A Palazzo Ducale di Venezia, una grande mostra (sino al 29 settembre 2025) racconta le intense relazioni artistiche fra la Serenissima e Creta, dalla caduta di Costantinopoli (1453) sino alle soglie dell’Ottocento. In un suggestivo connubio tra Oriente bizantino e Occidente latino, esposte le opere di numerosissimi artisti, fra cui i spicca la figura di Domenikos Theotokopoulos detto El Greco.
È un vero trionfo d’oro e di colore la mostra in corso nell’appartamento del Doge a Palazzo Ducale di Venezia. Una mostra «abbagliante», che racconta una storia di commercio, cultura e arte, di sinergie e interscambi fra il mondo Ellenico -Creta in particolare - e la Serenissima, che di quell’isola incastonata fra il mar Egeo e il Mediterraneo ne fece una colonia per circa quattro secoli (più o meno dal 1240 al 1669).
In Candia (era così che i veneziani chiamavano Creta), dopo la caduta di Costantinopoli del 1453, si trasferirono molti artisti di tradizione bizantina, ed è proprio qui, dall’incontro fra questi due mondi, fra l’Oriente bizantino e l’Occidente latino, che nacque una « scuola nuova », sintesi perfetta della ieratica arte bizantina e dell’estro, della fantasia e dell’impronta più naturalistica occidentale. Fra Venezia e Creta si creò una sinergia artistica straordinaria, una sorta di ponte invisibile che univa questi due poli, con un conseguente, continuo passaggio di artisti da una parte all’altra: fra questi, a distinguersi fu Domenikos Theotokopoulos, detto El Greco, che da Creta (sua terra natale), nel 1567 si trasferì a Venezia, passaggio fondamentale nel suo straordinario e originale percorso artistico, che ebbe poi il suo epilogo e il suo massimo splendore in terra di Spagna. La mostra a Palazzo Ducale è ricca di opere di El Greco, ma anche di molto altro: accanto a lui, esposti capolavori di Georgios Klontzas, Michaél Damaskinós e di altri artisti cretesi/veneziani, e, soprattutto - ed è forse questo «il pezzo forte » - un eccezionale corpus di 30 icone bizantine , che per la prima volta hanno lasciato la Grecia.
Per secoli, senza mai esaurirsi, dall’aureo rinascimento veneto di Quattro e Cinquecento, fino alle soglie dell’Ottocento, fra Venezia, Creta e le isole Ionie si è creata una collaborazione fortunata e particolare, che ha dato vita ad un’arte unica e originale: ed è questa lunga e fortunata parabola, questo fenomeno culturale importantissimo ma purtroppo ancora poco indagato, che questa mostra ( a mio parere davvero da non perdere…) racconta.
La Mostra, El Greco, le installazioni
Diviso in sette sezioni, il percorso espositivo parte dal XV secolo, con i primi maestri del mondo bizantino che progressivamente guardano all’occidente gotico; prosegue nel 1500, con felici ibridazioni fra tradizione bizantina e libere ispirazioni occidentali; tocca il periodo delle Guerre di Morea, che segna la caduta di Candia e il suo passaggio sotto il dominio ottomano e arriva sino alle soglie del 1800.
In mezzo, con una raccolta di opere davvero eccezionali (dalla Fuga in Egitto al Battesimo di Cristo, passando per l’Adorazione dei Magi e l’ Annunciazione), a conquistare i visitatori è la figura di El Greco (1541-1614), artista stravagante e di eccezionale modernità, sicuramente fra i più innovativi della sua epoca, per il quale, come ho già accennato poche righe sopra, fu fondamentale il suo soggiorno veneziano e i contatti con gli artisti più importanti della città, fra cui l'ormai maturo Tiziano e il geniale Tintoretto. Nella sua arte, in quelle figure allungate in modo inverosimile, con le proporzioni poco rispettate, e in quel suo uso potente dei rosso sangue e del giallo oro, la tradizione bizantina è evidente, così com’è evidente quella barocca occidentale, presente nei personaggi che ritrae, sofferti ed espressivi.
A chiudere il percorso, un salto nell’attualità (e nel futuro…), con due sale in cui arte e scienza prendono vita grazie all’intelligenza artificiale, che permette al visitatore di riprodurre con un piccolo gesto la propria opera d’arte: scegliendo fra tre iconografie (le figure, l’angelo e il San Giorgio) e opzionando poi le dimensioni delle immagini e la loro permanenza, gli elementi delle icone si concatenano e le forme prendono corpo istantaneamente - sia sul touch screen che nella proiezione a parete- per pochi effimeri secondi, dando vita a un susseguirsi di immagini in movimento.
Un’esperienza da provare, a chiusura di una mostra davvero emozionante.














































































