditi da capitale comporterebbe l’aumento di alcune tasse come quella su titoli di Stato e buoni postali (oggi al 12,5%) o la cedolare secca sugli affitti a canone concordato (al 10%).Il nuovo testo come detto verrà discusso dall’Aula del Parlamento il 2 maggio. Il presidente della commissione finanze Luigi Marattin (Italia Viva) chiederà al presidente della Camera Roberto Fico di autorizzare la nuova calendarizzazione del provvedimento.
«Evidentemente i temi posti da Lega e Forza Italia, dalla revisione del catasto all’aumento delle tasse su risparmi e affitti, erano reali», hanno commentato i leghisti Alberto Gusmeroli e Massimo Bitonci, rispettivamente vicepresidente della commissione e responsabile fisco del Carroccio, e capogruppo del partito in commissione bilancio.
LA SPINA DI FDI
La Lega deve guardarsi dalla concorrenza a destra, visto che sulla delega Fratelli d’Italia ha mantenuto una opposizione intransigente. Martedì, il giorno prima dell’incontro di ieri dei suoi alleati di coalizione con Draghi, Giorgia Meloni era stata sferzante. Ospite di Mario Giordano, a Fuori dal coro, alla domanda sul perché non avesse intenzione di presentarsi anche lei a Palazzo Chigi, aveva risposto: «Tajani e Salvini stanno in maggioranza, il problema ce l’hanno loro. Io non ho votato la riforma del catasto e non voto la delega fiscale. Salvini e Tajani hanno fatto questa battaglia con noi e il centrodestra è stato compatto». Per concludere poi sull’ipotesi di un voto di fiducia: «Se Draghi vuole metterla non gliela devono votare».
In occasione del cinquantesimo anniversario della Convenzione di Washington (Cites), l’Arma ha celebrato «Cites: 50 anni di tutela della biodiversità globale», mezzo secolo di impegno nella tutela delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione, con la presentazione ufficiale del Calendario Cites 2026.
Presso la Scuola Ufficiali Carabinieri l'evento è stato presentato da Licia Colò, alla presenza del Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e del Gen. C.A. Fabrizio Parrulli, Comandante del Cufaa(Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri). Nel corso dell’evento, anche il Segretario Generale della Convenzione delle Nazioni Unite Cites, Ivonne Higuero, ha rivolto un video-messaggio di saluto alla platea, elogiando l’impegno pluriennale profuso dai Carabinieri e dalle autorità italiane nel contrasto ai traffici di specie selvatiche protette.
La Convenzione Cites, ratificata dall’Italia con la legge n. 874 del 19 dicembre 1975, rappresenta oggi il più importante strumento internazionale per garantire un commercio sostenibile di oltre 40.000 specie di fauna e flora protette. Adottata dalle Nazioni Unite e ratificata da 185 Paesi, la Convenzione costituisce il pilastro normativo per impedire che mercati illegali, abusi e prelievi eccessivi compromettano la sopravvivenza delle specie più vulnerabili.
Il Calendario Cites 2026, realizzato dal Raggruppamento Carabinieri Cites del Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità del Cufaa, ripercorre l’incessante lavoro svolto prima dal Corpo Forestale dello Stato e, dal 2017, dall’Arma dei Carabinieri attraverso i Nuclei Cites, nel contrasto ai traffici illegali e nella salvaguardia della biodiversità globale.
L’opera accompagna il pubblico in un viaggio attraverso 12 storie emblematiche, ognuna dedicata a una specie protetta che, grazie all’azione dei Carabinieri, ha trovato una nuova possibilità di vita. Tra queste, Edy e Bingo, due scimpanzé sottratti a gravi maltrattamenti in circhi e locali notturni; il leopardo rinvenuto in uno zoo privato illegale a Guspini (VS) e trasferito in una struttura idonea; Oscar, una rara tigre bianca recuperata da condizioni incompatibili con il benessere animale.
Il calendario racconta, inoltre, il ritorno alla libertà di centinaia di esemplari di Testudo graeca e Testudo hermanni, reimmessi nei loro habitat naturali dopo essere stati sequestrati ai traffici illegali, così come il delicato rimpatrio di numerose piante del genere Copiapoa nel deserto di Atacama, in Cile.
A chiudere il racconto, l’energia dei tursiopi, nuovamente liberi di nuotare in acque pulite e adeguate, testimonianza del successo delle attività di recupero e trasferimento operate dagli specialisti Cites.
Ogni storia rappresenta un simbolo del trionfo della legalità sulla sofferenza, sull’abuso e sul profitto illecito, e riflette l’impegno quotidiano dei Carabinieri nel difendere ecosistemi, specie rare e patrimoni naturali che appartengono all’intera umanità.
