Una riforma del Catasto che non tiene in nessuna considerazione che sull’edilizia si è basata la fortuna dell’Italia dal dopoguerra ad oggi, che un ampia parte del Pil e dell’occupazione arriva direttamente o indirettamente dal mondo dell’edilizia e immobiliare. E che, in un momento come questo vuol dire soltanto una cosa: più tasse per tutti sulla casa. Chi ha dubbi legga le righe che seguono, un breve vademecum della battaglia parlamentare che si sta combattendo sulla casa.
1 Giovedi scorso il governo ha rischiato di cadere sulla riforma del catasto?
La sottosegretaria Maria Cecilia Guerra ha esordito in commissione Finanze dicendo che sulla delega fiscale si doveva partire dall’articolo 6 e che la riforma del catasto era presupposto essenziale al proseguimento dell’attività di governo. Nessuno ha mai creduto che il governo potesse cadere per una motivazione del genere. Però è indubbio che affermazioni come quelle della Guerra non si fanno se si tratta di una semplice mappatura. Evidentemente come diciamo da tempo utilizzando il valore di mercato come base del Catasto avremo più tasse sulla casa per tutti.
2 C’è il rischio che si usi il valore di mercato per far pagare le tasse sulla casa?
Certo. Non c’è bisogno nemmeno di aspettare gennaio 2026, basta che nel 2023 vincano le stesse forze politiche (Pd, Italia viva, 5 stelle e Leu) che hanno votato a favore della riforma del catasto, perché possano dire che, per ragioni di bilancio dello Stato, si anticipa la data del 1° gennaio 2026.
3 Non c’è mica bisogno di una mappatura per capire che tutti ci perderebbero. I valori di mercato sono più alti del valore catastale, le tasse sarebbero più alte per tutti.
Infatti. Tra l’altro, siccome i valori sono eterogenei e parliamo di milioni di fabbricati, 8.000 Comuni con migliaia di aliquote diversificate, non si può neanche lontanamente pensare a una riduzione generalizzata delle aliquote a seguito di un incremento della base imponibile assolutamente eterogenea. E pensiamo ai giovani che per comprarsi la prima casa pagheranno un’Iva o un’imposta di registro talmente alta da impedire spesso addirittura l’acquisto. Famiglie che avranno un’Imu uguale a rate del mutuo o affitto. In aggiunta abbiamo il calcolo dell’Isee, dove conta anche la prima casa, per cui l’applicazione sul valore di mercato determinerebbe che tante famiglie che ora sono esenti o pagano tariffe ridotte di asilo, scuolabus, mensa, assistenza domiciliare, pagherebbero di più o non sarebbero più esenti. La parità di gettito è una storiella inventata da chi ha un contatto scarso con la vita vera. Con il valore di mercato si aggiungono tasse a tutti compreso le fasce povere della popolazione. Si abbandona un dato certo come la rendita catastale, per un dato incerto: il prezzo di mercato soggetto a continue variazioni».
4 Ci sarebbe la lotta alle case abusive oppure alle case nelle zone centrali accatastate a valori ridicoli.
Anche questo è un alibi che va smontato. I Comuni hanno già la possibilità, in base alle attuali norme di legge, di accatastare gli immobili non censiti (immobili abusivi o case fantasma) e hanno anche la possibilità di creare le microzone che toglierebbero tutte le iniquità. Creare le microzone significa che in un’area centrale non possono esserci «case di valore» inferiore ad una determinata rendita e in un range di classe e/o a una determinata categoria. La Lega con Forza Italia, Coraggio Italia e il partito di Lupi, hanno presentato un emendamento per rafforzare l’attività e lo scambio di informazioni tra Comune e Agenzia delle entrate per accatastare gli immobili «fantasma» e evitare le iniquità di case a bassa rendita in zone di pregio. Il delegato a trattare del governo e i partiti di sinistra hanno respinto qualsiasi proposta, sapendo che la questione degli immobili abusivi era un alibi, un falso problema, esistendo già le norme, per far passare la patrimoniale sulla casa come chiede l’Europa, anche se è bene dire che l’Europa non l’ha chiesto come elemento essenziale del Pnrr.
5 Il Parlamento nel giugno scorso aveva già escluso ogni riferimento al catasto nella riforma fiscale?
A parte Pd e Leu nessuna delle altre forze (compresi i 5 stelle che ora hanno cambiato idea), erano d’accordo su una riforma catastale a prezzo di mercato. Non c’era alcuna volontà di far fare al governo una riforma catastale. La riforma catastale per ora è passata con metà Parlamento contrario e l’unico motivo per cui ci si riferisce al prezzo di mercato è per tassare di più. Accatastate le case fantasma, fatte le microzone e sistemate le iniquità con le attuali leggi, il catasto funziona benissimo così com’è.
