2025-08-20
La Cina osserva e si copre in India
Pechino giura di sostenere «tutti gli sforzi utili alla pace». In realtà, teme l’eventuale riconciliazione tra America e Russia. Così, intanto, cerca sponde con Nuova Delhi.La Cina osserva da lontano, con una certa inquietudine, i negoziati in corso tra Washington, Mosca, Kiev e le capitali europee. Non tanto per l’Ucraina, che è scenario più che protagonista, quanto per la Russia stessa. Perché se Vladimir Putin dovesse trovare un accordo con Donald Trump e, magari, con Volodymyr Zelensky, il vero sconfitto non siederebbe a Kiev, ma a Pechino.Non è un caso che ieri, dopo che lunedì alla Casa Bianca si sono celebrati i riti tra Trump, Zelensky e i leader europei, il ministero degli Esteri cinese, per bocca della portavoce Mao Ning, si sia affrettato a dichiarare il proprio sostegno a «tutti gli sforzi utili alla pace». Un atteggiamento da manuale del diplomatico, ma che tradisce inquietudine. Un faccia a faccia Putin-Zelensky nelle prossime settimane, tra l’altro, potrebbe incrociare l’agenda del capo del Cremlino in Cina: è prevista una visita a Pechino per il vertice Sco a fine agosto e per la parata del 3 settembre.Per Pechino, «pace» sembra significare che un accordo deve in qualche modo tenere conto delle sue esigenze. Però la Cina non compare tra i possibili garanti della sicurezza in Ucraina. Né in un articolo 5 in salsa Nato, né in una forza di interposizione. Un’assenza che a Pechino pesa: la Cina resta ai margini.Per Pechino è vitale che la Russia resti dipendente dai suoi acquisti. Le sanzioni occidentali hanno reso la Cina il principale acquirente delle materie prime di Mosca, trasformandola in un partner con potere contrattuale. Se domani Mosca trovasse spiragli a Ovest, questo squilibrio verrebbe meno e Xi Jinping perderebbe la sua leva più preziosa.È da capire se il volto dialogante di Putin sia sincero o calcolato. Potrebbe essere l’ennesimo artificio tattico, concordato proprio con Pechino, per generare l’illusione di un negoziato e dissolverlo poi nel nulla. Una strategia per confondere e guadagnare tempo, in linea con la scuola russa. Un po’ meno con quella cinese, più votata alla fiducia nella ineluttabilità dei cicli storici. Nel frattempo, Pechino cerca di coprirsi sul fianco indiano. La visita di Wang Yi a Nuova Delhi, ieri, e la sua enfasi sul «ritrovato slancio positivo», raccontano il tentativo di riallacciare rapporti con un vicino che resta diffidente ma strategico. L’India, anch’essa nel mirino di sanzioni e dazi occidentali per gli acquisti di greggio russo, diventa così il partner di riserva: un rapporto di reciproco calcolo.La Cina insiste nel presentarsi come «né artefice né parte» della crisi ucraina, formula elegante ma poco credibile, che Pechino ripete con ostinazione.Il punto è che la guerra in Ucraina, cinicamente, conviene a Xi Jinping. Mantiene la Russia nella sua orbita, costringe gli Stati Uniti a dividere risorse e attenzione, impegna e divide l’Europa. Una pace rapida, al contrario, libererebbe Mosca dall’abbraccio asimmetrico con Pechino e permetterebbe all’Occidente di rivolgersi compatto verso la Cina. La posta in gioco, dunque, non è Kiev. È Mosca. Più si avvicina la pace, più la Cina si indebolisce.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)