2019-02-13
Il business delle prostitute è anticiclico. La Lega vuole tassarlo, ma non sa come
True
In Italia la fonte legislativa principale è la legge Merlin, che nel 1958 ha vietato le case di tolleranza. I primi Paesi a fare scuola sono stati quelli del Nord Europa. L'idea era quella di punire solo il cliente.Il boom riguarda il Web attraverso siti privati, portali con annunci specializzati, dove le escort pubblicizzano i propri servizi raggiungendo un bacino di utenza sempre più esteso. Dal 2008 al 2018, in piena crisi economica, il fatturato è cresciuto del 25%.Il Carroccio vuole togliere l'attività dalle strade e trovare un modo per organizzare case chiuse controllate dalla prefettura con controlli sanitari e pene severe. Ma le lavoratrici non sarebbero considerate autonome...Lo speciale contiene tre articoliPaese che vai, prostituzione che trovi. Nel Vecchio Continente e, più in generale, a livello globale, ci sono sostanzialmente tre approcci all'esercizio del più antico lavoro del mondo. In Italia, ad esempio c'è l'abolizionismo: la prostituzione è lecita, ma le attività organizzate come favoreggiamento e sfruttamento sono illegali. Ci sono poi Paesi in cui è completamente legale e regolamentata e quelli in cui è considerata un crimine e come tale punisce chi ne fa uso.I primi Paesi a fare scuola sono stati quelli del Nord Europa. L'idea era quella di punire il cliente e non la prostituta. Nel 1999 la Svezia divenne la prima nazione a introdurre delle pene per chi usufruisce di prestazioni sessuali a pagamento, senza però prevedere sanzioni per chi si prostituisce. Leggermente diverso l'atteggiamento in Slovenia dove la prostituzione di strada è illegale ma l'esercizio di case chiuse è stata depenalizzato nel 2003.Il cosiddetto modello nordico è stato poi adottato da Norvegia, Islanda, Irlanda, Croazia, Francia (dal primo febbraio 2019), Inghilterra, Spagna e Portogallo. In Italia la fonte legislativa principale è la legge Merlin, che nel 1958 ha vietato le case di tolleranza. La prostituzione su strada non viene proibita, mentre viene punito lo sfruttamento o il favoreggiamento.In Germania la prostituzione è invece perfettamente legale ed esistono anche apposite app per trovare le prostitute più vicine della zona, confrontare i prezzi e scegliere la migliore lavoratrice sessuale. Nel 2002 il governo ha modificato la legge sull'esercizio della prostituzione, nel tentativo di migliorare la situazione giuridica delle prostitute.La situazione tedesca, forse però meno pubblicizzata, è simile a quella olandese. Ad Amsterdam e dintorni, la prostituzione non è mai stata perseguibile penalmente. Nel 2000 è stato fatto un ulteriore passo avanti e sono stati legalizzate anche le case chiuse, dichiarate fuori legge nel 1911 per evitare lo sfruttamento o la coercizione delle lavoratrici. Un altro Paese dove l'industria del sesso è florida e regolamentata è l'Ungheria. La prostituzione in questa nazione è stata legalizzata e regolamentata a partire dal 1999. Secondo la legge ungherese, le prostitute sono fondamentalmente professioniste che s'impegnano in attività sessuali in cambio di denaro; il governo permette quest'attività fintanto che si pagano le tasse e vengono mantenuti aggiornati i documenti. In pratica la maggior parte dei Paesi europei mira a punire i clienti e non chi esercita la prostituzione, una professione che di fatto è ritenuta illecita e non regolamentata. In due parole: si "chiude un occhio", ma non si fa nulla di concreto per dare regole certe. Così mentre Paesi come Germania, Ungheria e Olanda (ma anche la Svizzera, ad esempio) sfruttano e allo stesso tempo proteggono le prostitute, altri, come l'Italia, fanno poco o nulla e lascia che l'illegalità (evasione fiscale in primis) la faccia da padrone. Gianluca Baldini<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tassare-la-prostituzione-gettito-da-piu-di-un-miliardo-di-euro-ma-la-proposta-della-lega-resta-vaga-2628777191.