6 Perché tutto questo accanimento politico su una fotografia statistica senza effetti?
Perché invece di entrare nel merito del tema, dei tecnicismi e di leggi che esistono già (caccia alle case abusive, o accatastate con categorie basse) si vuole fare una patrimoniale oppure fare cassa velocemente per rientrare dal debito pubblico, rispondere a una richiesta dell’Europa anche se non è assolutamente vincolante per il Pnrr e forse perché tassare la casa per certe forze politiche di sinistra ricorda bei tempi passati. Ma non ci si rende conto che in questo modo si danneggiano più i poveri e i ceti medi rispetto ai ricchi che si possono permettere il mantenimento della casa. Il mercato che è frazionato in milioni di proprietari subirà un accentramento in poche mani, effetti già visti in altri ambiti.
Alberto Gusmeroli, Vicepresidente
della commissione Finanze
della Camera e responsabile
unità fisco della Lega
Il caro bollette, l’aumento del costo delle materie prime, l’inflazione a livelli che non si ricordavano da oltre 25 anni, l’aumento dei tassi di interesse in America, sperando che l’Europa non segua a «ruota» l’esempio come accade quasi sempre, sono tutte criticità di una fase economica delicatissima. Per questo non possiamo permetterci di aggiungere ulteriori criticità a quelle esistenti, ecco perché la riforma fiscale, lo sblocco della cessione dei crediti e lo sconto in fattura sui bonus edilizia, gli aiuti a famiglie, imprese e anche ai Comuni sul caro bollette sono passaggi nodali su cui il governo sta dando e deve assolutamente dare ancora ascolto alla Lega.
Il primo passo della riforma fiscale, anche in questo caso fortemente voluto dalla Lega proprio nel merito della modalità pratica di riduzione delle tasse, è stata l’approvazione in manovra di bilancio della riduzione dell’Irpef e l’abolizione dell’Irap. Per l’Irpef la scelta è stata di ridurre «poco o tanto» a tutti, lavoratori dipendenti, pensionati e autonomi. L’abolizione dell’Irap per oltre 860.000 lavoratori autonomi, aziende individuali e imprese familiari, voluta inizialmente solo dalla Lega, rappresenta non solo una rilevante diminuzione delle tasse ma anche un forte processo di semplificazione fiscale perché 860.000 attività economiche si aggiungono agli oltre due milioni di attività soggette a mini flat tax 15% che, anch’esse grazie a una norma voluta dalla Lega durante il governo Conte uno, sono esenti da Irap. Migliaia di attività che non fanno più calcoli astrusi, non compilano più la parte della dichiarazione dei redditi relativa a questa imposta.
Il secondo passo della riforma fiscale, proprio per le difficoltà economiche, deve assolutamente semplificare il sistema fiscale e ridurre ulteriormente la tassazione. Questo rappresenta anche il modo migliore per far emergere il sommerso, come successo proprio con la mini flat tax al 5% per i primi cinque anni di attività. È un sistema talmente semplice e a bassa tassazione che è «concorrenziale» con il sommerso. Tra l’altro un emendamento della Lega alla riforma fiscale prevede di destinare immediatamente i proventi della lotta all’evasione in manovra di bilancio alla riduzione delle tasse. Ma bisogna anche dare liquidità al sistema economico, prorogando le moratorie sui prestiti, riducendo i divieti alla compensazione dei crediti fiscali e la ritenuta d’acconto sui lavoratori autonomi, rateizzando il secondo acconto di novembre, abolendo l’acconto Iva (tutte norme che non costano nulla al bilancio dello Stato) e soprattutto rimettendo nei termini chi non è riuscito a causa della pandemia a pagare la Rottamazione ter, il saldo e stralcio.
Anche in questo caso al Milleproroghe c’è un emendamento della Lega che considera i due anni di pandemia come un periodo di moratoria fiscale, come per i mutui, riscadenziando tutte le cartelle scadute. Non può essere una colpa non riuscire a pagare le imposte regolarmente dichiarate per difficoltà obbiettive o di liquidità.
Non si può in un momento come questo parlare di riforma del Catasto, che rappresenterebbe più tasse per tutti sulla casa. Solo citarla significa bloccare il mercato immobiliare. Passare da un dato oggettivo come la rendita catastale a un dato soggettivo come il prezzo di mercato significa non solo non dare più stabilità alle tasse sugli immobili ma, in certi casi, rischiare di fornire alla criminalità mezzi di pressione sui valori economici degli immobili.
Bisogna da subito sbloccare le cessioni dei crediti e lo sconto in fattura. Va bene colpire le frodi ma non si può bloccare l’intero sistema delle ristrutturazioni, mettendo in crisi le imprese e in angoscia le famiglie che hanno commissionato i lavori.
In sostanza dobbiamo ricordare le parole d’inizio del presidente Mario Draghi: «È il momento di dare soldi e non di prenderli». Sul primo step della riforma fiscale, sul caro bollette la Lega è stata decisiva e lo sarà anche per le prossime decisioni sempre di diminuzione del costo delle bollette e di riduzione delle tasse, decisioni che devono proseguire a essere vicine a famiglie e imprese se si vuole che la crescita economica del 2021 si stabilizzi sempre sopra la media europea, una sfida che possiamo e dobbiamo vincere per il futuro del nostro Paese.
Alberto Gusmeroli
Responsabile unità fisco del dipartimento economia della Lega e vicepresidente della commissione Finanze della Camera