Nel corso dell’evento, sempre all’interno della Scuola Ufficiali Carabinieri, è stata allestita una mostra fotografica a cura del fotografo Marco Lanza, dal titolo: “Vite spezzate: dal contrasto al commercio illegale in Italia, i reperti confiscati del deposito centrale dei Carabinieri Cites”, con scatti realizzati nel Deposito di Magliano dei Marsi (AQ), gestito dal Raggruppamento Carabinieri Cites, dove viene custodita gran parte dei reperti confiscati durante le attività di contrasto al traffico illecito di animali e piante in via d’estinzione. Ogni fotografia riporta animali diventati oggetti tra oggetti, volutamente inseriti dall’autore in un contesto scarno ed essenziale, che quasi fanno percepire incredulità nel trovarsi in un luogo come questo; animali che interrogano l’osservatore mentre sembra vogliano uscire e riconquistare il proprio ruolo in natura.
Il cinquantesimo anniversario della Cites e il nuovo Calendario 2026 sono dunque l’occasione per riaffermare il valore della cooperazione internazionale e il ruolo determinante dell’Italia – e dell’Arma dei Carabinieri – nel contrasto alla criminalità ambientale e nella protezione della biodiversità mondiale.
Sul Calendario è riportata anche una personale dichiarazione del Gen. C.A. Salvatore Luongo, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri: «L’anniversario per i 50 anni dell’Atto di ratifica in Italia della Convenzione di Washington rappresenta un’occasione di riflessione sull’importanza della salvaguardia della biodiversità su scala planetaria e sulla necessità di affrontare sempre più efficacemente la criminalità che lucra senza alcuno scrupolo sullo sfruttamento della fauna e flora minacciate di estinzione. Conservazione attiva, educazione alla legalità, prevenzione e contrasto sono le direttrici che vedono l’Arma dei Carabinieri, nel suo insieme e con i propri assetti di specialità del Cufaa, sempre più impegnata per dare piena attuazione ai principi fondamentali della Carta Costituzionale su tutto il territorio nazionale e negli scenari di cooperazione internazionale».
La Corte dei Conti sta ancora indagando sulla gestione dell’emergenza Covid. Compresi gli acquisti e gli sdoganamenti delle mascherine. A rivelarlo nero su bianco un documento che il presiedente della Corte, Guido Carlino, ha depositato (e letto) ieri in occasione della sua audizione in Commissione Covid. «Nei limitati ambiti entro i quali il presidio della Corte dei Conti è stato sostanzialmente circoscritto», si legge nel documento, «ovvero al solo controllo successivo al termine della gestione commissariale, è stata programmata una indagine dalla competente Sezione centrale di controllo, con deliberazione n. 60/2024/G, avente ad oggetto la gestione delle risorse finanziarie assegnate al commissario, nonché i risultati conseguiti per effetto delle attività svolte fino al termine dello stato d’emergenza e che risulta tuttora in corso».
È mancato quindi, grazie al «salvacondotto» approvato dal governo Conte nel 2020, quel controllo preventivo che ha portato i magistrati contabili a bocciare il progetto per la realizzazione del Ponte di Messina. Un paradosso in parte comprensibile, visto che l’emergenza per definizione richiede una certa flessibilità, ma che da quello che è emerso nel corso dell’audizione non viene applicata ad altre strutture commissariali che gestiscono emergenze. Come quella che gestisce la ricostruzione post terremoto del Centro Italia e quella che ha in carico le alluvioni dell’Emilia-Romagna.
In particolare, si legge ancora nel documento, «il perimetro stesso del controllo è stato delimitato attraverso la sottrazione al sindacato preventivo dei contratti relativi all’acquisto di dispositivi e, più in generale, di ogni altro atto negoziale posto in essere dal dipartimento della Protezione civile della presidenza del consiglio dei ministri e dai soggetti attuatori, in quanto conseguente all’urgente necessità di far fronte all’emergenza. A ciò si è accompagnata la limitazione della responsabilità amministrativo-contabile per tali atti “ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario o dell’agente che li ha posti in essere o che vi ha dato esecuzione”». «Ne è derivata», è la lapidaria conclusione, «una significativa compressione delle funzioni di controllo e di quelle giurisdizionali che ha coinvolto anche l’attività del commissario straordinario».
