2023-03-23
Chi tira in ballo i minori sta barando
La polemica di Lucia Annunziata con Eugenia Roccella è frutto di una strumentalizzazione Si vogliono giustificare le mancanze degli adulti con la scusa di aiutare i bambini.C’è un punto fondamentale nella polemica tra Lucia Annunziata e il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella che va assolutamente chiarito a beneficio dei lettori. Mi riferisco alla posizione assunta dalla nota conduttrice televisiva in difesa della proposta di regolamento dell’Unione europea in tema di filiazione, che in realtà si è tradotto in un subdolo tentativo di sdoganare l’utero in affitto nel nostro Paese. Circostanza che La Verità ha avuto il merito di denunciare pubblicamente per prima sulla stampa nazionale.La difesa a oltranza di questa trappola da parte di Lucia Annunziata si fonderebbe sulla necessità di tutelare i minori da odiose forme di discriminazione. Il ragionamento, detto in termini semplici, sarebbe questo: se i genitori hanno sbagliato ricorrendo all’esecrabile pratica dell’utero in affitto, che colpa hanno coloro che rappresentano il frutto di questa pratica? Insomma, non sarebbe giusto far ricadere sui figli le colpe dei padri. Ma si tratta di una considerazione infondata. Anzi, proprio qui si svela la strumentalizzazione ideologica dell’iniziativa europea.Come ho avuto modo di ribadire nella mia audizione presso la IV Commissione permanente del Senato, la Corte costituzionale e le sezioni unite della Cassazione - anche con una recente sentenza del 31 dicembre 2022 - hanno definitivamente chiarito che l’interesse del minore è, in realtà, ampiamente garantito dalla possibilità per il genitore di ricorrere all’adozione in casi particolari: domanda che dovrà dar luogo a una verifica della effettività della condizione rappresentata e della sussistenza di legami con il minore. Lo stesso preambolo della proposta di regolamento suggerisce espressamente la soluzione dell’adozione, quando ricorda che «la Corte europea dei diritti dell’uomo ha interpretato l’articolo 8 Cedu nel senso che impone a tutti gli Stati, nell’ambito della sua giurisdizione, di riconoscere il rapporto giuridico di filiazione accertato all’estero tra un figlio nato mediante ricorso alla maternità surrogata e il genitore biologico intenzionale e di prevedere un meccanismo di riconoscimento giuridico del rapporto di filiazione tra il figlio e il genitore intenzionale non biologico (ad esempio tramite adozione)».Se il problema fosse davvero quello della tutela dei minori, in realtà, le soluzioni legali si potrebbero trovare anche attraverso atti privati che possono avere un riconoscimento pubblico, come per esempio il testamento per i diritti successori o deleghe e procure a un genitore in ambito sanitario o scolastico.Ma il problema non sono i bambini. In realtà, che la questione della tutela dei minori sia assolutamente pretestuosa risulta evidente dallo stesso testo della proposta di regolamento. Al punto 12, infatti, si dice espressamente che l’iniziativa «è stata individuata come azione chiave nella strategia dell’Ue per l’uguaglianza Lgbtq». Si usa proprio l’espressione «azione chiave». Il vero scopo è quindi del tutto ideologico: il riconoscimento dei diritti, o meglio delle pretese, dei genitori Lgbt, non la tutela dei figli ottenuti con la pratica dell’utero in affitto.Ora, si può essere d’accordo o meno con la proposta di Bruxelles. Si può discutere in maniera razionale e valutare oggettivamente le questioni giuridiche. Quello che non si può fare, invece, è utilizzare i bambini come paravento per giustificare comportamenti deprecabili degli adulti. Questo, oltre che odioso, è anche intellettualmente disonesto.Presidente dell’Associazione giuristi per la vita