L’altra sera, durante la puntata di Piazzapulita su La7, Corrado Formigli ha posto al suo pubblico e ai suoi ospiti in studio una domanda rilevante: «Si può privare della libertà una persona, anche una sola, anche se gli altri sono delinquenti, per una sanzione amministrativa? Lo si può fare per un cittadino italiano? No. Lo si può fare con un disgraziato che entra e ha la sola colpa di non avere un documento?». In effetti, il tema è centrale, e scuote a destra come a sinistra. Formigli si riferiva ovviamente ai migranti in arrivo sulle nostre coste e che dovrebbero finire nei centri per il rimpatrio, dove potranno essere trattenuti fino a diciotto mesi dopo la stretta del governo Meloni. Quale sia il pensiero dell’autorevole e celebre collega è evidente: no, non si può trattenere qualcuno in una struttura anche solo somigliante a un carcere perché privo di documento di identità o perché non autorizzato alla permanenza in Italia. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che chi scrive non è certo un fan entusiasta delle esclusioni, delle carcerazioni e della sorveglianza sociale, anzi. Proprio per questo qui si ritiene che sarebbe opportuno agire alla radice, cioè eliminare le cause - politiche ed economiche - che producono quel sistema di sfruttamento dei corpi e delle anime chiamato immigrazione di massa. A quanto risulta, tuttavia, quelle cause - che pure sono facilmente individuabili e sarebbero altrettanto facilmente affrontabili, se solo si volesse - verranno serenamente trascurate dalle istituzioni internazionali.
Di fronte a questa evidenza, che è senz’altro drammatica, tocca chiedersi: come si può, nell’immediato, fare fronte ai flussi sempre maggiori di persone in arrivo? Certo, potremmo aprire le frontiere e lasciare libera la circolazione. Purtroppo la realtà ci dimostra che non tutti gli stranieri possono essere accolti, semplicemente perché non siamo in grado di assorbirli e garantire loro esistenze dignitose. Ergo servono regole che stabiliscano chi può restare e chi no. Ed è sempre la realtà a ribadire che molti migranti risultano non avere diritto all’accoglienza poiché non fuggono da carestie, guerre o catastrofi di vario genere. Di conseguenza il campo della scelta di riduce notevolmente, e non lascia che due possibilità: o queste persone restano qui in una sorta di limbo tra legalità e illegalità, per lo più versando in condizioni di estremo disagio. Oppure si cerca di fare in modo che queste persone -per le via meno dolorosa, traumatica e violenta possibile - ritornino in patria e capiscano che sarebbe meglio lavorare per costruire qualcosa di buono a casa loro piuttosto che aspettare la manna europea (la quale del resto non esiste nemmeno per gli europei). Occorre, in sintesi, selezionare e permettere l’ingresso a chi ne ha più necessità, perché posto per tutti non c’è, e perché occorre non devastare l’esistenza tanto degli autoctoni quanto degli allogeni. Da qui la necessità di utilizzare documenti e permessi.
Chiarito il punto, resta una aperta la seconda parte della questione riguardante i lasciapassare e la privazione della libertà. Ascoltando come sempre con attenzione le argomentazioni di Formigli ci viene da chiedergli: caro Corrado, ma a te non risulta che diverse migliaia di italiani (e probabilmente anche di più) siano state private della libertà, del lavoro e dello stipendio per molto meno?
Forse ricordiamo male, ma giusto un paio di anni fa non ci si fece scrupoli a lasciare le persone fuori dai ristoranti, dai bar, dai negozi, dagli uffici, dalle scuole e persino dagli ospedali perché non possedevano un tesserino chiamato green pass. E la sinistra - cioè quella che ha sempre combattuto e continua a combattere divieti e barriere - era la prima e la più feroce nell’invocare restrizioni, reclusioni e sanzioni. E dire che le persone allora recluse e discriminate non venivano da altre nazioni, non avevano possibilità di spostarsi altrove, pagavano le tasse, non avevano commesso crimini e non costituivano una minaccia per nessuno. Come la mettiamo allora? I migranti irregolari liberi di girare e i non vaccinati no? Eppure i primi, stando alle statistiche, qualche problemino a livello sociale lo causano, di sicuro non contribuiscono al benessere della nazione, non versano contributi e molto facilmente non sarebbero nemmeno tanto felici di vaccinarsi. Perché ci addentriamo in questo ragionamento in fondo capzioso? Semplice: per rimarcare quella che a nostro avviso è una grande verità. La libertà, per i progressisti, vale solo quando è utile ai loro scopi o si adatta alla loro ideologia. Analogamente, le minoranze sono gradite soltanto quando garantiscono profitti o buona pubblicità. Vero: molti sinistrorsi, a partire da Formigli, non sono in cattiva fede e non agiscono per interesse economico, ma per convinzione. Ci aspettiamo dunque che abbiano l’onestà intellettuale di riflettere, e di provvedere quanto prima a scusarsi con i novax veri e presunti.