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nel-periodo-della-crisi-economica-2007-2014-il-fatturato-della-prostituzione-e-cresciuto-del-258" data-post-id="2628777191" data-published-at="1758178679" data-use-pagination="False"> Nel periodo della crisi economica (2007-2014) il fatturato della prostituzione è cresciuto del 25,8% Secondo la commissione Affari sociali della Camera, le 70.000 prostitute italiane, con i loro nove milioni di clienti, muoverebbero affari per 5 miliardi di euro. Un fatturato che, secondo la sentenza 22413 emessa dalla Cassazione nel 2016, va dichiarato e su cui pertanto vanno pagate le tasse. Quanto? Difficile dirlo. Ma, se si stimasse una tassazione tra il 15 e il 20% il gettito stimato, potrebbe superare il miliardo di euro.Del resto è un tema vecchio come il mondo. Si può essere d'accordo o meno con chi decide di vendere il proprio corpo per soldi, ma resta un fatto che in Italia (e all'estero) l'esercizio della prostituzione rappresenti ormai una vera e propria industria. Un mondo costituito da numeri importanti che non possono essere ignorati. Secondo una ricerca del Codacons, nel periodo della crisi economica (2007-2014) il fatturato della prostituzione è cresciuto del 25,8% mentre il numero di soggetti dediti al meretricio è aumentato del 28,5%. Negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva riduzione del numero di prostitute che operano in strada, la cui percentuale rappresenta tuttavia ancora la fetta più consistente, pari al 60% del totale. Da contraltare si registra una forte crescita nel numero di lucciole che decidono di lavorare in casa o altre strutture non all'aperto (40%). Della totalità delle prostitute operanti nel nostro paese, il 10% è minorenne, mentre il 55% è costituito da ragazze straniere, provenienti principalmente dai paesi dell'Europa dell'Est (Romania, Bulgaria, Ucraina) e dall'Africa (Nigeria in testa).Tutte persone che, una volta regolarizzate, garantirebbero un maggior gettito fiscale e avrebbero più vantaggi a livello sanitario, oltre a poter dedurre fiscalmente i costi della professione: preservativi, pubblicità online e il canone d'affitto di una stanza in cui operare. Senza considerare che, così facendo potrebbero accedere a contributi previdenziali e avrebbero la possibilità di depositare liberamente i loro introiti sul conto corrente per acquistare una casa dove vivere o per pagare gli studi ai figli senza rischiare pesanti controlli e conseguenti sanzioni.Secondo il Codacons, il giro d'affari è importante: mediamente la spesa dei clienti abituali è pari a 110 euro al mese. Va tuttavia sottolineato che i costi delle prestazioni sono assai diversificati a seconda del servizio: per una accompagnatrice (escort, in inglese), ad esempio, si arriva a pagare anche 500 euro per poche ore di prestazione, poiché il servizio è più ampio e include anche la possibilità di dover far presenza a feste, eventi o cene al ristorante. Costi che scendono a 30 euro in caso di prestazioni rapide consumate in strada. Ma il vero e proprio boom riguarda la prostituzione via web: l'offerta si è spostata cioè sempre più dalle strade agli schermi dei pc, attraverso siti privati, pagine web, portali con annunci specializzati, ecc., dove escort e prostitute pubblicizzano i propri servizi raggiungendo un bacino di utenza sempre più esteso.C'è poi il fenomeno delle cam girl, ragazze, generalmente di età inferiore ai 40 anni, che pur non praticando la prostituzione attraverso il contatto fisico con i clienti, mostrano il proprio corpo nudo attraverso una web cam. In questo caso non si tratta di prostituzione, ma di qualcosa più simile a spogliarelliste via web: il Codacons ha contato circa 18.000 operatrici. Alcune di queste, non tutte, sbarcano il lunario ricorrendo anche al più antico lavoro del mondo. Insomma, un altro gruppo di persone che non paga le tasse come dovrebbe. Ad ogni modo non è così semplice regolarizzare la prostituzione. Sono in molti a ritenere che, anche con una legge ad hoc come quella che da tempo vorrebbe la Lega, il livello di evasione rimarrebbe comunque elevato perché molti continuerebbero a evadere, esattamente come avviene per lavori già oggi considerati leciti. Basti vedere l'esempio di tutti i liberi professionisti, spesso coloro che dichiarano meno del dovuto. Se non altro, però, il degrado di certe strade della prostituzione verrebbe meno e questo sarebbe di certo un miglioramento. Gianluca Baldini <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tassare-la-prostituzione-gettito-da-piu-di-un-miliardo-di-euro-ma-la-proposta-della-lega-resta-vaga-2628777191.