2021-03-23
Cinture, assunzioni, aerei in leasing. Alitalia: 2,5 miliardi persi in 4 anni
Una gestione commissariale davvero poco straordinaria se non nella generosità e nelle spese. A cominciare dagli affitti fuori mercato dei velivoli per finire con i 48 nuovi manager inesperti di aviazione e le consulenzedestinati a breve a diventare esuberi) sapere come, in parte, è stato dilapidato il loro denaro. Parliamo di elargizioni pubbliche dirette ed indirette (sotto forma di cassa integrazione) che tutte insieme superano abbondantemente i due miliardi nel quadriennio in questione, per salvare il salvabile, traghettare Alitalia oltre l’insolvenza del 2017 e riconvertirla nel nuovo minivettore tricolore Ita che da mesi dovrebbe partire e continua ad essere ai nastri di partenza.Come sono stati spesi quei soldi? Non si sa. Nessuno dei 5 commissari - Enrico Laghi, Stefano Paleari, Luigi Gubitosi, Daniele Discepolo, Giuseppe Leogrande - che si sono alternati alla guida della società tornata in mano pubblica nel maggio 2017 dopo la fine del disastroso matrimonio (con conseguenze giudiziali) con gli arabi di Etihad, ha mai presentato una relazione economica. Scavando in quel silenzio irrituale, dai cassetti cominciano a spuntare documenti inediti. La Verità è in grado di svelare alcune spese macroscopiche approvate durante la gestione commissariale. «In Alitalia in amministrazione straordinaria, negli anni nulla è cambiato, tutto ha un costo esorbitante», commenta Gaetano Intrieri, docente universitario, l’esperto di aviazione che ha scoperchiato lo scandalo gigantesco dell’aereo di Stato voluto dal governo Renzi ed ha contribuito non poco nelle indagini per la bancarotta Alitalia. Le sue analisi e la documentazione da lui reperita trovano ampio spazio nel fascicolo dell’inchiesta depositato dalla Procura di Civitavecchia a conclusione delle indagini sulla bancarotta di Alitalia gestione Etihad. Si pensava che l’amministrazione straordinaria, anche per i poteri conferitegli dalla legge, avesse potuto porre rimedio a questi costi esorbitanti ed invece no, ci risiamo. Le spese pazze in Alitalia sono continuate anche con la gestione commissariale, anzi Intrieri, numeri alla mano, sostiene che la gestione in amministrazione straordinaria ha incrementato le già ingenti perdite della gestione araba. Secondo i suoi calcoli circa 2,5 miliardi di euro sono stati persi in 4 anni di gestione straordinaria. Una cifra enorme e interamente a carico dei contribuenti italiani. Sarebbe interessante poter vedere l’intera contabilità, mai depositata in 4 anni dalla gestione commissariale, per comprendere come sono stati spesi questi soldi. Per esempio, il costo dei leasing che è stata una delle cause maggiori di insolvenza di Alitalia gestione araba, è rimasto pressoché invariato. Vi è a tutt’oggi una enorme differenza tra quanto Alitalia paga per i leasing dei propri aeromobili e quanto dovrebbe pagare secondo le valutazioni di mercato, ovvero le valutazioni di Ascend, che potremmo definire il Quattroruote degli aerei. Emerge un sovrapprezzo di oltre 137 milioni di dollari (per la precisione 137.644.086) che la compagnia sborsa annualmente per i 76 aerei presi in affitto a cui occorre aggiungere un ulteriore sovrapprezzo di 60 milioni di dollari annui circa sulle cosiddette «riserve di manutenzione» riferite agli stessi aeroplani. Ciò vuol dire che la compagnia in questi anni di amministrazione straordinaria ha pagato circa 200 milioni di dollari annui in più solo di leasing aeroplani e riserve di manutenzione. Ora, se si tiene considerazione il totale dei quasi 4 anni in amministrazione straordinaria, pur considerando una moratoria sui leasing causa pandemia, vuol dire che solo in relazione ai leasing ed alle riserve manutentore, si sarebbero potuti risparmiare la circa 650 milioni di dollari solo