2021-01-04
Conte blocca tutto, tranne la sua crisi
«In arrivo misure più severe». Così ieri pomeriggio il sito di Repubblica anticipava le prossime decisioni del Consiglio dei ministri. Una notizia, quella del nuovo dpcm, che è una doccia fredda per tutti coloro che si attendevano una svolta positiva dopo le festività trascorse senza poter fare festa. Secondo quanto promesso, il 7 gennaio sarebbe dovuto essere il giorno del ritorno alla normalità, con la riapertura dei negozi e il ripristino delle lezioni in tutto il Paese. Invece, la fine delle vacanze di Natale coinciderà con l'ennesimo fallimento della lotta al coronavirus da parte del governo Conte perché l'uscita dalla stagione di divieti più volte anticipata non ci sarà, ma anzi proseguirà lo stato d'emergenza che ormai si trascina dall'inizio dello scorso anno. Sì, tra poche settimane saranno passati 12 mesi da quando il mondo è precipitato nell'incubo della pandemia. Ma nonostante il lungo periodo di chiusure e clausure, rispetto al gennaio del 2020 per noi nulla è cambiato, compresa l'impreparazione di chi ci guida, il quale appare quasi paralizzato di fronte alle sfide sanitarie ed economiche che è chiamato ad affrontare. Sì, Giuseppe Conte e la sua banda continuano a chiudere in casa gli italiani, ma la sola cosa che non si decidono a chiudere è l'esperienza del governo giallorosso. Per un anno i cittadini hanno seguito alla lettera le indicazioni di Palazzo Chigi, rassegnandosi a rimanere tra le mura della propria abitazione, rinunciando a una vita sociale e in molti casi anche alle proprie attività. Il tutto in cambio di una promessa, ovvero la prossima uscita dall'emergenza. Il presidente del Consiglio, in questi mesi, ha spesso ripetuto che i sacrifici richiesti sarebbero stati compensati da una più rapida soluzione del problema. «Vi chiediamo di rinunciare oggi alla vostra libertà per tornare presto a goderne». Questo il messaggio ripetuto a più riprese nella primavera scorsa. E questo è ciò che il premier ha ridetto anche prima di Natale. A ottobre i divieti vennero introdotti assicurando che, anticipandoli, sarebbe stato possibile trascorrere un fine anno all'insegna della serenità. Poi, quando i contagi hanno spazzato via le parole rassicuranti, Conte ha spiegato agli italiani che le festività in forma ridotta avrebbero evitato un diffondersi dell'epidemia. Invece, ancora una volta, i numeri hanno dato torto alla strategia del premier, perché nonostante la maggioranza delle persone se ne sia rimasta a casa, rinunciando ai festeggiamenti, i contagi non sono calati e i ricoveri in terapia intensiva sono rimasti uguali a prima. Ma a essere risultate sbagliate non sono state solo le previsioni circa la diffusione dell'epidemia. A non tornare sono anche le promesse riguardanti la riapertura delle scuole, le iniziative a sostegno dell'economia (i bonus e il cash-back si sono rivelati un fallimento), il piano di vaccinazione (finora sono state inoculate solo un sesto delle dosi giunte dal Belgio). Una debacle di tali proporzioni avrebbe indotto qualsiasi governo a fare i conti con gli elettori: qualsiasi, ma non quello guidato da Giuseppe Conte L'avvocato di Volturara Appula e i suoi ministri rimangono pervicacemente aggrappati alla poltrona, senza prendere atto che la maggioranza che li ha sostenuti fino a ieri ormai si è squagliata. Da settimane il premier è oggetto di un tiro al bersaglio da parte di Matteo Renzi e del drappello di Italia viva, tuttavia niente sembra scalfirlo. Chiuso nel bunker di Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio resiste, rinviando di volta in volta ogni decisione che possa metterlo in difficoltà. Per quanto il senatore semplice di Scandicci sia spregiudicato e persegua senza scrupoli gli obiettivi di ottenere visibilità e poltrone, è difficile non vedere l'immobilismo di Conte. Le settimane passano con inesorabile lentezza, senza però lasciare traccia nella vita degli italiani, perché nei fatti - nonostante le molte parole - nulla è cambiato. L'agonia del governo si aggiunge a una malattia che, nonostante le speranze riposte da molti nel vaccino, al momento non pare avere fine. Il fatto incredibile è che, mentre altrove il mondo va avanti a prescindere dalla pandemia, da noi tutto rimane sospeso in un limbo di incertezze. Gli americani non hanno rinviato le elezioni a causa del coronavirus e per il Covid gli inglesi non hanno rinunciato a dire addio all'Unione europea. Da noi, invece, perfino rinnovare un consiglio regionale in Calabria diventa pericoloso. Una classe politica inamovibile e pronta a tutto pur di conservare il potere teme infatti che votare un governatore possa aprire una crepa capace di far venir giù tutto. Dunque, meglio continuare a giocare con le verifiche, inseguendo i sogni di un rimpasto, di un Conte ter oppure di un governo tecnico da affidare a qualcuno gradito a Bruxelles, ovvero a chi deve sganciare i famosi 200 miliardi promessi lo scorso anno. Rimane una sola domanda: fino a quando gli italiani sopporteranno senza reagire il teatrino di Conte, Renzi e Zingaretti?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)