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="la-prostituzione-non-e-come-il-lavoro-autonomo" data-post-id="2628777191" data-published-at="1758178679" data-use-pagination="False"> «La prostituzione non è come il lavoro autonomo» Negli anni Novanta una richiesta di riforma della legge Merlin arrivò persino dalla Democrazia cristiana, ma non è mai cambiato nulla. Così la politica italiana continua da anni a dibattere sull'opportunità o meno di riaprire le case chiuse o in ogni caso regolamentare la prostituzione. Nelle ultime settimane è tornata a farne un suo cavallo di battaglia la Lega del vicepremier Matteo Salvini. Sono stati presentati due disegni di legge a Montecitorio e a palazzo Madama. Al Senato tra i firmatati c'è anche il fondatore Umberto Bossi che già nel 2001 tentò di far approvare una riforma della legge Merlin con l'ex leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini. Altri tempi. Eppure il tema della depenalizzazione della prostituzione ritorna sempre, senza però trovare uno spiraglio. Anche perché l'Italia è divisa, tra chi vorrebbe adottare il modello del nord europa, dove viene colpita la domanda, mentre c'è chi vorrebbe legalizzare l'offerta. Soprattutto c'è chi vorrebbe tassare il lavoro più antico del mondo, ma il disegno di legge leghista presenta ancora lacune sull'argomento. Non solo. Il tema non è tra i punti del programma di governo, per questo motivo la Lega farebbe fatica a trovare i voti tra i 5 Stelle. Il disegno di legge della Lega, punta soprattutto a colpire lo sfruttamento, perché «l'espansione del fenomeno della prostituzione ha di fronte, accanto a donne che si prostituiscono per libera scelta, una grande maggioranza di giovani donne e addirittura in certi casi di bambine, per lo più provenienti da Paesi africani o comunque da Paesi meno sviluppati economicamente, quali la vicina Albania, Paesi dell'Est Europa e la Russia, legate a organizzazioni criminali che le sfruttano». Scrivono i senatori leghisti, «Si tratta di ragazze, introdotte molto spesso clandestinamente nel nostro Paese con l'illusione di un lavoro, per ritrovarsi, poi, a essere sottoposte a uno status di vera e propria schiavitù e costrette all'esercizio della prostituzione con gravi violazioni dei loro diritti e forti limitazioni della loro libertà personale. Sono quindi le condizioni di indigenza che spesso consentono il perpetrarsi di situazioni di evidente illegalità, prive di qualsiasi forma di regolamentazione». Per questo motivo il Carroccio salviniano ritiene opportuno regolamentare l'esercizio della prostituzione per avere un controllo da parte dello Stato. In pratica la Lega vuole togliere dalle strade le prostitute e trovare un modo per organizzare case chiuse controllate dalla prefettura e che non possano danneggiare altri appartamenti privati intorno. «È inoltre necessario approssimare interventi di carattere sanitario e preventivo in funzione di tutela della salute pubblica». Si legge ancora. «Al contempo è necessario combattere alcuni aspetti preoccupanti del fenomeno, che sono legati all'ostentazione oscena lungo le nostre strade e che portano alle proteste della società civile, sempre più esasperata dal degrado ambientale ed esposta ai pericoli derivanti dallo sfruttamento della prostituzione da parte della criminalità organizzata. Conseguentemente gli interventi della legge dovrebbero essere «finalizzati soprattutto alla tutela della sicurezza pubblica, della salute pubblica e alla salvaguardia della moralità pubblica». In pratica il progetto della Lega è vietare l'esercizio della prostituzione in luoghi pubblici e introdurre in l'esercizio in nuove case chiuse in comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti. Altre disposizioni? Multe per reati commessi da cittadini extra Unione Europea, con revoca del permesso di soggiorno. Infine la parte fiscale. «Per quanto concerne la disposizione fiscale di cui all'articolo 11, la formulazione proposta, nonostante si comprenda la difficoltà di sottoporre a tassazione l'esercizio della prostituzione che, per quanto regolamentato, non è così facilmente assimilabile a una qualunque attività di lavoro autonomo, pare essere la più rispondente tanto alla salvaguardia della privacy quanto al rispetto di criteri di equità sociale che non possono essere ignorati». Insomma una soluzione sul rientro del nero ancora non esiste. Alessandro Da Rold
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi
La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)