Sta di fatto che gli approfondimenti svolti dai magistrati contabili sembrano essere importanti: «Ad oggi, particolarmente intensa è stata l’istruttoria svolta nei confronti della presidenza del consiglio dei ministri, del dipartimento della Protezione civile, del ministero della Salute, del ministero dell’Economia e delle finanze nonché dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, con riferimento ai flussi finanziari, ai costi della struttura commissariale, alle procedure negoziali, alle eventuali criticità gestionali rilevate e alle conseguenti azioni correttive, agli eventuali contenziosi, nonché alle attività di monitoraggio poste in essere, anche a seguito della chiusura dello stato di emergenza.
Oggetto di approfondimento è stato altresì lo sdoganamento dei dispositivi di protezione individuale e dei beni mobili di qualsiasi genere occorrenti per fronteggiare l’emergenza pandemica». I risultati delle attività in corso però sono ancora top secret: «Della conclusione dell’indagine si darà atto al momento della sua approvazione e pubblicazione».
Per Carlino l’argomento delle emergenze è delicato: «Non può tuttavia non richiamarsi sin d’ora la rilevanza di una particolare attenzione alle modalità di gestione attraverso strutture commissariali, alla luce di quanto è stato osservato dalla Corte dei Conti rispetto a fattispecie analoghe. È evidente che situazioni emergenziali impongono risposte rapide, capaci di superare l’ordinario assetto delle competenze e le regole che governano il normale svolgimento dell’azione amministrativa».
Una riflessione che ha portato la capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Covid, Alice Buonguerrieri a chiedere a Carlino: «Esistono delle limitazioni ad oggi di controlli preventivi concomitanti pari a quelle che abbiamo letto nel Cura Italia per la struttura commissariale, anche su altre strutture emergenziali?». La risposta del magistrato contabile è netta: «Per quanto riguarda i controlli concomitanti, non abbiamo avuto altre limitazioni nelle attività di controllo. L’unica limitazione avuta è quella che riguarda i controlli sulle gestioni del Pnrr e del piano nazionale complementare».
Più diplomatica, ma altrettanto chiara, la risposta alla domanda della parlamentare di Fdi che chiedeva se quello messo in piedi da Giuseppe Conte fosse un modello da replicare. «Io ritengo», spiega Carlino, «che l’obiettivo non solo della Corte dei Conti ma del legislatore debba essere quello di garantire il buon andamento dell’azione amministrativa allora il buon andamento dell’azione amministrativa va garantito attraverso l’introduzione, attraverso il mantenimento di controlli seri, efficaci, esterni quali sono i controlli svolti dalla Corte dei Conti, siano essi controlli preventivi di legittimità, ovvero i controlli successivi».
Ma non basta. Nel documento c’è anche una frase che mette in discussione il modello sanitario sviluppato nel corso degli anni dai governi precedenti, in larga misura a trazione progressista, con un esplicito riferimento ai tagli, più volte minimizzati dagli esponenti del centrosinistra: «Dagli esami svolti dalla Corte è emerso come il biennio dell’emergenza pandemica abbia evidenziato criticità strutturali, quali le carenze nella rete dei servizi territoriali e il sottodimensionamento delle risorse umane, particolarmente incise dalle misure di contenimento della spesa operate nel decennio precedente».
L’audizione della toga ha portato a una dura presa di posizione di Fratelli d’Italia. «Il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, ha confermato in commissione Covid che, durante la prima fase della pandemia, si è consumato un fatto gravissimo: soltanto la struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri ha goduto, grazie alle norme del governo Conte, di un annullamento dei controlli da parte della Corte dei Conti. Nessun controllo, né preventivo né concomitante». A dirlo sono i capigruppo FdI a Camera e Senato, Galeazzo Bignami e Lucio Malan. «Questo fatto», prosegue la nota, «è stato aggravato da uno scudo penale, previsto dallo stesso esecutivo, che ha determinato una vera e propria immunità totale, poiché danni erariali ingenti venivano archiviati restando dunque impuniti». «Tutte le spese», concludono i due esponenti di Fdi, «erano giustamente attenzionate, tranne quelle di Arcuri e della sua struttura. I risultati di questo trattamento di favore, li abbiamo visiti: sperperi, mascherine inidonee cinesi e mediatori occulti amici».
L’imam Shahin lascia il CPR: per i giudici non sarebbe una minaccia tale da giustificare la detenzione, nonostante le sue parole sul 7 ottobre e un passato già segnalato dal Viminale. Il provvedimento di espulsione resta, ma la decisione riapre una questione cruciale: fino a che punto la sicurezza nazionale può essere messa in secondo piano rispetto ai ricorsi e alle interpretazioni giudiziarie?











