2023-10-04
Lo ammettono: premio per zittire il dissenso
Alberto Mantovani (Imagoeconomica)
Alberto Mantovani lo dice senza remore: il riconoscimento non serve a gratificare la ricerca, ma a eliminare le obiezioni.Il dramma è che Alberto Mantovani ha ragione. E questa consapevolezza dovrebbe riempire di orrore chiunque riponga ancora un poco di speranza nella scienza e nella umana ragione. Il professore emerito della Humanitas University, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Rozzano, ha il fegato di esplicitare la sua opinione Repubblica: «Questo Nobel dovrebbe fermare le false accuse contro i vaccini. Nel primo anno di uso hanno salvato dal Covid 20 milioni di vite», dichiara. E insiste: «Il premio agli scienziati dell’Rna è un riconoscimento al successo dei vaccini, ma anche un premio alla speranza». Poi, non pago: «Le accuse all’Rna si sono tutte rivelate insensate. A questo punto della storia dovremmo ragionare con responsabilità, guardando ai dati e a quei 20 milioni di vite salvate. Non è vero che il vaccino cambia il nostro Dna». Eccola lì, nero su bianco, la grande verità rivelataci dall’emerito Mantovani. Il premio Nobel non serve a celebrare una grande scoperta o a riconoscere l’eccellenza nell’ambito della ricerca. Non serve a innalzare il genio e a promuovere il dibattito accademico. Al contrario: il premio ha come scopo la soppressione del dissenso, la distruzione delle obiezioni, la riduzione al silenzio della critica. Ha ragione, l’emerito Mantovani. Il Nobel è stato conferito a Katalin Karico e Drew Weissman per aver (così recita la motivazione) «salvato milioni di vite, evitato malattie gravi in molte più persone, permesso alle società di riaprirsi e tornare alle condizioni normali». Ma il vero obiettivo è del tutto politico: zittire i no vax. Chiaro e semplice. Che cosa significhi concretamente è presto detto: imporre con ancora maggior forza la narrazione imperante dal 2021 a oggi. E cioè che il vaccino ha salvato miracolosamente milioni di vite, punto e basta, discussioni finite. I danneggiati? Chi se ne frega. La reale efficacia? Non merita nemmeno di essere indagata, perché tanto la verità è già prestabilita. I soldi spesi per le forniture? Figurarsi se ha senso metterci il naso, dopo tutto con un prodotto che vale il Nobel mica si può fare troppo gli schizzinosi. Ha ragione Mantovani, l’emerito. Bisogna concentrarsi sul dato - piuttosto arbitrario a dire il vero - dei 20 milioni di vite salvate. E tutto il resto tocca passarlo in cavalleria, bisogna coprirlo con lo spesso velo dell’oblio affinché non se ne faccia mai più parola. Nulla di troppo nuovo sotto il sole, intendiamoci. Di questo uso politico del Nobel abbiamo già avuto varie dimostrazioni: il premio ad Al Gore per avere introdotto la narrazione green, quello per la pace a Obama appena prima che si mettesse a sganciare bombe. Si trattava di blindare il discorso dominante, di imporre l’ideologia una volta per tutte, rivestendola con il vello sacrale rappresentato da un riconoscimento celeberrimo e prestigioso. Credevamo però che il giochetto si limitasse al Nobel per la pace, al massimo al Nobel per la letteratura. Ma ben presto anche i premi più tecnici (economia, medicina) sono divenuti parte del meccanismo. Anzi, si rivelano ancora più efficaci perché apparentemente meno sindacabili. Ora siamo di fronte alla stessa Scienza (nel senso pseudo religioso che il concetto ha di recente assunto) che incorona sé stessa. Il gesto politico è mascherato, travisato. Ma a ben guardare si avverte in tutta la sua potenza. Cancellare i no vax, porre fine al dibattito, fingere che non esistano studi, statistiche sulla mortalità in eccesso e via dicendo. Questo Nobel in qualche modo corregge il tiro, compensa il premio concesso incautamente a Montagnier, ristabilisce l’ortodossia. E prepara la nuova, incontestabile campagna: quella per il «vaccino contro il cancro», che come tutti i vaccini o presunti tali non si potrà rifiutare, figuriamoci contestare. Ha ragione Mantovani, l’emerito. Bisogna tacere e riverire, ricordarsi di santificare le fiale. Il vaccino ha vinto il Nobel, sempre sia lodato.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)