alla voce leasing aeroplani. Una cifra enorme. Il caso di scuola resta quel Boeing 777 modello 300 tuttora in attività e preso a noleggio dall’amministrazione straordinaria nel 2017 a 675.000 dollari al mese, 125.000 dollari in più rispetto ai parametri di mercato e, come se non bastasse, quel jet è un esemplare unico nella flotta di Alitalia, quindi in caso di dovesse fermare per un guasto, non potrebbe essere sostituito da aereo di uguale capacità e di conseguenza parecchi passeggeri rimarrebbero a terra con un incremento esponenziale dei costi da sopportare per la compagnia.Vi sono poi altri esempi che, pur se meno impattanti dal punto di vista economico, meritano una profonda analisi. Ad esempio, sono stati acquisiti 115 kit di cinture di sicurezza per 3.218.000 euro. A insospettire in questo caso non è tanto il prezzo delle cinture, ma anche la quantità dei kit acquistate. Le cinture di sicurezza, a differenza di molti altri componenti di un aeroplano non hanno una scadenza, ergo sono solo soggette ad usura. Appare del tutto incredibile che si possano essere usurate tutte nello stesso momento. «Perché allora Alitalia investe in una fornitura sovradimensionata, come se dovessero rinnovare le cinture dell’intera flotta?», si chiede Intrieri. E ancora. Un’azienda con i conti in rosso, inefficiente, indebitata, che succhia risorse pubbliche ma da mesi non paga i fornitori ed ha difficoltà a corrispondere gli stipendi del personale, normalmente si mette a dieta, mira al contenimento dei costi. Sul Titanic con le ali invece si continua a ballare. Il valzer delle consulenze esterne non si è mai fermato. Una pletora di società, erano addirittura sedici assoldati già nel 2017 a libro paga dell’azienda in default: 8 studi legali, 6 advisor economico/finanziari, una banca d’affari e un consulente per la piattaforma informatica relativa alle procedure fallimentari. Il tutto per un esborso che supera i dieci milioni di euro all’anno. Invece di alleggerire, si appesantisce. L’esatto contrario della missione che dovrebbe avere una amministrazione straordinaria. Così anche sul fronte delle assunzioni. Mentre finivano in cassa integrazione migliaia di lavoratori e, altri manager venivano rispediti a casa (però con mega-buonuscite), nella linea di comando subentravano 48 nuovi dirigenti, accomunati da un singolare curriculum: pochissimi di loro potevano vantare esperienze nel campo dell’aviazione commerciale.Manager molto ben pagati, e con benefit di tutto rispetto. C’è Fabio Lazzerini a suo tempo assunto dall’amministrazione straordinaria con una retribuzione di 300.000 euro lordi annui e oggi voluto dal ministro Dario Franceschini alla guida della nascente Ita, e inoltre, diciassette neoassunti con retribuzione lorda sopra i 150.000 euro, altri quindici si sono dovuti accontentare di stare a quota 100.000. Molto democraticamente a tutti (tranne uno, che viene però risarcito con una notte di albergo pagato a settimana) è concessa l’auto di lusso. Mentre per molti è previsto un indennizzo in caso di sciagura professionale: un paracadute di 6/12 mensilità se interviene il licenziamento. Ai due più fortunati, già salariati rispettivamente con 210.000 e 160.000 euro, il vettore garantisce, con copertura triennale, la retta per la scuola dei figli, con un surplus di 20-25.000 euro annui. E sempre a loro, e ad altri sette, viene risparmiata l’ansia di doversi pagare l’affitto di casa: da un minimo di 2.000 euro a un massimo di 2.500 euro al mese, il canone lo salda l’aviolinea nazionale in amministrazione straordinaria e a spese dei contribuenti italiani. E la leggerezza nello spendere non finisce qui, dice Intrieri, se solo si potesse accedere all’intera documentazione contabile si scoprirebbero davvero cose straordinarie, metafora calzante di una gestione davvero poco straordinaria.